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VIESTE/ PINA CUTOLO (ITALIA NOSTRA): “TETTO SPIOVENTE CON TEGOLE ROSSE E MODERNE, CHE CI AZZECCANO A SAN FELICE?

Ma cosa c’entra quel tetto di tegole rosse, mo­dernissime, sulla torre San Felice a Vieste? Sono tanti i cittadini che si stanno ponendo la stessa domanda, so­prattutto alla vigilia dell’inaugurazione dell’edificio prevista per domani, dopo la conclusione dei lavori di ristruttu­razione resa possibile grazie a un finanziamento di ben 406 mila euro che il Comune di Vieste è riuscito ad ottenere.

 “Ora la torre si candida a divenire un centro polivalente di accoglienza turistica e un piccolo museo, offrendo ai visitatori informazioni dettagliate sulle opportunità offerte dalla città e dal territorio circo­stante”, le parole dell’assessora ai lavori pubblici Mariella Pecorelli.

Ma, come accennato, non a tutti il risultato dei lavori è piaciuto e, in particolare sui social, imperversa la polemica. La torre, almeno da un punto di vista estetico, pare essere molto distante dall’aspetto delle sue “sorelle” garganiche.

“Come Italia Nostra plaudiamo sempre alle iniziative che mirano a riqualificare le torri di Capitanata – ha illustrato la refe­rente del direttivo nazionale dell’associazione Pina Cutolo -, noi stessi siamo proprietari di alcune torri, una delle quali ad Alberona, quella dei templari, donataci dal proprietario 25 anni fa, di conse­guenza la nostra attenzione alla loro tutela e conservazione è massima, così come lo è quella di chi promuove investimenti utili a ri­qualificarle. Ecco perché pensiamo che queste sono le occasioni migliori per il confronto e per ottimizzare gli interventi di restauro e le risorse impiegate.

Ben venga quindi l’interesse del Comune di Vieste, che ha acquisito dì recente anche la torre di Porticello. Per ciò che riguarda San Felice, I recenti lavori avrebbero potuto por­tare al ripristino dell’aspetto originario dell’opera, rimuovendo per l’appunto quel tetto spiovente che negli anni ’80 è stato realizzato probabilmente per e esigenze della Guarda di Finanza che aveva sede in quell’immobile.

Si è detto che la modifica si era ormai storicizzata e che per questa ragione è stata conservata. Ma quella era una torre di avvistamento, di conseguenza provvista di una parte sommitale piana e merlata da cui osservare e presidiare da cui osservare e

presidiare il terri­torio circostante il mare, come tutte le torri sorte in quel periodo. Ora, senza voler assumere una posizione di censura, credo che qualunque cittadino, turista, passante da quelle parti venga colpito negativamente da questa trasformazione. E noi come associazio­ne sentiamo di dover dare voce a questi cittadini. Direi che non c’è neppure bisogno, credo, di essere addetti ai lavori per notare che c’è qualcosa di spurio in quell’intervento. Forse in questo caso oc­correrebbe un ripensamento”.

Partendo dal presupposto che l’impresa abbia seguito pedisse­quamente le disposizioni che in questi casi sono tassative ed inde­rogabili da parte della soprintendenza, l’interrogativo è appunto questo: perché i tecnici non hanno pensato di uniformare la torre alle altre, riattribuendole le originarie caratteristiche, perse peraltro solo in tempi recenti?

Che sia preferibile sempre (o quasi) restare fedeli all’impianto originario di un’opera lo dimostra un celebre precedente: nel corso del restauro conclusosi nel 1994, la rimozione dagli affreschi della cap­pella Sistina in Vaticano di molte delle cosiddette mutande, apposte alcune nel 1564 per una moraleggiante volontà del papa Pio IV, im­poste dal tremendo Concilio di Trento ma ce n’erano altre addirit­tura eseguite nel XIX secolo.

“Diciamo che le mutande della cappella Sistina erano un elemento improprio appunto della Controriforma, che giustamente è stato tolto. Allora, se c’è un intervento sbagliato lo si elimina e si ripristina l’originarla configurazione – ha chiarito Cutolo -. Ora, se si potesse porre riparo a questo intervento sulla torre sarebbe ottimale, d’altra parte se la soprintendenza l’ha autorizzato vuol dire che è convinta del fatto che così dovesse essere”.

Non convince nemmeno l’intonacatura degli esterni che presenta, anche agli occhi di alcuni tecnici imperfe­zioni, talora anche grossolane.

“Immaginiamo che le torri fossero con pietra a vista, come per esempio nel caso di quella di Porticello. Certo, sarebbe stato meglio così. Ma sugli intonaci non ci esprimiamo e possiamo anche tran­sigere perché è accaduto anche per altre torri che fossero poi into­nacate. Forse si potrebbe migliorare l’illuminazione notturna, così com’è, radente, mette ancora più in vista le imperfezioni dell’into­naco. Magari posizionando i proiettori in maniera diversa, questo elemento antiestetico si potrebbe eliminare sempre che lo si ritenga opportuno”, il suggerimento di Pina Cutolo.

l’attacco