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MAFIA GARGANO/ LA FRASE DI SCIRPOLI A RADUANO: “QUA È TUTTA ROBA MIA”. E SPUNTA UN EX CARABINIERE AL SERVIZIO DEL CLAN

Nuove rivelazioni da parte di “Pallone”, ex boss di Vieste, oggi collaboratore di giustizia. Al centro dei suoi racconti, il ruolo di vertice del mattinatese. “Dovevamo ammazzare Miucci”-

Francesco Scirpoli re incontrastato della baia di Mattinata? Questo emerge dalle ultime ricostruzioni di Marco Raduano, ex boss di Vieste, un tempo alleato di Scirpoli nel clan garganico Lombardi-Scirpoli-Raduano, rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci.

Del 42enne mattinatese detto “Il lungo”, il collaboratore di giustizia ne ha parlato durante il processo “Omnia Nostra”. Raduano ha confermato il ruolo di vertice di Scirpoli, imputato nel procedimento: “Io so di un parcheggio a ridosso di una spiaggia dove più volte mi sono incontrato con Scirpoli, dove lui stesso mi ha confidato che il parcheggio era suo e che in pratica anche della spiaggia, aveva la disponibilità anche del lido, mi ha detto un termine: ‘Qua è tutta roba mia’, ecco”.

Omicidi e rapine ai portavalori sarebbero, stando a Raduano, le specialità del boss mattinatese, attualmente detenuto a Fossombrone dove sta scontando una condanna definitiva per l’assalto ad un blindato a Bollate in Lombardia, un colpo milionario messo a segno insieme a pregiudicati cerignolani e della Bat.

“Lui mi parlava di rapine a portavalori che aveva effettuato in varie parti d’Italia… so che la rapina… in particolare fu quella rapina dove hanno preso quei monili in oro, che avevano la disponibilità di qualche milione di euro di oro che dovevano cercare di vendere, a tal proposito mi aveva fatto una proposta, se quest’oro gli veniva pagato in cocaina se io ero disposto a vendergli questa cocaina, per fargli (inc.), cosa che non si è concretizzata. Non so poi che cosa ne hanno fatto con l’oro, penso che l’hanno venduto perché io non ho avuto cocaina, non l’ho aiutato nella vendita della cocaina, però poi non so gli sviluppi che cosa è successo”.

Raduano ha confermato l’attivismo di Scirpoli e soci in varie zone dello Stivale: “Hanno operato anche fuori dalla regione Puglia, in Calabria, nelle zone di Milano, hanno effettuato varie rapine. A volte rientravano dal compiere queste rapine milionarie e poi il giorno dopo andavano a rubare 10 mucche, mi ha fatto questo paragone”.

E ancora: “Io penso che Scirpoli non abbia mai lavorato, se vi devo dire… se vi devo essere sincero, che aveva le mucche dove ci incontravamo per fare i summit, dove nascondevamo armi, dove andavamo a parlare degli omicidi sì, però… anche al parcheggio, al parcheggio aveva personale che portava avanti diciamo questa attività, io quando andavo lì non lo trovavo all’ingresso a fare il parcheggio, trovavo altre persone, chiedevo di Francesco e in qualche minuto me lo chiamavano, me lo rintracciavano. Stava all’interno, non stava all’ingresso, noi siamo persone a rischio di agguati, non stiamo all’ingresso ad aspettare che ci vengono a sparare le persone…”.

Tra i feudi del clan c’è l’area tra Vieste e Mattinata dove spesso Raduano e Scirpoli si incontravano a metà strada o in masserie nella disponibilità dei boss: “Vi posso dire che l’area fra Vieste e Mattinata interna è quasi controllata da noi, sì, parliamo di centinaia di ettari. A seguito del mio tentativo di omicidio mi sono incontrato con lui per fare subito la strategia degli omicidi, per dare una risposta al mio tentato omicidio e mi sono incontrato presso la masseria nelle nostre disponibilità”.

Gli appuntamenti tra Raduano e Scirpoli sarebbero stati organizzati grazie persone di fiducia o, addirittura, attraverso un ex carabiniere in pensione: “Avevamo tante persone di fiducia dove lui per esempio mi mandava qualche soggetto di fiducia da lui… da qualche persona di Mattinata e fissavamo questi appuntamenti. Uno di questi era un ex carabiniere in pensione che diciamo serviva per queste cose. Un ex carabiniere, sì, la persona che era vicina al gruppo ed è stato fermato con noi quel giorno per il controllo”.

Uno dei motivi dell’incontro con Scirpoli è stato rivelato senza mezzi termini dal pentito Raduano: “Perché dovevamo ammazzare Miucci Enzo”. Quest’ultimo, capo del clan Li Bergolis-Miucci, attualmente detenuto, è da anni l’acerrimo nemico dei Lombardi-Scirpoli-Raduano. Il pentito ha inoltre spiegato che fu proprio Miucci ad ordinare l’agguato a Francesco Pio Gentile detto “Passaguai”, scampato alla morte mentre si trovava nel bar “Casablanca” di Mattinata. Tra gli esecutori materiali il viestano Girolamo Perna. Gentile, però, riuscì a fuggire ma venne ammazzato tempo dopo, il 21 marzo 2019, sotto casa sua, sempre a Mattinata. “Passaguai” era grande alleato di Scirpoli.

Ancora Raduano: “Scirpoli si occupava più di omicidi e rapine che di droga”. Ha poi spiegato di aver preso parte con “Il lungo” a “diversi tentativi di omicidio”. “Abbiamo fatto un tentativo di omicidio che non è andato in porto a Perna Girolamo, a Iannoli Claudio, a Prencipe… a Roberto, un ragazzo di Monte Sant’Angelo. A Perna abbiamo fatto 20 chilometri di inseguimento, con le armi… con le armi cariche fuori dalla macchina e non siamo… diciamo non siamo riusciti a raggiungere l’auto perché aveva un’auto di grossa cilindrata e non l’abbiamo raggiunta, però abbiamo trascorso parecchi giorni appostati che passasse Miucci da alcune strade, che passasse Iannoli, cioè…”. Perna verrà comunque ucciso il 26 aprile 2019, omicidio per il quale ci sono ancora indagini in corso.

“Per alcuni omicidi mi sono recato proprio da Scirpoli per chiedere il nulla osta per operare su Vieste – ha ricordato infine Raduano -. Scirpoli è uno che ha ruolo apicale all’interno del gruppo, uno che ha fatto rapine milionarie, uno che c’ha un patrimonio“.

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