Rispetto all’incendio dell’anno scorso, stavolta è andata meglio perché il supporto aereo è arrivato piuttosto velocemente ed è durato per tutte le operazioni di spegnimento fino alla sera. Da questo punto di vista, siamo stati fortunati”.
Dice proprio “fortunati” il Sindaco di Vieste Giuseppe Nobiletti, e il suo non è fatalismo. “Non c’erano grandi incendi in giro per l’Italia, perciò i canadair- spiega meglio Nobiletti – erano a disposizione, tanto è vero che siamo arrivati ad avere contemporaneamente 3 canadair e 2 elicotteri. E’ stata quindi concentrata una grande forza aerea sul nostro territorio, mentre invece l’anno scorso non arrivò nessuno”, aggiunge con rammarico.
Più di uno si è arrischiato ad avanzare paralleli tra il gravissimo incendio che colpì Vieste nel 2007 e quello di mercoledì scorso. Sicuramente hanno in comune il giorno: 24 luglio. Ma ci sono altre analogie? Nobiletti li ha vissuti su due piani molto diversi: il primo da semplice cittadino, questo invece con la fascia tricolore addosso, come era stato anche per quello dell’anno scorso e del 2017 quando il focolaio era partito da Peschici.
“Non so come andarono i fatti nel 2007, comunque la mia esperienza da Sindaco è che quando ci sono incendi rilevanti vado direttamente sul posto per rendermi conto della situazione. Succede 2-3 volte all’anno, ormai sto cominciando a diventare esperto – aggiunge sorridendo amaramente -, Presiedo il Centro Operativo Comunale e prendiamo decisioni in maniera tempestiva per evitare panico e rischi alle persone, come abbiamo fatto evacuando le strutture turistiche”.
Il distaccamento di Jacotenente “è troppo lontano, piuttosto ci vorrebbe un presidio fisso dei vigili del fuoco a Mandrione, dove sta la segheria, perché è in una posizione pressoché equidistante da Peschici e Vieste: i due comuni più colpiti dagli incendi durante l’estate”- Un’idea di cui si parla da tempo “ma che non si realizza mai”.
“Questi episodi si ripetono in maniera sistematica ogni estate – premette -, quindi ritengo che bisognerebbe mettere a punto sistemi di prevenzione anche mediante l’utilizzo della tecnologia. Ci sono regioni che sono più avanti rispetto alla nostra, vedi la Calabria dove hanno individuato con i droni, nel corso dell’ultimo anno, circa 200 piromani. La Regione Puglia potrebbe prendere esempio e dislocarli in zone dove è più alto il pericolo, come nel Gargano e nell’Alta Murgia. L’investimento economico sarebbe contenuto, mentre i risultati che si potrebbero conseguire sarebbero eccezionali”.
Chi auspica e invoca il rimboschimento successivo agli incendi, forse non sa che non si può forzare perché vietato dalla legge e, invece, deve avvenire in maniera del tutto naturale. “Se intervieni, dai ragione a chi appicca incendi proditoriamente per costringere al rimboschimento attraverso assunzioni, affidamenti dubbi e simili”, chiarisce l’agronomo Alfredo De Luca.
“Tutto sommato, i nostri boschi e la macchia mediterranea – la sua riflessione -sono abituati alle temperature elevate. Quando i loro semi cadono giù, hanno bisogno del calore per potersi aprire. Un incendio non costituisce un vero e proprio problema da questo punto di vista. Il problema è che ci vogliono anni e anni, una pineta può impiegarne 50 o 60”.
“Immagino che i piromani aspettano la giornata ventosa, che favorisce i loro propositi- conclude De Luca -. Ci vorrebbero telecamere a raggi infrarossi e droni, per esempio, per fungere da deterrente in primo luogo e per garantire, poi, una maggiore celerità degli interventi di spegnimento”.
l’attacco