Un’estate al mare – per ricordare Giuni Russo e la spensieratezza del periodo – che come stagione diventa anche momento, da parte delle amministrazioni comunali, di promuovere il territorio, attirare turisti e dare “un tono” ai cartelloni degli spettacoli.
Accanto ad eventi interessanti e di spessore, come “Il Libro possibile” di Vieste (ma gemello di quello di Polignano, dov’è nato 23 anni fa, organizzato dall’associazione Artes) e il premio “Argos Hippium” (giunto alla 31 edizione, organizzato dall’omonima associazione) che si svolge nel Parco archeologico di Siponto (“Premio ai figli della Daunia che la onorano in Italia e nel mondo”) ce ne sono altri, sentiti gli operatori culturali, che sembrano più passerelle culturali – con il nome altisonante del personaggio famoso e del VIP, con cui farsi un selfie – che proposte culturali in cui ci sono contenuti.
C’è da dire, inoltre, che si tratta di eventi e manifestazioni che richiedono non poche risorse dei bilanci comunali o regionali, lì dove sostenute con i contributi pubblici. Eventi e manifestazioni, però, in questo caso, che dovrebbero esse e utili a lasciare messaggi e tracce da approfondire e legate agli altri dieci mesi dell’anno, portandoli nel scuole o nei luoghi in cui aprire dibattiti e confronti con le comunità.
Nei “pacchetti” di certi eventi, quindi, secondo pareri sulle diverse tematiche. andrebbero inseriti autori, talenti, giornalisti, associazioni, ricerche, tesi di laurea, libri, legati al territorio in modo diretto anche indiretto, come autori, artisti o giornalisti che raccontano la Capitanata pur non essendo nati o residenti in provincia di Foggia. Docente, presidente della Sezione Gargano della Società di Storia Patria per la Puglia, presente in giurie di premi letterari, Teresa Rauzino dà il suo parere.
Docente, presidente della Sezione Gargano della Società di Storia Patria per la Puglia, presente in giurie di premi letterari, Teresa Rauzino non si sottrae alle domande.
Cosa ne pensa dei tanti appuntamenti culturali e premi presenti nei cartelloni delle estati di Capitanata, dal giornalismo alla promozione della lettura, passando per lo sport?
Le kermesse letterarie, così come si svolgono, servono a promuovere più il turismo che la cultura, secondo me. Anche perché i frequentatori di questi festival sono attratti dalla notorietà degli invitati. Tutto ciò serve più agli organizzatori che, in alcune situazioni, devono gestire risorse importanti, anche di 200.000 Euro. Tendenzialmente se dovessero servire a promuovere la lettura, sono positivi. Sarebbe utile, invece, mostrare ai turisti anche la cultura tipica del Gargano, ad esempio.
Lei ha scritto un post, che sintetizzo, sul suo profilo social: “Ma nei ‘pacchetti’dei vari premi giornalistici e dei cosiddetti ‘libri possibili’ uno spazio a chi si occupa del Gargano e della Capitanata tutto l’anno (e direi da sempre) volete darlo? Forse è meglio di no, direbbe qualcuno. È sottinteso che non parlo per me. Non sono iscritta all’Albo. Ci sono giornaliste e giornalisti bravissimi nelle nostre redazioni”. Che intendeva, esattamente?
Che nei “pacchetti” culturali sarebbe cosa buona e giusta avere anche gli autori, i giornalisti e le associazioni locali – ce ne sono di molto validi – accanto ai nomi noti.
Ad esempio, a Peschici, “Rotte favolose” è stato un evento molto interessante. Tra l’altro, chi propone questi eventi, di solito, è un’associazione esterna al territorio. Poi non c’è un seguito degli enti locali che hanno difficoltà economiche ad aprire le biblioteche. Si spendono migliaia di Euro solo in estate e poi manca la promozione della lettura per gli altri dieci mesi. Ecco perché, diversi eventi estivi, li considero solo una passerella.
Serve il nome altisonante, il volto televisivo, come valore aggiunto ad un evento?
Non credo possa essere un valore aggiunto per il territorio perché questi personaggi si vedono tutti i giorni in video. Non so a cosa possa servire il contatto fisico, come la stretta di mano, o il selfie, con il VIP. In alcuni concorsi ci sono anche i contenuti, ma per il resto direi che mancano del tutto. Trovo più stimolante, sotto tutti i punti di vista, assistere a spettacoli di teatro civile, come “Il compagno Fritz” di Nazario Vasciarelli.
Concorsi di poesie, letterari, premi che, non si contraddistinguono per la qualità delle giurie ma per i premiati: secondo lei, per quale motivo?
È importante, invece, avere nomi qualificati in una giuria tecnica, cioè coloro che fanno veramente un lavoro certosino. Poi, ci può stare il nome importante come presidente onorario di giuria o una personalità accademica. Comunque, ciò che conta, e che siano le competenze a primeggiare. La questione è che, la nostra cultura, quella del Gargano o di Capitanata che sia, è più apprezzata fuori dai nostri confini provinciali.
Molti autori del luogo sono davvero apprezzati estimati in Italia. Un buon esempio di evento, di premio, che valorizza coloro che portano in alto il nome della Capitanata e le loro capacità, è l’Argos Hippium. Un premio giornalistico del Gargano, senza giornalisti della provincia di Foggia, potrebbe avere lo stesso un seguito e farebbe emergere il duro lavoro che la stampa locale fa, per informare in modo libero e sopravvivere con le poche economie.
Ma avere le risorse vuol dire mantenersi liberi e indipendenti. Così dicasi anche per eventi e premi legati alla pittura, alla scultura, all’artigianato, all’arte e al talento. Oppure premiare autori nazionali che hanno parlato della Daunia. Un premio giornalistico a Sgarbi, con tutto il rispetto, può avere un senso con questo obiettivo. Andrebbero premiate le tesi di laurea che parlano del nostro territorio e così le pubblicazioni e le ricerche: noi non siamo avulsi dal sistema nazionale o internazionale. Le sfilate culturali sono altra cosa.
Il nome importante e noto, il volto televisivo servono al turismo, è sinonimo di qualità e importanza per il concorso o per il premio stesso?
Sono fortemente critica su tale questione. I nomi altisonanti vanno bene se poi possono lasciare un vero messaggio culturale, o possono far nascere qualcosa su di loro (tipo reportage o produzioni simili) mentre girano per il Gargano o la Daunia. La cultura è altra cosa, rispetto all’attrattività turistica. Ci vogliono proposte che facciano crescere il territorio e le comunità.
A proposito del significativo e bene organizzato festival del Libro possibile, nato a Polignano e tappa importante a Vieste, al di là dei libri presentati, delle case editrici, si potrebbero trattare anche temi più legati al territorio?
Si potrebbero trattare o scegliere titoli di libri e autori del territorio, che sono nati nel territorio, perché siamo ricchi di autori in gamba. Ci sono temi storici e sociali molto rilevanti. Anche perché le piccole associazioni non possono accollarsi oneri significativi come per il festival “II Libro possibile”.
Quali temi, quindi, oltre alla legalità e alla mafia?
Senz’altro il tema dei tratturi e della transumanza, o qualcosa che viene fuori dai temi delle sezioni di Storia Patria o degli Archeoclub, che s’impegnano molto a far emergere il territorio e le comunità. Un tempo, ad esempio, anche i comuni davano fondi per stampare libri. Invece oggi i vocabolari dei dialetti locali, di Rodi e Peschici restano nei cassetti degli Autori, stampati a loro spese. Alla fine, le piccole associazioni devono stamparsi anche le locandine degli eventi.
Destagionalizzare, programmare, creare la cultura tutto l’anno, quindi, con temi sociali e che siano spunti di dibattito costruttivo.
Ci vuole visione strategica e programmazione da parte degli assessorati alla Cultura, che facciano riferimento a persone esperte, anche per rendere più pluralistica un’offerta che potrebbe durare tutto l’anno, promuovendo la cultura e i premi giornalistici, che possano lanciare messaggi da approfondire nelle scuole o con manifestazioni correlate a questi messaggi.
l’attacco