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STRETTA SUGLI AFFITTI BREVI, IN PUGLIA SOLO 6MILA LE STRUTTURE REGISTRATE

Il sistema messo a punto dal Governo per contrastare l’abusivismo nel settore degli affitti brevi sarà operativo a tutti gli effetti.

Poco meno di un mese, poi la fase sperimentale del codice identificativo nazionale di struttura (cin) terminerà. Da quel momento il sistema messo a punto dal Governo per contrastare l’abusivismo nel settore degli affitti brevi sarà operativo a tutti gli effetti.

Ad oggi, dall’avvio della prima fase di rodaggio, però, sono ancora pochissime le strutture che si sono registrate nel portale del Ministero per ottenere il Cin.

Anche in Puglia, regione pilota in questo step, e prima ad attivare in Italia il codice regionale di identificazione e il registro delle strutture ricettive extralberghiere: attualmente, delle oltre 48mila presenti nel portale regionale Dms, sono solo circa 6mila quelle che hanno effettuato la registrazione nel sistema nazionale; circa 16mila nell’intero Paese.

I motivi di questa partenza al rallentatore sono tanti e, a gennaio, quando entreranno effettivamente in vigore il nuovo sistema e la nuova normativa in materia di affitti brevi ad uso turistico, in Italia la maggior parte degli alloggi potrebbe risultare irregolare.

Sarebbe in questo caso molto complicato attuare verifiche ed emettere sanzioni.

La tabella di marcia

Secondo la tabella di marcia dettata dal Governo, già dal primo settembre sarà pubblicato un avviso di entrata ufficiale in funzione della piattaforma nazionale; si ipotizzano poi due mesi di tempo per la piena operatività e, altri due, concessi alle strutture per mettersi in regola e richiedere il Cin.

Con l’inizio del nuovo anno il sistema dovrebbe infine andare a regime e si darà il via a controlli e sanzioni. La regione Puglia, intanto, ha contattato gli operatori del settore per provare a dare un’accelerata.

«Siamo stati contattati dai responsabili regionali – spiega Antonio Barbara, titolare del property manager Barbarhouse– proprio per poter contribuire a dare una spinta alle acquisizioni dei Cin, considerato che gestiamo circa 1500 alloggi e strutture di vario genere; la Puglia ci tiene a fare bella figura come regione pilota.

Ma c’è un problema non superabile. Innanzitutto ci vuole una delega specifica da parte dei proprietari per avviare la richiesta di rilascio del Cin. Mentre la procedura per il singolo proprietario è molto semplice, per i property manager la questione è molto più complessa.

Oltre alla delega infatti serve anche una dichiarazione che l’immobile è conforme alle normative dettate dalla nuova legge ed in regola, dunque, con le dotazioni di sicurezza che, però, nessuna casa possiede. Ed in questa fase, con la legge che non è ancora entrata in vigore, sono davvero pochi quelli intenzionati a dotare gli alloggi delle misure richieste».

Nel decreto legge entrato in vigore il 15 dicembre 2023 è previsto, fra l’altro, l’obbligo per i proprietari degli immobili destinati all’ospitalità turistica o agli affitti brevi (sotto i 30 giorni) di installare almeno un rilevatore di monossido di carbonio e uno di metano o gpl, oltre ad un estintore, in ciascun alloggio.

«Nessuno ha mosso un dito – continua Barbara – in questo senso, quindi gli stessi non possono dichiarare il falso.

I cin che invece sono stati già ottenuti sono, in gran parte, non di appartamenti e alloggi ma di grandi strutture extralberghiere come villaggi, campeggi, case vacanze con partita iva, residence ed altri esercizi ricettivi che già possiedono i requisiti di sicurezza e che quindi agevolmente hanno ottenuto il codice nazionale. Noi ad esempio con la nostra azienda, che gestisce oltre 1500 immobili, abbiamo per tutti il Cis ma soltanto due Cin che sono relativi alle nostre proprietà effettive che già risultavano a norma.

Credo che a gennaio ci ritroveremo in una situazione generale di irregolarità: la maggior parte degli alloggi in Italia, non solo in Puglia, non saranno in regola. Insomma, c’è ancora tanta confusione ed è ancora tutto in alto mare».

Altra problematica riguarda anche il fatto che quando le regioni partono con la sperimentazione non c’è una trasmigrazione automatica dei codici regionali (già emessi in passato) nel sistema nazionale.

Determinante il lavoro delle associazioni di categoria che, nonostante le tante zone grigie ancora da chiarire, si ritengono soddisfatte per i primi risultati.

Il supporto

«Aep si è resa subito disponibile ad una collaborazione tra i nostri associati e il personale dedicato al Dms regionale, fornendo supporto e feedback immediati nella primissima fase sperimentale – commenta Cinzia Capozza, presidente regionale di F.a.r.e, associazione che riunisce alloggi e B&b.

Abbiamo così agevolato anche i colleghi delle altre regioni confederate nel nostro sodalizio. Possiamo dire che il fattore più positivo è stato aver visto emergere centinaia di strutture che hanno richiesto il Cin ma che non avevano in precedenza richiesto il codice regionale Cis.

Quindi, in misura puramente provvisoria e indicativa, parrebbe che il primo step per abbattere il sommerso e il fuori-norma sia stato intrapreso. Gli obblighi erano necessari, è triste constatare che le multe “mettano paura” ma di fatto portano risultati oggettivi.

Urge sempre ricordare che i controlli che più volte da anni abbiamo suggerito, con un pizzico di sana lungimiranza, finalmente sono partiti, tardivi ma ancora in corso, con risultati evidenti».

quotidianopuglia