Controllare che tutti abbiano libero accesso alle spiagge «a intervalli non superiori a 150 metri qualora vi siano opere di urbanizzazione e delimitazione del demanio marittimo». L’impulso ai sindaci dei Comuni costieri arriva dal vicepresidente della Regione Raffaele Piemontese. Con una circolare nella quale si chiede di garantire «a cittadini e a turisti la comoda e paritaria fruizione del litorale, con particolare riguardo ai tratti di costa di maggior pregio e bellezza che hanno contribuito, nel tempo, con i loro caratteri identitari, a far conoscere e riconoscere la Puglia nel mondo».
E’ un invito ad attivarsi per verificare l’applicazione della legge regionale voluta nel 2006 dall’assessore regionale Guglielmo Minervini, poi sostituita dalla 17 del 2015, con la quale si fissa un principio di base: che le spiagge e gli ambiti demaniali vanno resi accessibili a tutti.
A diciott’anni dall’approvazione della norma, non solo questo spesso non si verifica ma, anzi, aumentano le segnalazioni di tratti di costa proibiti a ; chi vuole godersi il mare senza paga- ; re l’ombrellone. Dario D’Urso, presidente in provincia di Bari del Codacons, ripete a tutti che «a cinque metri dal punto in cui le onde battono sull’arenile il passaggio deve essere sempre libero».
E tuttavia, «molti gestori continuano a storcere il naso, a porre divieti fasulli e motivazioni inesistenti per negare l’attraversamento». La legge regionale, richiamata anche quest’anno dall’ordinanza balneare, è chiarissima.
I gestori devono «permettere l’ingresso dallo stabilimento o, in alternativa, devono indicare un sentiero alternativo che sia agevole e non impervio». Pochissimi sono i gestori che lo fanno e questo, spiega D’Urso, è molto sentito dalle famiglie e dai turisti ora che i costi dei lidi hanno raggiunto vette proibitive, «da cinquanta a duecento euro nel Barese e anche oltre nel Salento».