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ARCHIVIATO IL CASO DI MASTROMATTEO IL PESCHICIANO MORTO A SAN NICANDRO GARGANICO

“Di sicuro c’è solo che è morto”. Bisogna rubare l’incipit dell’articolo di Tommaso Besozzi per l’Europeo sulla fine del bandito Saldatore Giuliano nel 1950 in Sicilia, per raccontare il mistero, che resterà tale, del decesso di Pietro Michele Mastromatteo, 47 anni di Peschici.

 Dipendente di un negozio di bevande, scomparve la notte tra il 25 e il 26 settembre 2020: il cadavere decomposto e quasi scheletrizzato con parte di mani e braccia mangiate dagli animali, fu rinvenuto la sera del 10 ottobre successivo nascosto nei boschi di San Nicandro Garganico.

Ammazzato? Boh; le condizioni del corpo non hanno consentito di arrivare a certezze all’anatomopatologo che eseguì l’autopsia senza riscontrare lesioni da armi da fuoco, coltellate, ferite da corpo contundente, da caduta o schiacciamento. Stroncato da un’overdose? Chissà, viste le esigue tracce di cocaina rivelate dalla analisi tossicologiche.

“Ci sono due scenari possibili” scrive il gip di Foggia Francesca Mannini nell’ordinanza con cui ha accolto la richiesta della Procura e archiviato le accuse di omicidio ipotizzate inizialmente a carico di due garganici che furono indagati a piede libero: “non si può escludere che Mastromatteo sia stato vittima di omicidio commesso la notte della sua scomparsa, ossia dopo il suo arrivo e dell’amico T.R. presso la masseria in uso a D.F. Ma per altro verso non è possibile escludere che sia deceduto per cause naturali non più accertabili, in ragione dell’avanzato stato di decomposizione del corpo”. T.R. (difeso dall’avv. Gianluca Ursitti) è l’amico che era in compagnia della vittima la notte della scomparsa; D.F. fu arrestato in flagranza per spaccio nei giorni successivi alla sparizione dopo che i carabinieri sequestrarono nel podere alcune dosi di cocaina. L’avv. Giuseppe Falcone per conto dei genitori della vittima si era opposti alla richiesta di archiviazione sollecitando nuove indagini.

Mastromatteo si allontanò il 25 settembre di 4 anni fa senza dire ai familiari che non sarebbe rientrato per la notte, lasciando il telefonino a casa. Quel giorno si incontrò con T.R. interrogato nei giorni successivi inizialmente come teste, e il cui nome venne poi iscritto nel registro degli indagati. Raccontò ai carabinieri che lui e Mastromatteo erano andati in auto Termoli, e di essersi fermati sulla strada del ritorno sulla statale 693 vicino San Nicandro perché l’amico doveva fare pipì: scese dall’auto e da quel momento sparì, portandosi dietro le chiavi della macchina tanto che T.R. dovette telefonare a due conoscenti per farsi riportare a Peschici. Carabinieri, pm e gip non credono però al racconto del garganico: “ha mentito sul luogo esatto della sparizione di Mastromatteo”.

Nell’ambito delle indagini valutata la pista della droga, e ricostruiti i movimenti di vittima e amico la sera della scomparsa. Secondo Arma e pm, i due amici la tarda serata del 25 settembre raggiunsero la masseria nella disponibilità di D.F. “luogo in cui avvenne la scomparsa” scrive il gip.

Il 30 settembre 2020, quando il cadavere di Mastromatteo non era stato ancora rinvenuto, i carabinieri perquisirono il podere e arrestarono in flagranza D.F sequestrando un po’ di cocaina e 4mila euro in contanti. Il sospetto, rimasto tale, è che vittima e amico si fossero recati “nella masseria di D.F. per questioni riconducibili al traffico illecito di cocaina”.

La sera del 10 ottobre i resti di Mastromatteo furono ritrovati sotto un cassone in un boschetto vicino San Nicandro. Dall’autopsia emerse che la morte risaliva alla sera della scomparsa; e che il luogo di rinvenimento del cadavere era verosimilmente diverso da quello del decesso, per cui il cadavere fu spostato.

Ma “in assenza di evidenti segni di lesività traumatica non è stato possibile stabilire una causa di morte scientificamente fondata, trattandosi di un cadavere in avanzatissimo stato di putrefazione e parziale scheletrizzazione”.

Dalle captazioni disposte nella cerchia di conoscenti della vittima e di T.R. emerse l’ipotesi – e nulla più – che Mastromatteo potesse essere morto per un’overdose di droga, ma anche che potesse essere stato ucciso da misteriose terze persone che l’avevano costretto a salire su un’auto al suo arrivo in ima masseria per rifornirsi di droga.

Sospetti, rimasti tali. “Neppure dai dialoghi dell’indagato T.R. con terze persone si ricavano elementi per poter affermare con certezza che Mastromatteo sia stato vittima di omicidio; né indizi” annota il gip nell’ordinanza di archiviazione delle accuse “sulla base dei quali poter ritenere T.R. responsabile della morte di Mastromatteo; né che sia a conoscenza di quanto realmente successo all’amico”.

Per il giudice “pur sussistendo elementi che per certi versi conducono a non escludere l’omicidio, resta l’impossibilità di individuare con certezza la causa della morte. Deve escludersi comunque che il decesso sia stato causato dalla condotta di T.R.; né è possibile formulare una ragionevole previsione di condanna nei confronti dell’indagato D.F. ovvero di altri soggetti.

L’unica certezza è che Mastromatteo è morto la sera tra il 25 e 26 settembre dopo le 23.56, ovvero dopa essersi recato presso la masseria di D.F.”

gazzettacapitanata