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CINEMA/ VERMIGLIO, CON PROTAGONISTA UN FAVOLOSO TOMMASO RAGNO, È IL CANDIDATO ITALIANO PER LA CORSA AGLI OSCAR 2025

Tommaso Ragno è nato il 23 luglio 1967 a Vieste. Al cinema il 10 ottobre 2024 con il film Iddu – L’Ultimo Padrino. Oggi al cinema con il film Vermiglio distribuito in 27 sale cinematografiche.

Il film di Maura Dalpero, vincitore del Leone d’argento – Gran Premio della Giuria all’ultimo festival di Venezia, batte la concorrenza di Parthenope di Paolo Sorrentino e degli altri diciassette film in lizza per questa designazione. Vermiglio sarà il candidato italiano agli Oscar 2025.

Storia di dura montagna, ambientata nel piccolo paese di Vermiglio, poche centinaia di abitanti nell’Alto Trentino, nella Val di Sole, tra il 1944 e il 1945.

Un mondo a parte solo sfiorato dalla guerra. L’unico che legge il giornale, sfogliandolo con cura una pagina dopo l’altra, è il maestro Graziadei, un elegante signore con il panciotto, austero pater familias dell’intera comunità, sette figli e una moglie che governa la casa e dispensa buoni consigli.

Graziadei è l’intellettuale del paese e tutti, per lo più analfabeti, lo ascoltano e gli portano rispetto: da solo regge la piccola scuola dove ritrova parte dei suoi ragazzi. Pochi gesti, basta uno sguardo. La vita in quel lembo di terra sotto i monti è lenta, al passo con l’incedere delle stagioni: la mungitura che porta latte fresco per la colazione, i pasti frugali e silenziosi, i pascoli e i granai. Le bombe sono lontane, la devastazione della guerra viene lasciata alle incursioni di un aereo nemico in missione.

Un equilibrio solo apparente lega le emozioni, che sono tutte trattenute, dissimulate, nascoste, ben sottolineate dalle musiche di Chopin e Vivaldi.

La quiete prima della tempesta. Accade infatti un avvenimento inaspettato, l’arrivo di un soldatino siciliano, un forestiero, che cambia il ritmo delle cose. Lucia la primogenita del maestro Graziadei s’innamora del marmittone e subito pensa al matrimonio. I due si desiderano, si amano e si giurano amore eterno.

La gioia delle nozze copre i dubbi della famiglia di lei. Poi il ragazzo deve tornare in Sicilia per sistemare le cose a casa ma lascia dietro di sé solo un misterioso silenzio. Il resto è un melodramma a tinte fosche con rivelazioni e agnizioni. Un racconto morale accostabile per connessioni temporali a L’albero degli zoccoli, un memoir ora sommesso ora clamoroso tra capre e muli, tra rocce, neve e ruscelli, recitato in un dialetto così stretto da richiedere i sottotitoli.

In cui a esplodere non sono le granate in battaglia, ma i sentimenti e le passioni. L’armonia della natura cela dolori profondi e disillusioni.

Delpero, che ha girato il film mentre allattava, muove la trama con l’intensità e il tratto dell’affresco naturalistico, portando quel mondo antico dentro di noi. Un favoloso Tommaso Ragno è il severo maestro Grazia dei: pronuncia poche parole, usa gli sguardi, quelli giusti. Si fa capire con l’esempio.

TOMMASO RAGNO SULLA SUA INTERPRETAZIONE

Per Tommaso Ragno “quello del film è un codice di comportamento che non conosciamo più o abbiamo solo sentito dire… io dal mio bisnonno, e a ridosso del film mi sono tornati alla memoria alcuni racconti, che da bambino non capivo o detestavo. L’elemento dei personaggi spinti dalla necessità è uno dei punti su cui il personaggio è stato costruito volta per volta, su un codice non scontato: il film ha la forza nei comportamenti e la natura del personaggio sta nel non essere padre in sé, ma un certo tipo di padre: infatti, importante è stato vedere come sia visto dai figli.

Non ho un metodo (per preparare un personaggio), ma mi sono fatto rapire dal tono della voce antica di Maura che raccontava, creando intimità. Quella famiglia ha una caratura archetipica: ha il vantaggio e la forza di essere lontana nel tempo, ma da traferire nel tempo, è qualcosa che vale per sempre… a prescindere dalla storia in sé. Il punto è stato trovare un modo di stare dentro a qualcosa che non conosco, cercando qualcosa di più vicino alla poesia. Mi sono lasciato molto commuovere per trovare la durezza di questi padri: c’è molta infanzia anche in queste persone adulte”.

LA STRATEGIA DEL RAGNO

Ad anni di distanza dal suo debutto, ora è facile ritrovarlo nelle vesti dell’eroe troiano Ettore a teatro, mentre fiero e malinconico, possiede il palcoscenico, facendo rivivere “Triolo e Cressida” di Shakespeare. Ma in passato è stato anche un carismatico Milton Friedman e un altrettanto nevrotico Adamo, rubato alle pagine della Genesi, ne “Lo specchio del diavolo”.

Ma quale è stata la strategia adottata da Tommaso Ragno per arrivare a diventare uno dei volti più importanti del nostro teatro? Il segreto sta tutto nella sua “civiltà”. Tommaso Ragno è un attore civile. Uno di quegli interpreti che mette storia vera di uomini e donne nei personaggi e che getta la loro vita civile nelle bocche degli spettatori, con la stessa facilità con cui al cinema ha attirato l’attenzione di Emidio Greco che ne ha fatto uno dei suoi attori prediletti e quelli della critica con l’atipico Chimera.

Dopo aver frequentato i corsi di recitazione della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, diplomandosi, sceglie la strada del teatro debuttando, nel 1988, ne “La seconda generazione”, spettacolo diretto da Mario Martone, cui seguirà una lunga collaborazione artistica che comprenderà anche un “Woyzeck” recitato accanto a Vittorio Mezzogiorno. Fra il 1989 e il 1991, partecipa al “Progetto Euripide”, laboratorio teatrale diretto da Massimo Castri e nel contempo recita ne: “La dodicesima notte”, “Gli ingannati”, “Leonce e Lena”, “La locandiera”, “Amleto”, “Sogno di una notte di mezza estate”, diretto principalmente da Carlo Cecchi. L’incontro con Luca Ronconi arriva invece negli Anni Novanta, quando il regista lo dirige ne “Strano interludio” di Eugene O’Neill, seguito da “Misura per misura” di William Shakespeare. Fra il 1996 e il 1997, diventa uno dei volti teatrali più affermati e richiesti. Prende parte a “Scuola delle mogli”, “L’avaro”, “Io, l’erede” e “Caterina di Heilbronn”, recitando accanto a grandi personalità del palcoscenico come Paolo Villaggio.

Il debutto cinematografico arriva proprio in quegli anni, quando Davide Ferrario lo sceglie per entrare nel cast del suo Tutti giù per terra (1997) con Valerio Mastandrea, Caterina Caselli, Carlo Monni e Benedetta Mazzini. Successivamente al film tvleggero non basta (1997) e alla pellicola Chimera (2001), avviene l’incontro con il regista Emidio Greco che lo impone in gran parte dei suoi film, in particolare ne Il Consiglio d’Egitto (2002) con Antonio Catania, Ornella Giusto e Silvio Orlando, storia di un fracappellano che si finge arabista e che, con un sotterfugio, cerca di mettere a rischio i privilegi secolari della nobiltà sicula, nel periodo dell’Illuminismo.

Nel 2004, dopo aver recitato nella fiction Doppio agguato (2003), torna sul grande schermo con L’iguana e Isabella di Morra, poi fa una piccola parte nella miniserie Il Maresciallo Rocca (2005). Entrato nel cast del telefilm cult Elisa di Rivombrosa (2005), prende parte a Anche libero va bene (2006) e poi torna al piccolo schermo recitando ne La stagione dei delitti (2007). Lo stesso anno, sceglie ancora una volta il cinema con Medee Miracle, Noi due, e L’uomo privato, ancora una volta per la regia di Emidio Greco, pur sempre preferendo il teatro perché «Qui un attore non fa solo un’esperienza teatrale, ma anche culturale: può anche non capirla subito, ma la conserverà».

Passando per La terra dei santi di Muraca, Ho ucciso Napoleone di Giorgia Farina e la serie tv 1992, Tommaso Ragno approda di nuovo al cinema di Virzì, nel film del 2016 La pazza gioia.

Negli ultimi anni lo vediamo in serie tv come Il miracolo e Baby, ma anche al cinema diretto da Alice Rohrwacher (Lazzaro felice), Eros Puglielli (Copperman), Gianluca Iodice (Il cattivo poeta) e Nanni Moretti (Tre piani).

Lo vedremo anche diretto da Martone in Nostalgia e da Paolo Virzì in Siccità, oltre che da Lyda Patitucci in Come pecore in mezzo ai lupi.

Prossimi film

Iddu – L’Ultimo Padrino

Drammatico, (Italia – 2024), 130 min.

Vermiglio

Drammatico, (Italia, Francia, Belgio – 2024), 119 min.

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fabio secchi frau