Una linea retta e immaginaria partendo da un santuario irlandese raggiunge quello in Israele inanellando altri cinque santuari. Tutti quelli che vi hanno messo piede concordano sulla singolare, positiva ‘vibrazione’ che permea quel vasto antro e di cui il visitatore resta ‘imbevuto’ anche oltre l’uscita. E’ ciò frutto del collocarsi del santuario pugliese circa a metà del sacro ‘asse’?
Naturale erede della Legge della Sopravvivenza, il concetto di esclusività continua a dominare scelte e condotte di vita. Ma finalmente si comincia a scorgere qualche crepa nella corazza di questo contro-evangelico caposaldo del pensiero comune. Ora anche ìe taglie forti possono scendere in passerella, si può giocare a basket stando in carrozzina, chi ha la sindrome di down può condividere il banco a scuola con i normodotati, il non vedente e l’ipoacusico possono trovare lavoro… Mancava solo la danza. Anche qui si registrano segnali importanti. In Inghilterra, per esempio, esiste una compagnia,
la ‘Stopgap’, che, riconosciuta a livello internazionale e guidata da Hannah Sampson, da anni fa da apristrada nel campo della danza inclusiva. Sabato scorso la compagine inglese guidata da Hannah Sampson, e integrata da Abbie Thompson e Monique Jarret, ha tenuto un workshop-spettacolo aperto a tutti sul Waterfront di San Girolamo. Dell’interessante lezione hanno beneficiato soprattutto i danzatori della compagnia Res Extensa, i quali – coerentemente – nella stessa serata, negli spazi di Torre Quetta e nell’ambito di ‘All in Festival’, hanno presentato l’ultima creazione di Elisa Ba-rucchieri, ‘Il quinto elemento’,
un lavoro nel quale danzatori con e senza disabilità cercano la reciproca integrazione nell’idea di una performance pensata per spezzare ogni barriera. ‘Il quinto elemento’ ha un’apertura cupa : Figure incappucciate svelano il loro volto solo quando è il momento di impugnare tubi lucenti che molto fanno ricordare le spade laser con cui nella saga di ‘Guerre Stellari’ Yedi e Sith si combattono ; sembra sia in atto la guerra tra Bene e Male, del quale storico conflitto il contrasto inclusione-esclusione è uno dei tanti aspetti.
Successivamente le stesse figure si presentano ‘insaccate’ dentro involucri da cui poi sgusciano come crisalidi ; nel faticoso gesto si può leggere la fatica del disabile nell’evadere dalla gabbia esclusivista. La fluidità fra i diversi movimenti previsti dal disegno coreutico è assicurata da ‘intermezzi’ di danza aerea. Dall’alto figure angeliche, persino meravigliose sirene, si protendono verso il basso ad annunziare una seconda buona novella, e cioè che includere, come sperare e amare, è passepartout per la Gioia.
Queste ripetute discese, che, quando a volo radente accendono puntualmente l’entusiasmo del pubblico, alla fine si rivelano funzionali all’ingresso in scena di una disabile, prima efficacemente coinvolta nel movimento coreutico, in seguito – prudentemente – iniziata alla danza aerea. Nel suo vertiginoso gesto conclusivo ‘Il quinto elemento’ afferma con leggerezza l’opportunità di una rivoluzione del pensiero. Una rivoluzione che travalica i confini del dilemma ‘esclusione/in-clusione’ e allarga la riflessione alla madre di tutti gli interrogativi : credere nell’amore o credere nel non-amore?
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