Insieme alla sorella di un recluso. Gli investigatori avrebbero ricostruito un passaggio di denaro in cambio dell’introduzione all’interno dell’istituto di pena di uno o più telefoni cellulari.
Potrebbe esserci una clamorosa svolta sull’evasione dal carcere nuorese di Badu ‘e Carros del 39enne boss della mafia gargana Marco Raduano. La Squadra Mobile di Nuoro ha arrestato due persone, secondo quanto appreso la sorella di un detenuto e un agente carcerario, che potrebbero avere avuto un qualche ruolo in merito alla fuga dal braccio dell’alta sicurezza del boss pugliese, calatosi dal muro di cinta del penitenziario con delle lenzuola annodate e di cui non si hanno più tracce dal 25 febbraio.
Sempre secondo quanto appreso, dalle indagini gli investigatori avrebbero ricostruito un passaggio di denaro in cambio dell’introduzione all’interno dell’istituto di pena di uno o più telefoni cellulari. I due arresti arrivano a pochi giorni dalla visita a Badu ‘e Carros della commissione Giustizia della Camera, dopo le denunce dei sindacati per i problemi di sicurezza e carenze di organico.
Sono Salvatore Deledda, 38 anni assistente capo della Polizia penitenziaria, residente a Siniscola, e Carmela Mele, 45 anni di Napoli, sorella di un detenuto nell’ala dell’alta sicurezza nel carcere di Badu e Carros, i due arrestati nell’ambito di alcune indagini relative alle falle interne sulla sicurezza all’istituto di pena nuorese. Arresti non direttamente collegati all’evasione del boss della mafia gargana, Marco Raduano, lo scorso 25 febbraio.
Lo hanno precisato in una conferenza stampa la procuratrice di Nuoro, Patrizia Castaldini, il questore Alfonso Polverino, il capo della Mobile Fabio di Lella e il capo della Polizia penitenziaria del carcere nuorese, Amerigo Fusco, dopo le indiscrezioni di questa mattina sui due arresti. Le indagini su questa vicenda, infatti, sono precedenti alla clamorosa fuga di Raduano e risalgono alla fine dell’estate. Riguardano un passaggio di denaro per introdurre dei telefoni cellulari all’interno di Badu ‘e Carros. Gli investigatori hanno tracciato le transazioni accertando che il prezzo pagato era stato di 1200 euro, in un caso, e 250 euro, in un altro. I due sono accusati di corruzione e introduzione illecita di telefoni cellulari all’interno di una struttura carceraria.
Si parla di circa una quindicina di telefoni cellulari quelli ritrovati nell’indagine della Squadra Mobile di Nuoro sulle falle nella sicurezza nel carcere di Nuoro, partita a fine dell’estate scorsa, in seguito a una segnalazione di alcuni agenti della Polizia Penitenziaria che si sono accorti del traffico di telefonini all’interno di Badu ‘e Carros. I poliziotti, in collaborazione con la Polizia Penitenziaria sono riusciti a recuperare tutti gli apparecchi, uno trovato addosso a un detenuto e altri rinvenuti nelle celle o in spazi comuni del penitenziario, e a bonificare ogni sezione del carcere nuorese.
I cellulari venivano pagati dai detenuti – quasi tutti ristretti nell’ala dell’alta sicurezza, ora indagati per ricettazione – e venivano recapitati a Nuoro all’interno dei pacchi trasportati da un corriere all’assistente capo arrestato. Per il singolo telefono si sborsavano dai 100 ai 250 euro, ma tra le transazioni trscciate anche una da 1.200 euro. Cinque i pacchi che hanno varcato il carcere e uno, rinvenuto nel corso delle perquisizioni stamattina a Napoli durante l’arresto di Carmela Mele, era pronto per la spedizione. Gli inquirenti hanno, per ora, escluso evidenze investigative che possano far pensare che uno di questi telefoni sia stato utilizzato da Marco Raduano per organizzare la fuga, ma gli accertamenti proseguono.
Le schede telefoniche dei cellulari consegnati erano intestate a cittadini stranieri sui quali sono in corso accertamenti patrimoniali. Le stesse verifiche vengono eseguite tra Nuoro e Napoli sui conti intestati agli arrestati: Salvatore Deledda, ora rinchiuso a Bancali (Sassari) e Carmela Mele trasferita nell’ala femminile del carcere di Pozzuoli.
«Il carcere è stato completamente bonificato e sono stati ricostruiti i presidi di sicurezza – ha detto il capo della Poliza Penitenziaria Amerigo Fusco inviato a Nuoro dopo l’evasione del boss pugliese Marco Raduano – Non esiste un caso Badu ‘e Carros: c’è stato un problema di gestione nel caso dell’evasione, ora superato, grazie anche all’intervento dell’amministrazione penitenziaria che si è attivata affinché possa essere ripristinato il target di sicurezza che il carcere di Badu ‘e Carros ha sempre dimostrato e continuerà a dimostrare».
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