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RELAZIONE DIA/ RACKET, DROGA, ARMI E USURA COSI’ SONO CRESCIUTE LE COSCHE. DALLA VIOLENTA MAFIA GARGANICA A QUELLA CERIGNOLANA.

Guerra e pace, l’affare racket e il business della droga, la ricerca di nuovi equilibri, i tentativi falliti di un’unica leadership criminale capace di aggregare le varie mafie, le infiltrazioni nel tessuto economico-sociale, il capoluogo e i prin­cipali centri della provincia bombardati dai clan, i condizionamenti sulle ammi­nistrazioni comunali, l’area grigia e quel­la terra di mezzo dove s’incontrano in­teressi mafiosi e di imprenditori e ap­parati della pubblica amministrazione, il dilagare della borghesia mafiosa, ed ora i rischi che le mani dei clan finiscano sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Raccontano questo le analisi della Dia (direzione investigativa anti­mafia) sulle mafie foggiane. Ne hanno seguito l’evolversi negli ultimi dieci, fo­tografandone la crescita, tant’è che dal 2017 la criminalità di Capitanata è nota come “quarta mafia d’Italia” (definizione che accomuna “Società foggiana”, mafia garganica, mafia cerignolana).

  • Tra il2010 e il 2012 la Dia parlava di “continua evoluzione del quadro delle aggregazioni criminali, con ricerca di nuovi equilibri, continuando a privilegiare i tradizionali settori del traffico di droga, del racket e dell’usura” (2010); registrava “i segnali di dinamismo delle batterie” e le “profonde spaccature nella “Società foggiana” per l’incapacità di costruire alleanze dura­ture in un ambiente caratterizzato dagli esasperati individualismi delle giovani leve e del perdurare dello stato di de­tenzione dei personaggi di vertice; è in atto una rimodulazione dell’organizza­zione criminale per definire nuove stra­tegie soprattutto in relazione all’impiego del denaro di provenienza illecita” (2011); registrava “i rapporti d’affare tra appar­tenenti alla “Società” e membri del clan dei casalesi, che hanno segnato la ripresa delle relazioni tra le due consorterie”.
  • Nel 2013 per la prima volta le relazioni semestrali della Dia in­cludevano le mappe dei clan; in Capitanata erano una ventina e di lì a qualche anno alcune batterie si sarebbero fuse, altre avrebbero perso i loro capi morti ammazzati; nell’ultima relazione sul se­condo semestre 2021 ne erano censiti una trentina. Nel 2013 la Dia scrisse che “la crisi economica acuisce il disagio sociale e contribuisce a alimentare il serbatoio della criminalità comune, prevalente­mente di natura predatoria, da dove la criminalità organizzata attinge nuove le­ve”. L’anno dopo (relazione 2014), si prese atto che le condanne “di numerosi af­filiati hanno contribuito solo in parte a porre un freno alla recrudescenza dei fat­ti di sangue; il quadro è molto allarmante, l’indole violenta delle mafie locali si di­stingue profqndamente dalle caratteristi­che delle altre realtà criminali della re­gione”. La rete di alleanze – affari e scam- bi di favori – tra foggiani, sanseveresi, garganici e clan di Orta Nova fu oggetto dell’analisi del 2015.
  • La cicli­cità con cui i clan di Foggia si contra­stano” si legge nelle relazioni del 2016 “è sintomatica dell’assenza di un organo verticistico territoriale, accettato come tale dalle batterie della Società e in grado di garantire gli equilibri interni anche attraverso ima gestione “ordinata” delle attività illecite in particolar modo del racket. Società e mafia garganica impat­tano con inusitata violenza con continui attentati dinamitardi e incendiari a im­prenditori e negozi, il tutto in un am­biente”. Nel 2017 la relazione si sofferma anche sull’assenza di pentiti (situazione però migliorata recentemente con una decina di nuovi collaboratori di Giustizia tra Foggia, San Severo e il Gargano).

– L’importanza delle mafie foggiane anche al di là dei confini provinciali è legata ai grandi traffici di droga, la costa garganica si offre quale approdo per lo sbarco di tonnellate di marijuana destinate in varie zone dell’Italia. Ecco perché la Dia annotava come “la nutrita presenza di gruppi al­banesi operativi nel Foggiano” (i traf­ficanti del Paese delle aquile sono ritenuti i primi broker internazionali per le dro­ghe leggere) “è la riprova di come l’intera provincia sia diventata uno degli snodi fondamentali del narcotraffico”.

– L’infiltrazione nel settore agroalimentare rappresentò l’en­nesimo salto di qualità delle mafia registrato nel 2018, quando emerse nel pa­norama provinciale “la centralità della Società foggiana che attraverso una im­portante rete di contatti tessuti in tutta la provincia proietta le proprie strategie criminali anche fuori dal capoluogo dauno, in particolare dei traffici di droga”. Una “Società” che continuava “a emulare comportamenti ‘ndranghetisti ma l’effe­ratezza con cui la criminalità dauna con­tinua a manifestarsi costituisce a oggi il netto discrimine con la ‘ndrangheta che sembra preferire una presenza silente sul territorio”.

  • E’ questo il termine usato dalla Dia per fotografare la situa­zione nel 2019. “Il fenomeno mafioso è avviato verso forme più strutturate e or­ganizzate. Le indagini dimostrano come anche in queste terre si stia consolidando un’area grigia, punto di incontro tra ma­fiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubblica amministrazio­ne. E’ una terra di mezzo dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi fino a con­fondersi. Lo scioglimento dei consigli co­munali di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia, Cerignola cui è seguito ad agosto 2021 quello di Foggia “sono in­dicativi di questa opera di contaminazione”. Se in passato la criminalità fog­giana è stata sottovalutata a livello nazionale, ora se ne pagano le conseguenze. “Quella foggiana è una realtà criminale di cui cui non vanno sottovalutate le po­tenzialità; è connotata da una spiccata vocazione imprenditoriale, con una si­gnificativa ingerenza nella gestione della cosa pubblica, e che crea complesse reti relazionali di amicizie, frequentazioni e cointeressenze tra amministratori comu­nali, dipendenti di enti locali e soggetti appartenenti o contigui a famiglie ma­fiosi”.

– A. questa definizione – si legge nella relazione del 2020 – fece ricorso l’allora procuratore nazionale De Raho mutuando il neolo­gismo delle scrittore La Capria (Borghe­sia camorristica) a proposito di Napoli – partecipando a un convegno a Foggia. Cos’è la borghesia mafiosa? “Il punto d’incontro tra gli interessi dei clan e certa parte del mondo imprenditoriale e della politica. La mafia di Capitanata assume sempre più la forma di un network che, alla continua ricerca di consensi nel tes­suto socio-economico, agisce prevalente­mente infiltrando prestanome nel tessuto societario di aziende e riciclando i pro­venti illeciti, soprattutto della droga. I clan mafiosi di Capitanata stanno cre­scendo” l’allarme della Dia “si evolvono, passando da un modello sempre più tra­dizionale di mafia militare a un modello più evoluto di mafia degli affari, che sta modificando assetti e rapporti di alleanza perché quanto più gli obiettivi sono am­biziosi, tanto più le relazioni e le coin­teressenze si fanno strutturate. Ricalcan­do il percorso evolutivo della ‘ndrangheta i clan foggiani si sarebbero mostrati ca­paci di stare al passo con la modernità, pronti a cogliere e sfruttare le nuove oc­casioni criminali offerte dalla globaliz­zazione”.

– “A Foggia” analisi del 2021 “la pervicace capacità di permeare il tessuto economico è alla base dello spirito di rinnovamento della “Società” che si orienta verso un modello più evoluto di mafia degli affari, attraverso la costante ricerca di un equilibrio fra tra­dizione e modernità. La moderna com­petitività della mafia foggia, pronta a co­gliere e sfruttare le nuove e innovative sfide della globalizzazione, si realizza nel­le attività economiche lecite dove trae l’opportunità di conseguire elevati gua­dagni disponendo tra l’altro di forme di collegamento più o meno strutturate con gli ambienti dell’establishment cittadino. D’altra parte non può passare inosser­vato l’atteggiamento intimidatorio verso esponenti delle pubbliche amministra­zioni, laddove la comunicazione si tra­duce in forza intimidatrice e corruttiva, favorita peraltro da un contesto ambien­tale verosimilmente assuefatto e sempre- più predisposto a logiche clientelari. La capacità dei sodalizi mafiosi di influen­zare a proprio vantaggio il processo de­cisionale della pubblica amministrazio­ne è confermata dai provvedimenti di scioglimento di 5 consigli comunali. L’ef­ferata propensione a stringere rapporti di collusione e complicità con le sfere della , società civile e delle istituzioni è alla base della capacità di networking dei clan mafiosi di Foggia e provincia”.

  • L’ultima relazione di tre giorni fa relativa al primo semestre 2022 lancia l’allarme sui “rischi di infiltrazione nel tessuto economico da parte dei clan in vista degli ingenti tra­sferimenti statali destinati al Comune di Foggia dal Piano nazionale di ripresa e  “resilienza”; fotografa l’ascesa del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, il più forte dei tre che compongono la “Società”, grazie a una rete di alleanze su tutto il territorio, . nella Bat, e con interessi anche in Molise  e Abruzzo; ribadisce che sul Gargano il clan “più influente è quello dei Libergolis” in guerra con gli ex alleati Lombardi/Ricucci/La Torre (ex gruppo Romito); conferma la centralità di San Severo come snodo e piazza di spaccio; e dà atto della capacità della criminalità di Cerignola di diversificare gli affari cri­minali (droga, traffico di armi, riciclag­gio di veicoli rubati, maxi-furti e assalti a i blindati e caveau in tutta Italia), e di “evolversi infiltrandosi nei principali segmenti economici-finanziari, dando continuità a traffici illeciti su tutto il territorio nazionale e anche estero”

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