Una matassa aggrovigliata che rischia di compromettere il rapporto di fiducia tra cittadini, professionisti e istituzioni. La vicenda del Piano Casa in Puglia non trova soluzioni e, il tempo che passa e le discussioni politiche, rischiano di allungare ulteriormente le attese. Intanto i permessi di costruire e le pratiche rilasciate nel,2022 tornano sulle scrivanie degli istruttori. Un grattacapo non da poco per il Comune di Bari, che ha il più alto numero di istruttorie in sospeso, ma anche per i Comuni di tutta la regione. La tegola è caduta sul Piano Casa Puglia del 2022 quando è stato dichiarato incostituzionale. La Corte costituzionale, con due sentenze emesse a distanza di due mesi, ha dichiarato infatti FiUegittimità delle norme relative al 2022, mettendo quindi a rischio un gran numero di pratiche edilizie. In realtà la storia del Piano Casa in Puglia si è spesso scontrata con le impugnative del Governo e con giudizi di incostituzionalità che hanno portato a correggere il tiro delle norme regionali. La stessa norma per il riuso e la riqualificazione edilizia (L.r. 20/2022) che aveva il compito di stabilizzare il vecchio Piano Casa, è nata per evitare una bocciatura della Corte costituzionale, ma evidentemente non è riuscita nel suo intento.
A destare preoccupazione, dunque, sono tutte le istanze del 2022. Molte delle quali complete e pronte per essere rilasciate. Altre di fatto già rilasciate e per le quali sono addirittura iniziati i lavori. Almeno prima cheja Corte costituzionale ne bloccasse la legittimità. À creare confusione è la sentenza della Consulta che annullando gli articoli della Legge Regionale n.38/2021 e le istanze del 2022, ha generato non pochi dubbi di interpretazione della norma. Molte istanze ad oggi sono nel limbo, al vaglio degli uffici tecnici che le stanno analizzando caso per caso. Per non parlare del risvolto economico della vicenda: alcuni Comuni hanno già incassato denaro dalle imprese per opere al momento contestate. E chissà ancora per quanto.
Tutto fermo, dunque, tra timori e incertezze. «Non abbiamo ancora preso alcuna decisione in merito – spiega Nicola Cortone dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Acquaviva delle Fonti – poiché gli aspetti legati alla retroattività della norma a seguito della decisione della Corte costituzionale, non implicano automaticamente che le pratiche formatesi prima della sentenza debbano essere annullate o revocate in autotutela. Dobbiamo considerare che la sentenza è dopo le procedure e in alcuni casi gli im- mobili sono stati già terminati e consegnati ai nuovi proprietari. Al momento quindi i nostri uffici sonc^ fermi – conclude in attesa anche di capire come la regione vorrà gestire questa situazione». Ciò che i tecnici stanno aspettando, sono le linee guida che la Regione Puglia ha promesso e dio dovrebbero consentire di dare una lettura uniforme di queste istan- ze. E in attesa di ricevere risposte, i permessi rischiano di mantenere la loro efficacia, mentre monta la paura di quanti hanno ac(i u istuto sulla carta e vedono sfumare i propri diritti.
«Svolgo un lavoro di consulenza e mi sento fortemente in difficoltà-spiega Vittorio Tutolo, ingegnere in una società di servizi di ingegneria nel settore edile – nel non poter dare risposte valide ai miei interlocutori. Ricordiamo che quando presentiamo un progetto al comune sono stati già assunti impegni tra privati, e quando un progetto viene annullato, le conseguenze economiche sono a cascata su tutte le categorie coinvolte. Ci sono persone – prosegue – che si sono impegnate anche con le banche per l’acquisto di immobili e suoli». C’è anche un altro problema, secondo Tutolo: «L’interpretazione dell’esito della sentenza è diversa da un Comune all’altro. Anche questo crea ulteriori confusioni. Per non parlare dei risvolti su tutta la comunità: ci sono progetti che avrebbero cambiato il volto delle nostre città e che ora restano al palo: la sensazione è che con un colpo di spugna – conclude – si butti via il lavoro di tanti anni».
Intanto continua il dibattito al veleno tra la maggioranza e il gruppo consiliare Azione. Stefano Lacatena, consigliere regionale delegato all’urbanistica e Fabiano, si scambiano messaggi a suon di note stampa in attesa del prossimo consiglio regionale. Secondo Amati «sarebbe così semplice approvare piccole modifiche alla legge vigente e per le pratiche 2022 ribadire l’owietà contenuta nell’art. 21 nonies della legge 241 del 1990: i permessi di costruire rilasciati non possono essere annullati perché non sussiste alcun interesse pubblico attuale e concreto per giustificare l’annullamento». Per Lacatena invece «fare un’affermazione del genere significa nutrire l’intento di perseverare nell’illudere i cittadini, provocando danni. È la ragione – prosegue – che mi spinge a promuovere “tavoli e tavolini” con interlocutori seri. Tavoli e tavolini sui quali si sta lavorando per stabilire i punti necessari per un’azione condivisa. In questo momento necessaria per met tere tutti d’accordo».