I Missionari Scalabriniani presenti in Europa e Africa si uniscono ai loro confratelli della
Provincia San Giovanni Battista, presenti in America Centrale, Messico, Stati Uniti e Canada, alla
Rete scalabriniana delle Case del Migrante (RedCMS) e alle famiglie delle vittime per
denunciare tutti coloro che, attivamente o passivamente, hanno permesso la morte di 39
persone e il ferimento di altre 29 persone nell’incendio appiccato nel Centro di detenzione di
migranti di Ciudad Juarez in Messico, al confine con El Paso in Texas, avvenuto nella notte del
27 marzo 2023.
Tutte le vittime sono uomini, maggiorenni, la maggior parte dei quali di nazionalità
guatemalteca, sia deportati in Messico dagli Stati Uniti e in attesa di rimpatrio, sia arrestati dalla
Polizia di Migrazione agli incroci delle strade quando chiedevano l’elemosina per sopravvivere.
La protesta dei migranti è per contestare una politica migratoria esclusivamente poliziesca e
destinata alla mera repressione senza offrire reali possibilità di nuova vita a questi migranti.
In effetti quanto viene denunciato è la bieca strumentalizzazione dei migranti che dopo giorni,
settimane o mesi di detenzione negli Usa, vengono deportati in uno dei tanti punti di frontiera
con il Messico. In seguito, dopo esser stati rispediti oltre confine, vengono presi in carico dagli
agenti dell’IMN (Istituto Nazionale di Migrazione messicano) e confinati in uno dei centri per
migranti che sorgono in tutte le maggiori città di frontiera (come Ciudad Juarez).
Qui inizia una seconda detenzione che terminerà soltanto a bordo di un aereo con cui si verrà rimpatriati. In questi centri si resta per un periodo indefinito di tempo. E qui finiscono anche persone che vengono fermate direttamente in territorio messicano, spesso lasciate senz’acqua che sembra
essere stato il motivo scatenante la rivolta di lunedì notte.
Riproduciamo integralmente il comunicato degli Scalabriniani presenti sui luoghi della
tragedia.
Padre Lorenzo Prencipe