Contra factum non valet argumentum.
Lo dicevano i latini e volevano significare che contro la prova dei fatti nessun argomento potrà
avere valore.
E invece l’ennesima strage di migranti morti nel Mediterraneo nella notte tra sabato e domenica
di fine febbraio 2023 sembra veicolare il messaggio inverso, e cioè: non ci interessa il fatto che
siano morte decine di persone, tra cui molte donne e bambini, ma le nostre spiegazioni.
E mentre si versano lacrime di facciata, le argomentazioni strumentali sui migranti e le loro
tragedie si rincorrono e si annullano.
Ed è una ridda di dichiarazioni ideologiche e fuorvianti: se sono morti, “è colpa degli scafisti (e
implicitamente dei migranti che si affidano a loro”; per evitare i morti, “bisogna contrastare gli
scafisti (e le ONG!), impedendo ai migranti di partire”; per impedire ai migranti di partire
“bisogna pagare i paesi di origine e di transito che li trattengano sui loro territori” oppure nel
campo avverso si sostiene: se sono morti, “è colpa dei governi che non predispongono
operazioni di salvataggio in mare e invece contrastano chi lo fa”; “è colpa dei governi che
costruiscono muri e barriere contro i migranti”; “è colpa della UE che non predispone una
efficace politica migratoria e di accoglienza”… e così via…
In fondo, dei morti, di questi e dei 25 mila che li hanno preceduti nel “cimitero Mediterraneo”,
non interessa a nessuno: chi sono, chi lasciano, cosa cercano, cosa portano con sé: quali sogni,
speranze, aspirazioni…, perché scelgono di mettere a rischio la loro vita e quella dei loro cari…
queste domande sono come fastidiose punture di insetti ai facili versatori di lacrime che dinanzi
alla durezza dei fatti continuano imperterriti a ripetere meccanicamente i loro assurdi ritornelli
argomentativi.
Che fare allora? Se i politici e la politica proprio non riescono a vedere al di là dei miseri interessi
di parte, tocca alla società civile prendersi la responsabilità di rimettere al centro
dell’attenzione la dignità della persona umana, la dignità dei migranti, la dignità dei cittadini
che non vogliono negare le realtà, la durezza e la complessità delle migrazioni odierne (che non
sono dissimili dal passato).
Costruiamo nuove “politiche” capaci di garantire, come ripeteva San Giovanni Battista
Scalabrini, “libertà di migrare SI, ma NON libertà di far emigrare”, ma soprattutto facciamolo
coscienti che migliaia di migranti continuano e continueranno (quando non periscono lungo il
percorso ad ostacoli da noi approntato) ad arrivare nelle nostre città e nei nostri Paesi in cerca
di dignità, rispetto e accoglienza che non possiamo negare loro dicendo che “non avrebbero
dovuto venire”.
Scalabriniani.net – Congregazione Scalabriniana
Centro Studi Emigrazione Roma | CSER