La comunicazione del prodotto nel settore agroalimentare assume sempre maggiore centralità nelle dinamiche commerciali. Proprio per questo l’Edicola del Sud ha deciso di approfondire l’argomento nel Forum che si terrà domani, a partire dalle 16.30, nella sala convegni Bementor a Bari. Puntare alla qualità, valorizzare le tradizioni, le persone e l’unicità delle storie sono gli ingredienti chiave, secondo Fiorella Perrone, professoressa di Marketing Territoriale all’Università Lum e responsabile Gambero Rosso Academy Lecce.
Professoressa, cos’è il Marketing territoriale?
«Uno strumento di promozione del territorio non diverso dal marketing aziendale. Possiede la stessa metodica Sono strettamente legati perché quando un prodotto è ben posizionato sul mercato i ritorni di im magine ed economici sul ritorio sono inevitabili».
A che punto è la Puglia?
«Si è fatto un grande lavoro. Ci sono piani quinquennali e decennali di promozione del territorio che sino ad ora hanno funzionato benissimo. È chiaro che non bisogna fermarsi ma continuare a porsi obiettivi che riguardino la qualità più che la quantità. Bisogna continuare a prendere le distanze dal turismo di massa e allinearci costantemente alle nuove istanze del mercato».
Cosa significa?
«Ad esempio ci sono temi legati alla sostenibilità, alla tutela dell’ambiente e all’eco compatibilità. Percorsi legati alla natura e all’arte sono imprescindibili nel marketing territoriale ma lo sono anche in quello aziendale poiché riguarda le radici di un prodotto. Un tempo si aveva a che fare con aspetti più legati alla performance. Lo stesso turismo del benessere è cambiato negli anni. Nel passato la ricerca riguardava i resort di lusso e le spa oggi si cerca il benessere in relazione alla salute alle tradizioni, all’identità dei luoghi all’autenticità dei prodotti».
Su cosa è necessario puntare quindi?
«È evidente che oggi gli aspetti legati alla sostenibilità e alla salubrità sono diventati fondamentali per una nicchia sempre crescente di mercato. C’è il bisogno di dare aderenza tra il prodotto e il proprio stile di vita, soprattutto in nicchie di mercato di alto vello culturale».
Cosa dobbiamo fare per migliore questa dimensione?
«Siamo abbastanza competitivi, i dati lo dimostrano: ormai la Puglia è un luogo di attrazione tutto l’anno. Certo bisogna considerare che nel marketing territoriale ha anche molta importanza il periodo di permanenza del visitatore, non ha caso si deve fare differenza tra turista e viaggiatore. Quest’ultimo infatti resta nei luoghi almeno tre giorni perché desidera conoscere e vivere i territori. In questo caso lo storytelling deve valorizzarne la storia, la cultura, le persone».
In questa dimensione come si inserisce la tutela del settore dell’agroalimentare?
«Su questo si gioca l’aspetto del valore che non è strettamente legato alla dimensione del costo ma a come raccontiamo il prodotto. Per nostra fortuna in Puglia abbiamo tante piccole e medie aziende che rappresentano un tessuto produttivo unico, ciascuna con una propria storia e tradizione di produzione da raccontare. Pensiamo all’olio e al vino: prodotti introvabili e non replicabili in altre parti del mondo. Storie legate al territorio alle sue caratteristiche organolettica e climatiche. Questo rappresenta un valore che consente di alzare il prezzo e incontrare comunque nicchie di mercato disposte a pagare di più perché c’è aderenza nei valori. Infine consideriamo che il prodotto agroalimentare è un po’ una cartolina, ci consente di tornare a luoghi che abbiamo conosciuto o che vorremo conoscere».
produzione con le Doc, le Dop e le Igt. Il ruolo della politica, soprattutto locale, è fondamentale per tutelare le nostre unicità e i meccanismi virtuosi che promuovono il Made in Italy».
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