A leggere i dati, seppure parziali resi pubblici dall’Osservatorio regionale del turismo, non avrebbero raffigurato la realtà dei fatti quegli albergatori che, anche da queste colonne, quest’estate, avevano lamentato cali significativi.
Tra luglio e agosto avevamo sondato il terreno grazie alle testimonianze di diversi addetti ai lavori e comuni cittadini per provare a cogliere il trend della stagione 2024, particolarmente chiacchierata. Ebbene, gli intervistati, chi più, chi meno, avevano in prevalenza registrato la percezione di meno turisti in giro e, azzardando una quantificazione del calo, si era parlato di una forbice tra il -20% e, nella più funesta delle prospettive, il -40% rispetto agli anni precedenti.
Le ragioni alla base di questa flessione erano diverse, a detta degli intervistati: lo sgonfiarsi dell’effetto doping dovuto ai bonus vacanza della pandemia in primis e subito dopo il successo di alcune mete super low cost dall’altra parte dell’Adriatico.
Ma quindi chi ha ragione?
“I dati della Regione non prendono in considerazione i giusti parametri”, il commento di alcuni degli operatori economici intervistati nel pieno dell’estate che, anche a distanza di mesi, confermano il calo subito.
“Innanzitutto questi numeri non tengono in alcun conto ciò che é accaduto nelle tantissime strutture che lavorano in nero, che purtroppo ci sono ma che non fanno testo”, evidenziano alcuni imprenditori di Peschici. “Basti pensare che qui in paese ci sono almeno una ottantina di bed&breakfast, ciascuno con un paio di camere o poco più a testa.
E se quelle sono vuote si sente, eccome. Cosi come lo sono state quest’estate. E’ il fatturato complessivo che dovrebbe essere monitorato. Gli incassi delle attività commerciali sono diminuiti, a dimostrazione che la stagione è stata sottotono con un calo che va dal -20 al -30%, stando a quello che emerge parlando con gli imprenditori.
Emblematica è stata la testimonianza pubblicata di baia Zaiana con qualche ombrellone aperto la prima settimana di agosto, non è quello un indicatore inequivocabile? Poi, è chiaro che i player consolidati hanno lavorato bene, le strutture e le attività che offrono servizi e prodotti di qualità anche ma per il resto se non ci si impegna in una importante attività di rilancio del settore, difficilmente si potrà tenere testa ad un mercato turistico sempre più concorrenziale e globalizzato.
La Regione parla di Puglia al top ma non sempre questo ottimismo spinto porta ai risultati sperati. E’giusto fare anche questo tipo di promozione ma allo stesso modo serve mettersi tutti ad un tavolo e ragionare sulle più efficaci strategie per far tornare il Gargano competitìvo”. E del resto che motivo avrebbero dovuto avere gli albergatori nel dichiarare affanni nelle loro strutture? “Nessuno se non quello di poter provare ad evadere il fisco”, ironizzano infine i peschiciani. Sono convinti che il calo effettivamente ci sia stato anche a Rodi Garganico.
“Arrivi o non arrivi”, spiegano alcuni storici albergatori del posto, “la crisi è stata tangibile quest’anno. Sono gli incassi a dirlo. Abbiamo saputo che è stato accertato un -27% di movimentazione sui conti correnti locali. Vorrà pur dire qualcosa. Ma, a parte questo, tante struttore hanno avuto le camere vuote. Quei dati della Regione fanno sorridere se si pensa ad esempio che tra San Menato e Lido del Sole ci sono almeno 14 strutture messe all’asta.
Messe all’asta significa che sono fallite e non parliamo di b&b o alberghetti, nella maggior parte dei casi si tratta di realtà presenti sul territorio da decenni, big della recettività garganica che purtroppo non hanno retto. insomma, dobbiamo guardare in faccia alla realtà perché se non c’è reddito non gira l’economia e se non gira l’economia in pochi anni la situazione sarà drammatica”.
Anche in questo pezzo di territorio emerge l’esigenza di imprimere un cambio di passo all’intero sistema. “Il mondo corre veloce, quello che è vero oggi tra un anno non esisterà più e invece noi sul Gargano siamo ancorati a un modello vecchio di 50 anni, quando la signora milanese telefonava per chiedere quanto costasse la stanza, 8.500 lire era il prezzo, salvo poi sottolineare che in Riviera romagnola costava la metà. Oggi la gente prende aerei e vola verso destinazioni apprezzate ed economiche.
Quanto alle valutazioni dei numeri, non bisogna tenere conto delle grandi strutture che bene o male sono in circuiti di tour operator e quindi monitorabili ma di quelle che sfuggono a questa trasparenza. E soprattutto per dire che un settore è in salute e funziona bisogna vedere i fatturati. Al netto di tutte le esorbitanti spese che un imprenditore italiano è costretto a sopportare anche a bocce ferme, solo per il semplice fatto di tenere aperto l’hotel”.
E più di un operatore, anche solido sul mercato, sta pensando di dismettere l’attività alberghiera in favore di altre considerate più remunerative, ad esempio nel settore sociosanitario.
l’attacco