Viaggiava anche sull’asse Bari-Monte Sant’Angelo la droga destinata da un lato alla movida del capoluogo e dall’altro al mercato turistico di Vieste. La circostanza è emersa nel corso dell’inchiesta “Mare e monti”, condotta da carabinieri, Guardia di finanza e Polizia e coordinata dalla Dna e dalla Dda, che ha sgominato il clan montanaro Li Bergolis. Gli scambi commerciali tra i clan baresi e quelli garganici sono stati raccontati ai magistrati da Arcangelo Telegrafo
(detto “Angioletto il brigante”), fino a due anni fa affiliato agli Strisciuglio tramite l’articolazione del quartiere San Paolo e oggi collaboratore di giustizia.
È lì che gli uomini di Enzo Miucci sarebbero andati a rifornirsi di marijuana, in virtù di un accordo preso dal capoclan di Monte proprio con Telegrafo, con il quale aveva condiviso periodi di detenzione a Lanciano e poi a Nuoro. In carcere sarebbe stata perfezionata l’intesa e «tramite un cellulare, che tutti avevamo» – ha detto Angioletto – gli ordini venivano fatti arrivare agli affiliati in libertà.
Così i baresi andarono «a Monte, vicino a una chiesa, per portare un provino di marijuana e loro ci lasciarono un provino di hashish. Si sono serviti da noi di erba una volta sola, dopo il 2019, hanno preso 20-25 chili, erba naturale, che passammo a 800-900 euro». Il gruppo di Telegrafo, al contrario, alla fine non avrebbe comprato lo stupefacente dai foggiani: «Miucci ci poteva rifornire 30-40 chili di hashish, aveva una buona strada, poteva arrivare fino a 50 chili, ma poi non l’abbiamo preso perché non ci trovammo con il prezzo».
Gli esponenti dei Li Bergolis, invece, erano rimasti soddisfatti dell’acquisto effettuato a Bari: «Qualche altra volta sono scesi che volevano altra erba, ma noi non avevamo più disponibilità di servirli perché era fastidioso per noi arrivare fino al Gargano».