C’è chi previde il futuro. “Io lo scopo di Marco” (Raduano) “l’ho capito? Quello vuole comandare, sentimi a me. Quello quando tiene l’occasione di fare la guerra, la fa la guerra. Marcuccio è un figlio di p… Se fa la guerra, la vince altrimenti non si avvia per niente. Per sconfiggere a questi” (riferito ai Notarangelo) “deve andare prima dai Libergolis e gli deve andare a dire così e così… Si organizza, e te lo dico io in un paio di giorni, baam e sbattono a terra tutti quanti”. L’interlocutore: “No, in un paio di giorni no ma nel giro di un annetto li fanno fuori a tutti quanti”.
Il colloquio intercettato tra due malavitosi garganici è del febbraio 2012; e “risulta profetico”, come si legge negli atti dell’inchiesta “Mari e monti” sfociata nel blitz del 15 ottobre contro il clan Libergolis con 39 arresti per mafia, droga, estorsioni, rapine e altri reati. Perché effettivamente Marco Raduano a gennaio 2015 e con l’appoggio del clan Libergolis e del suo capo Enzo Miucci – l’ha detto lo stesso Raduano, pentitosi lo scorso 14 marzo – uccise Angelo Notarangelo, detto “Cintaridd” capo dell’omonimo clan vie- stano, e ne assunse le redini, anche se l’omicidio resta ancora impunito.
L’OBBLIGO DI SCHIERARSI
L’inchiesta “Mari e monti” poggia sulle rivelazioni di 18 pentiti tra garganici, foggiani, baresi e brindisini e su centinaia di intercettazioni. Sul Gargano si fronteggiano da 15 anni due clan, un tempo imiti e alleati: da una parte il gruppo Libergolis, dall’altra i rivali ex Romito ora denominato gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre alleato dei Raduano di Vieste. Una guerra in cui non si poteva rimanere neutrali. Come emerge da un’intercettazione tra due garganici del novembre 2014: “Tu poi lo sai; ti conosci con l’uno e con l’altro, ma chi sta in mezzo alla fine si bagna. Perché quelli vogliono capire se tu sei pesce o carne. Ti acchiappano e dicono: tu che cosa vuoi fare? E tu poi ti devi dichiarare. Se domani ti vedono che bazzichi con Marcuccio, che quello sta con quello, allora dicono: questo sta con quello. E non lo sanno invece che io non sto né da Marcuccio né da quell’altro. Mo’ stanno tutti con Marcuccio”.
IL BOSS MIUCCI
Sono le microspie oltre ai pentiti a disegnare il ruolo di capo indiscusso del clan Libergolis attribuito dalla Dda a Enzo Miucci, 41 anni, di Monte Sant’Angelo, cugino dei fratelli Armando, Matteo e Franco Libergolis in cella dal 2004 che scontano pesanti condanne (26 anni i primi due, l’ergastolo il terzo) inflitte nel maxi-processo alla mafia garganica del 2004 che sancì la rottura con gli ex amici-alleati Romito, in quanto alcuni di loro erano confidenti dei carabinieri e li aiutarono a trovare prove contro gli stessi Libergolis. Lorenzo Scarabino ora arrestato nel blitz fu intercettato mentre si rivolgeva a Miucci dicendogli: “non si capisce niente, Renzo ci vuoi tu là che devi acchiappare le persone e dici: vedi che è così, punto, lo non ho questa forza”.
LA RABBIA DIETRO LE SBARRE
Miucci è in cella dal 2019 sotto processo per traffico di droga nel processo Friends, ma a dire dell’accusa avrebbe continuato a reggere anche dal carcere le fila del potente clan dei montanari. Per il gip Isabella Valeria Valenzi “emblematiche sono le parole di Miucci e di Palena che con grande naturalezza manifestano la convinzione che eventuali disordini o alzate di testa dei rivali siano esclusivamente da ricondurre al loro stato detentivo, al cui termine ogni equilibrio verrà ricomposto”.
Palena, ritenuto un luogotenente di Miucci: “qua si deve fare quello che dico io, non quello che dicono loro. Tutta la popolazione deve vedere chi è più tosto, perché io la mosca sotto al naso non me la sono mai fatta passare da nessuno”. Miucci: “Faglielo dire a quello che tengo conservato un bel regalo. Di che voglio avere una risposta; digli: ‘quello mo che viene non te ne andare, perché anche se vai in Germania ti deve venire a prendere e ti deve tagliare la testa’. Di: ‘cornutone perché negli impicci degli altri non vi dovete mettere? Se eri un bravo ragazzo dovevi fare il bravo cristiano: ti è piaciuto e mo devi stare in mezzo sino alla fine pezzo di… Dobbiamo uscire fuori, io ho detto ai cristiani: procedete, via fuochi fuochi, così si imparano”.
“ DI TE TENGONO PAURA”
Il timore che incute Miucci emerge anche, prosegue l’atto d’accusa, da un colloquio intercettato del marzo 2021. Libero Colangelo presunto affiliato viestano del clan Libergolis: “questi” (riferito ai rivali del clan Raduano) “pigliano paura. Hanno detto: quello” (riferito a Miucci) “è un pezzo da novanta, mo’ che esce ce ne dobbiamo scappare tutti quanti”.
Claudio Iannoli, elemento di spicco del clan Iannoli/Perna alleato dei Libergolis su Vieste: “mettessero la testa a posto già da mo’ senza che devono andare scappando”. Colangelo rivolto a Miucci: “qua stanno tutti cagati, di te tengono paura”. Miucci: “Sì? Che dicono?”. Colangelo: “Che tu sei un selvaggio, di te prendono paura”. Miucci: “Mo che esco, ti devo far vedere io; nella casa gli devo spaccare la testa uno a uno dinanzi alle mogli. Quelli le mazzate si meritano, non è che si meritano di più. Ti devo far vedere quanto valgono in mezzo alla strada, che gli devo fare.
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