La recente approvazione da parte del parlamento italiano di un provvedimento legislativo sulle concessioni demaniali marittime ha suscitato una forte reazione tra gli imprenditori del settore balneare.
Le associazioni di categoria, rappresentate da Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari (aderente a FIPE/Confcommercio), e Maurizio Rustignoli, presidente di FIBA/Confesercenti, hanno espresso una posizione di chiara contrarietà in una nota congiunta. Questa presa di posizione rappresenta l’inizio di una serie di iniziative di protesta che potrebbero presto concretizzarsi in manifestazioni pubbliche.
Il provvedimento approvato dal parlamento ha lo scopo di regolare le concessioni demaniali marittime, un tema da anni al centro di un acceso dibattito politico e giuridico in Italia. Le concessioni permettono agli operatori del settore di gestire le spiagge e offrire servizi ai turisti, una risorsa fondamentale per l’industria turistica nazionale. Tuttavia, l’Unione Europea ha ripetutamente sottolineato la necessità di liberalizzare le concessioni per evitare pratiche monopolistiche e garantire una concorrenza equa.
Negli ultimi anni, il tema si è scontrato con le resistenze degli imprenditori italiani che vedono minacciata la loro stabilità e il valore degli investimenti pluriennali. Questa controversia è culminata in una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle norme comunitarie sulla concorrenza.
Antonio Capacchione e Maurizio Rustignoli hanno sottolineato come il nuovo provvedimento, sebbene necessario per rispondere alle pressioni europee, non risolva la questione cruciale della scarsità della risorsa. “Il provvedimento approvato dal parlamento sulle concessioni demaniali marittime vede la netta contrarietà degli imprenditori balneari italiani perché non affronta la questione della scarsità della risorsa, così come ribadito dalla nostra Corte costituzionale”, hanno dichiarato i presidenti.
Secondo i rappresentanti di categoria, la normativa attuale potrebbe portare a un significativo cambiamento nella gestione delle concessioni, con l’ingresso di grandi operatori economici internazionali capaci di competere a livello economico, a scapito delle piccole e medie imprese italiane. “Il rischio è che il tessuto economico del settore balneare, composto da aziende familiari con decenni di esperienza, venga spazzato via dalla logica del massimo ribasso”, ha dichiarato Capacchione. https://a2b05079ae5faa6ab59e536b3729919d.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-40/html/container.html
Un aspetto fondamentale della protesta riguarda la questione della scarsità della risorsa. Il litorale italiano è limitato e molte aree sono già ampiamente sfruttate. L’attuale sistema di assegnazione delle concessioni, secondo i balneari, non tiene sufficientemente conto delle caratteristiche specifiche del territorio e del fabbisogno delle comunità locali. “Senza una regolamentazione che bilanci equamente gli interessi, le spiagge rischiano di essere gestite senza un reale controllo di qualità e sostenibilità ambientale”, ha aggiunto Rustignoli.
Questa preoccupazione è stata condivisa anche dalla Corte costituzionale italiana che, in una recente sentenza, ha evidenziato la necessità di garantire l’accesso equo e trasparente alle concessioni, bilanciando i diritti acquisiti degli attuali concessionari con l’obbligo di rispettare i principi di concorrenza.
I rappresentanti di categoria hanno annunciato di voler intraprendere iniziative di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Tra le azioni proposte, potrebbero esserci manifestazioni in diverse città costiere e una mobilitazione generale dei balneari. Queste iniziative mirano a portare al centro dell’attenzione pubblica il rischio di un impatto negativo sulle economie locali, fortemente dipendenti dal turismo balneare.
“La nostra protesta non è una difesa di privilegi, ma una richiesta di equità e protezione per un settore strategico per l’economia italiana”, ha concluso Capacchione, invitando le istituzioni a riconsiderare le disposizioni legislative e aprire un tavolo di confronto con le associazioni di categoria. https://a2b05079ae5faa6ab59e536b3729919d.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-40/html/container.html