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ARRESTO IN FLAGRANZA PER CHI AGGREDISCE I MEDICI, APPROVATA LA LEGGE NATA DOPO I CASI DEL POLICLINICO DI FOGGIA

Arresto in flagranza di reato anche differita per gli aggressori e reclusione fino a 5 anni per danneggiamento di beni destinati al Servizio sanitario nazionale. È legge la nuova misura contro le aggressioni a medici e infermieri, che il governo si è impegnato ad approvare dopo il caso di Foggia con le botte nel reparto di Chirurgia toracica e Pronto soccorso.

Una “buona notizia” per il ministro della Salute Orazio Schillaci, che sottolinea come il provvedimento dia “risposte concrete e maggiori tutele al personale sanitario”. Le aggressioni, afferma, non devono più restare impunite. Arriva dunque un giro di vite contro le aggressioni ai camici bianchi ed ai sanitari anche se, rileva Schillaci, è al contempo necessario “continuare a lavorare per portare avanti un cambiamento culturale e recuperare il senso dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente”.

Il primo arresto in flagranza differita ha riguardato l’uomo che aveva aggredito con un manganello il primario del Pronto soccorso di Lamezia Terme. Il decreto convertito in legge prevede dunque l’arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l’arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari. Si prevede anche la reclusione da uno a cinque anni e una multa fino a 10.000 euro in caso di danneggiamento, distruzione, dispersione o deterioramento di materiali destinati al Ssn.

La misura prende atto della recrudescenza di gravi episodi di violenza a danno dei professionisti e delle strutture sanitarie pubbliche, in particolare nei reparti di Pronto soccorso, che rischiano anche di depauperare il patrimonio sanitario.

La nuova legge incassa l’approvazione del mondo medico e soddisfatto si dice il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, invitando però ad approvare ora ulteriori misure “per rendere la legge ancora più efficace, con il finanziamento delle videocamere che consentirebbero di filmare episodi di violenza e di poter così rendere operativa la misura introdotta”. E’ un grande passo avanti secondo il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, ma ora “occorre restituire dignità ai professionisti della salute” e anche per questo, afferma il segretario Pierino Di Silverio, “saremo tutti in piazza a Roma il 20 novembre”.

Bene la legge, commenta il sindacato medico Cimo-Fesmed, ma “servono risorse per la formazione e l’organizzazione delle aziende”. Parla di “segnale importante, ma non risolutivo” anche il sindacato degli infermieri Nursind: “Come abbiamo sempre detto, c’è solo un modo per fermare le violenze contro infermieri e medici ed è – conclude il segretario Andrea Bottega – investire sul personale sanitario”.

Secondo Loreto Gesualdo, professore ordinario di Nefrologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e presidente della Federazione delle società scientifiche italiane (Fism) “questa legge può diventare un efficace deterrente contro la violenza verso gli operatori sanitari, ma da sola non basta.

Per affrontare il problema alla radice, è necessario investire ulteriormente nella sanità, potenziando e decongestionando i servizi. Il fenomeno della violenza rappresenta un problema culturale complesso e di lungo termine, che richiede maggiori investimenti sia in termini di comunicazione per riequilibrare il rapporto di fiducia medico-paziente, sia per migliorare la sicurezza, sia per rafforzare il Servizio sanitario nazionale.

È fondamentale riconoscere e valorizzare il ruolo dei professionisti sanitari, impegnati quotidianamente nella cura dei pazienti sia negli ospedali che sul territorio”.

gazzettamezzogiorno