Ci sono gravi indizi a carico dei due presunti estorsori, anche se per il più giovane – Michele Pellegrino di soli 18 anni – le esigenze cautelari si sono attenuate e possono essere garantite dagli arresti domiciliari come chiedeva il difensore, avv. Gianfranco Di Sabato; mentre resta in carcere il presunto complice Michele La Torre, 34 anni, difeso dall’avv. Matteo Ognissanti.
E’ quanto deciso dal Tribunale della libertà di Bari sul ricorso dei 2 giovani di Monte Sant’Angelo arrestati il 28 ottobre su ordinanza in carcere del gip di Bari chieste dalla Dda per tentata estorsione a 2 commercianti. Contestata l’aggravante dalla mafiosità per “aver evocato la capacità criminale del clan Li Bergolis/Miucci”, e per “aver agevolato la stessa consorteria mafiosa, sostenendo le spese legali e familiari dei suoi appartenenti arrestati il 15 ottobre” nel blitz Mari e monti contrassegnato da 39 arresti per mafia, droga, estorsioni, rapine e altri reati. I due giovani si dicono innocenti.
Secondo la tesi accusatoria il 21 ottobre, sei giorni dopo il blitz contro il clan Li Bergolis, La Torre e Pellegrino avrebbero avvicinato le due parti offese. Un commerciante del Gargano che opera anche su Monte sarebbe stato “invitato” a vendere meno prodotti, in modo da favorire persone vicine al clan perchè potessero vendere la stessa merce; in alternativa fu preteso un contributo per sostenere le spese dei garganici arrestati nel blitz “Mari e monti”; La Torre avrebbe detto: “dobbiamo aiutare chi sta in galera.
Devi portare quattro pacchi? Ne porti tre, uno lo dobbiamo portare noi, altrimenti vuoi vedere che non ti faccio più venire qua. Vuoi mangiare? Devono mangiare pure gb altri. Dobbiamo mangiare un po’ tutti, dobbiamo scagionare gente in prigione”. Sempre La Torre alla presenza di Pellegrino avrebbe poi imposto alla seconda vittima titolare di un negozio locale, di rifornirsi di merce da soggetti contigui al clan Li Bergolis o comunque di versare 20 euro al mese per sostenere le spese dei detenuti, dicendo: “ma che cosa sono per te 20 euro al mese”.
Nel ricorso al Tribunale della libertà i difensori chiedevano la scarcerazione per insufficienza di indizi e in subordine una misura detentiva meno grave: richiesta accolta dai giudici per Pellegrino posto ai domiciliari.
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