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VIESTE/ DALLA DDA DI BARI: OMICIDIO SOLITRO CHIESTI 30 ANNI PER IL BOSS IANNOLI

Il pm della Dda Ettore Cardinali ha chiesto alla Corte d’as­sise di Foggia di condannare a 30 anni Giovanni Iannoli, 38 anni, vie- stano al vertice del clan Pema-Iannoli, reo confesso dell’omicidio di Marino Solitro, cinquantenne assas­sinato sotto casa alla periferia del centro garganico la sera del 29 aprile 2015 mentre rientrava nella sua abi­tazione. Omicidio commesso insieme a Danilo Pietro della Malva, pentito che ha confessato; e alla cui orga­nizzazione avrebbe partecipato an­che Omar Trotta, poi assassinato il 27 luglio 2017 nella guerra tra il clan Raduano e il gruppo Perna/Iannoli.

La Dda contesta a Iannoli il concorso in omicidio premeditato e aggravato dalla mafìosità perché la vittima non avrebbe riconosciuto la supremazia del gruppo Raduano/Perna (nel 2015 erano alleati, poi ci fu la rottura e la scissione in due clan rivali); perché avrebbe acquistato la droga per spac­ciarla da canali diversi da quelli in­dicati dal clan; perché in passato ave­va denunciato alle forze dell’ordine Trotta quale presunto spacciatore.

Vista la confessione resa in aula nell’udienza del 31 maggio scorso (che non significa pentimento), il pm ha ritenuto che Iannoli meriti la con­cessione delle attenuanti e ha quindi chiesto la condanna a 30 anni e non l’ergastolo. Prossima udienza il 10 gennaio per le arringhe dei difensori, gli avv. Michele Arena e Ippolita Na­so che chiederanno una condanna ri­dotta al minimo.

Iannoli è detenuto dal 2018: è stato condannato in via definitiva a 14 an­ni e 6 mesi per il tentato omicidio del capo-clan rivale Marco Raduano (pentitosi a marzo) avvenuto la sera del 21 marzo 2017; a ulteriori 20 anni per traffico di droga nel blitz «Agosto di fuoco», all’ergastolo in primo grado) per l’omicidio di Antonio Fabbiano e il tentato omicidio di Michele Notarangelo datato 25 aprile 2018 e collegato alla guerra tra i Raduano e i Perna-Iannoli.