La principale arteria d’ingresso a Foggia, arrivando da Bari, si chiama viale del Mezzogiorno. Segno di quanto nel dopoguerra, saldate le ferite dei massicci bombardamenti alleati, la città si sentisse centrale sul palcoscenico meridionale. Al di qua della piana dei pomodori, l’oro rosso, e delle distese di grano, l’oro giallo, la dimensione urbana, demografica e industriale cresceva proporzionalmente alla produzione di una fra le terre più fertili d’Italia. E sotto la spinta trainante dell’agricoltura del Tavoliere, la stazione ferroviaria diventava la giuntura mediana dei trasporti su ferro in tutto il Sud. Un po’ come Bologna, dal lato opposto del Paese. «E noi proprio, o anche, da qui vogliamo ripartire. Dal raddoppio dello snodo per il transito dei vagoni, addizionando alla linea adriatica la direttrice tirrenica, implementando lo scalo con una seconda entrata, allacciandolo a nuove bretelle stradali», racconta Maria Aida Episcopo.
Sindaca da poco più di un anno, il treno su cui è salita ha ancora tanta rotaia da macinare. E Foggia, offesa dal caporalato e strangolata dal crimine, unta non solo nell’immagine dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose risalente a tre anni fa, vive contemporaneamente uno dei momenti più difficili della sua storia recente. «Ma sono qui a compiere il massimo sforzo, insieme alla mia squadra di assessori e consiglieri, per provare a rialzarla», dice la prima cittadina ricorrendo a sfumature materne. «Però non protettive, assistenziali», precisa passando ad elencare la mole di cose che – servendosi pure dell’ingente pacchetto di risorse messo a disposizione del Pnrr – conta di realizzare nel corso del suo mandato.
«Intanto, con soldi nostri, abbiamo già rifatto oltre duecento fra strade e piazze. Che poi subito ce le vandalizzino, è un problema serio. Ma abbiamo un impegno lungo davanti a noi». Che consta «nella costruzione di due asili nido, perché crediamo nel riscatto del tempo e del lavoro delle donne». Che si articola «nella nascita di centri anti-violenza e di sostegno agli anziani, dove siamo già bene attrezzati». Che scommette «sulla creazione di numerosi parchi giochi per bambini, perché l’idea di essere una realtà normale ci piace». Che consiste «nella riqualificazione della Fiera. La nomina del commissario straordinario Claudio Sottile ha il sapore di una buona notizia. Adesso è necessario che quel grande contenitore torni alla sua vocazione originaria, rigenerando un volàno di sviluppo per agricoltura e zootecnia, accendendo il motore delle iniziative culturali. Ora urge che l’area riacquisti una sua vivibilità, visto il degrado che l’avvolge. La Fiera è geolocalizzata in una posizione formidabile: dinanzi ai 23 ettari dei Campi Diomedei, l’area verde più imponente di cui disponiamo. Là nei paraggi stiamo ristrutturando il Teatro Mediterraneo e la piscina comunale. Può venir su il quadrilatero del nostro riscatto».
Riscatto, appunto. La parola magica. Un processo che non può (non deve) restare confinato ad un perimetro di suggestive intenzioni. C’è la coscienza di Foggia da rifabbricare. Violentata nell’intimo dalla prevaricazione dei clan, basta girarci dentro per capire quanto sia accidentato il cammino. Il centro è una costellazione di saracinesche abbassate. I negozi superstiti boccheggiano, sul viale della stazione le boutique delle griffe sono un ricordo mentre proliferano le botteghe etniche gestite dagli immigrati.
Secondo il report di Avviso Pubblico, provincia compresa, ammontano a 2.580 le attività asfaltate dal racket. «La desertificazione – ragiona la sindaca – ha molteplici spiegazioni che non sono riconducibili solamente alle estorsioni. Attenzione, non sto minimizzando la questione. Anzi, intendo rilanciarla con un piano del commercio che, attraverso incoraggiamenti fiscali e incentivazioni ai giovani, rimetta in circolo energie positive. Vogliamo che il viale della stazione si rivitalizzi come una volta. Così come vogliamo che nel centro storico, a cominciare da via Arpi, l’avvento delle residenze universitarie consenta l’apertura di nuovi esercizi».
Sullo sfondo, tuttavia, rimane la mafia. Quasi fosse un documento di riconoscimento, il simbolo di un decadimento educativo che la Foggia sana, dei cittadini perbene, delle teste pensanti, esige di espellere dalle sue viscere. «La narrazione sta cambiando», sottolinea Episcopo inventariando gli atti sul tema del Comune. «Abbiamo aderito ad Avviso Pubblico. Collaboriamo ad un progetto pilota con l’Autorità nazionale anticorruzione. Abbiamo bandito concorsi per assumere personale – quasi quattrocento neo dipendenti in tre anni, oltre cinquemila già le domande presentate – elaborati su criteri che esaltano il merito e garantiscono assoluta legalità. E cooperiamo ogni giorno con la galassia associativa affinché nelle famiglie, così come nelle scuole, le regole e il diritto diventino imperativi categorici. Ai ragazzini, quando sbagliano, anche quando gettano una carta per terra, affibbiamo le multe morali. Ricevo centinaia di lettere da loro, rispondo a ognuno in privato. La cura funziona. Dove sono nata e dove morirò, al quartiere Ferrovia, da qualche tempo si respira un’aria diversa. Migliore. Anche l’integrazione con i tanti stranieri procede a ritmo spedito».
A leggere le cronache, Maria Aida Episcopo paga comunque lo scotto del suo noviziato politico. Il Movimento 5 Stelle, partito che l’ha presa a prestito dalla società civile promuovendola a prima candidata sindaca (vincente) del campo largo, mostrerebbe insofferenza nei suoi confronti. E pure i partner di coalizione, Pd in testa, non sarebbero in piena sintonia con il suo operato. «Chiacchiere», ribatte l’ex capo dell’Ufficio scolastico regionale di Foggia e Bat nord, due figli e quattro lauree, reduce nel biennio 2012-2014 dall’esperienza di assessora all’istruzione nella giunta allora guidata da Gianni Mongelli. Nemmeno il caso Cassandro, attraverso la consulenza sul Pnrr (poi auto revocata) a una società indagata per rapporti con i boss locali e che ha simbolizzato la scintilla di un fuoco di polemiche, sembra averla scalfita.
«Con Conte i rapporti sono eccellenti, con Furore – l’eurodeputato foggiano dei pentastellati – addirittura straordinari. La Regione Puglia? Abbiamo un feeling incredibile, è al nostro fianco, ci sostiene sempre. Il Pd rimane un compagno di viaggio affidabile. Tra loro, oltre che con la sottoscritta, gli assessori sono affiatatissimi. E sgobbano di comune accordo». Resta, infine, la fatica della sindaca. Di quello che Antonio Decaro ha definito «il lavoro più bello del mondo». «Una descrizione perfetta, che condivido in toto». Ma che in una città come Foggia, costretta all’ennesimo dopoguerra (di mafia), corrisponde ad un incalcolabile sovraccarico di responsabilità.
corrieredelmezzogiorno