L’operazione della DDA. Quella di Bari ha fermato sette viestani quella di Cagliari ventuno tra sardi e francesi della Corsica dove si nascondeva il boss. Il capo, catturato a Bastia dopo la fuga dal carcere di Nuoro, e il braccio destro Troiano, preso a Granada in Spagna.
Sette telefonini criptati per parlare con i fiancheggiatori senza essere intercettati; acquisti di Rolex in… massa da un rivenditore che accettava pagamenti in contanti; un furto in Corsica per rubare vestiti di marca da donare ai sodali; spedizioni di morte a Vieste per regolare (o tentare di farlo) con chi poteva rappresentare un intralcio nell’affare racket guardiania; pacchi di droga spediti dalla Spagna a Vieste e Foggia per alimentare le piazze dello spaccio e continuare a reggere anche da lontano, anche da latitanti, il clan; 12 mesi in fuga dalla Giustizia trascorsi tra Sardegna, Francia, Spagna, Vieste, Parma. Racconta anche questo l’indagine “Cripto” di Dda e carabinieri del Ros sfociata nel blitz del 4 dicembre con l’arresto su ordinanze del gip di 7 viestani accusati a vario titolo di aver favorito la latitanza dell’ex boss Marco Raduano, in fuga dalla Giustizia dal 24 febbraio 2023 quando evase dal carcere di Nuoro sino al primo febbraio 2024 quando fu catturato a Bastia in Corsica; di spaccio di hashish e marijuana aggravati da transnazionalità e da mafiosità per aver agito per agevolare il clan Raduano; e di incendio dell’ottobre 2023 dell’auto della madre del pentito Orazio Coda, ex affiliato al clan Raduano.
Il gip di Bari Gabriella Pede accogliendo le richieste del pm Ettore Cardinali ha disposto il carcere per Michele Gala, 37 anni, alias “il pinguino”; Antonio Germinelli (33); Domenico Antonio Mastromatteo (31) detto “pescecane”; Michele Murgo (28) “il bello” e/o “il londinese”; Marco Rinaldi (30) detto “il veneziano” che vive a Mestre; Danilo Notarangelo (34).
Domiciliari per Matteo Colangelo di 28 anni. Sono stati arrestati sulla scorta delle dichiarazioni di tre pentiti: Raduano, 41 anni, collaboratore di Giustizia dal 14 marzo scorso e indagato a piede libero per concorso nei 2 episodi di spaccio e per aver ordinato l’avvertimento ai parenti del pentito; il nipote Liberantonio Azzarone pentitosi a marzo scorso; Gianluigi Troiano, catturato il 30 gennaio scorso a Granada in Spagna dopo 2 anni e 1 mese di latitanza iniziata l’11 dicembre 2021 quando evase dai domiciliari, pentitosi lo scorso novembre.
“Nell’ultimo periodo della mia latitanza” il racconto di Raduano “tramite un contatto calabrese acquistai 6/7 cripto-telefonini per 1400 euro: furono spediti a Vieste e in Spagna e furono attivati contemporaneamente da alcuni miei sodali. Troiano ha aggiunto: “i cripto-telefonini li avevamo io, Raduano, Murgo, Gala, Rinaldi e Germinelli: eravamo iscritti su una piattaforma mediante la quale rimanevamo in contatto”.
“Quand’ero latitante” ha detto Troiano “Gala mi contattò informandomi che un negozio vendeva orologi Rolex a 18400 euro l’uno. Mi chiese se fossi interessato, risposi sì e così comprò 2 orologi per sé e per me che però non ho mai avuto perché Raduano decise di regalarlo a un’altra persona. L’affare attirò anche l’interesse di Rinaldi che partì apposta da Mestre per acquistare un Rolex, lo stesso fece Notarangelo”. Raduano ha confermato gli acquisti “perché fu trovato un rivenditore di
Rolex che accettava pagamenti in contanti”. I carabinieri hanno verificato la veridicità di quanto detto dai pentiti, individuando un negozio dove furono acquistati alcuni orologi.
Raduano e Troiano hanno parlato della spedizione di pacchi di droga dalla Spagna a Vieste e Foggia e di pacchi… dono. Raduano: “Poco prima di Natale 2023 insieme a Troiano facemmo un furto in Corsica, vicino Lucciana, in una ditta di spedizioni e riempimmo 10 sacchi di oggetti vari, tra cui capi d’abbigliamento di Dior e Louis Vitton; refurtiva spedita a Venezia, recuperata da Rinaldi e mandata a Vieste dove se la spartirono” alcuni sodali del clan.
Uno degli affari del clan Raduano, oltre a quello principale rappresentato dai traffici di droga, era il racket della guardiania. Raduano ha confessato “d’aver disposto ad alcuni dei miei di avvicinare…” (un imprenditore viestano) “perché volevo sapere se pagava a Gennaro Cariglia, in quanto avevo intenzione di danneggiare gli affari di quest’ultimo”.
Agli atti dell’inchiesta “Cripto” c’è il racconto di un imprenditore (vittima di una serie di avvertimenti nell’estate 2022) che nel maggio 2023 riferì d’essere stato avvicinato qualche giorno prima e preso a schiaffi da Notarangelo, Germinelli e Mastromatteo (l’episodio non è oggetto di contestazione) che volevano sapere se avesse pagato 2mila euro di guardiania a Cariglia, intimandogli che da quel momento avrebbe dovuto pagare a loro 10mila euro. Raduano e Troiano hanno confessato d’aver cercato di ammazzare Cariglia, tornando a Vieste il 16 ottobre 2023 e sparando al compaesano che rimase ferito. Ad agguato fallito partirono in auto per Parma e da lì rientrarono in Spagna.
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