Menu Chiudi

FOLLIA GARGANO

Oggi leggevo un nuovo comunicato apparso su un quotidiano online dove si parlava dell’incontro per una sorta di città metropolitana del Gargano, previsto a Rodi Garganico per lunedì 13 gennaio, di cui avevo già scritto qualche giorno fa.

Una delle mie domande riguardava l’esclusione di Vieste e, in questo articolo apparso oggi, si spiegava che con Vieste non si riesce a dialogare. Così, secco, senza troppe spiegazioni per noi comuni mortali, si esclude non solo il Comune e il Sindaco di Vieste, ma anche chi oggi rappresenta la carica di Presidente della Provincia di Foggia.

Tale questione risponde a suo modo anche a un’altra domanda che ponevo nel post precedente, cioè sul come nascesse questo progetto e se ci fosse qualcuno che decidesse chi è adatto a partecipare e chi, invece, dovrebbe fare un passo indietro pur di poter aderire.

Se mi fermo a riflettere con lucidità su questo quadro che si sta delineando, è inevitabile pensare che il tutto sia piuttosto tragicomico, rocambolesco, paradossale, irriverente, masochistico, delirante, folle… E vi spiego il perché di queste mie affermazioni.

Cercherò di essere breve, anche se gli elementi da riportare sono tanti. Ci provo a modo mio. In questa idea vediamo coinvolti 13 comuni di un unico territorio, il Gargano, rappresentati non da associazioni, opposizioni politiche, cittadini attivi o imprenditori, ma dai loro 13 sindaci. Detta così, su due piedi, sembra anche una buona idea voler collaborare tutti insieme.

Ma il primo punto (più comico che tragico) è che un tavolo in cui questi 13 comuni sono invitati a collaborare e progettare insieme esiste già, ed è l’Ente Parco Nazionale del Gargano. Riuscite a seguirmi?

Ditemi… Non fa già un po’ ridere così? Qual è il senso di creare un nuovo tavolo dove qualcuno decide chi è adatto o meno, quando nelle sedi ufficiali non si riesce a valorizzare e far funzionare quel Parco Nazionale del Gargano poiché nessuno sembra sentirsi parte di esso? E nel non appartenere a nessuno, perde la sua missione, la sua collocazione naturale… cioè essere un filtro di idee condivise per il bene di tutto il territorio, con tanto di sede istituzionale, ufficio stampa e protagonisti proprio quei 13 sindaci che invece si devono incontrare a Rodi.

Ci rendiamo conto del paradosso politico? È come se si stessero dando la colpa da soli. Della serie: “Quello che vogliamo fare noi non possiamo farlo all’Ente Parco Nazionale, che comunque siamo sempre noi”. Ci siamo sempre noi, ma abbiamo paura di Giuda, ci pesa fare tutta quella strada, non abbiamo reali interessi a lavorare insieme in modo istituzionale. Questo è il messaggio che arriva dalle istituzioni nei confronti dell’Ente Parco.

Il punto sarebbe anche un altro: non bisogna confondere la bravura di un amministratore nella gestione del proprio territorio con la capacità di avere una visione più ampia, garganica. Ecco perché diventa fondamentale il ruolo di raccordo e condivisione, che non può essere deciso da qualcuno che stabilisce chi può o non può partecipare. Le istituzioni, almeno, garantiscono la partecipazione a chi ne ha diritto.

Quindi, questi 13 sindaci—di cui per alcuni metto pure la mano sul fuoco per l’impegno nel proprio paese—sarebbero pronti a dire che da domani il loro ruolo principale è essere garganici prima ancora che rappresentanti del proprio comune? Ecco, questo non lo credo affatto. Nessuno di loro sarebbe disposto a togliersi la maglia del proprio paese per indossare quella del Gargano. Ma questo non basta per attribuirgli colpe, né per non riconoscere il loro valore. Tuttavia, con altrettanta sincerità, dovrebbero ammettere che il loro contributo sarà sempre condizionato dal proprio punto di vista locale. Solo attraverso questa sincerità intellettuale può nascere una vera collaborazione a difesa dell’intero territorio.

Chi presume di gestire il Gargano come amministra il proprio comune non ha compreso le dinamiche e le problematiche che riguardano l’unione del Gargano. Per queste sfide servono molta più libertà di pensiero e di parola. Essere garganici significa non pensare mai che ci sia qualcosa che non si possa dire. Non può aspirare a rappresentare il Gargano chi pubblicamente querela assessori dei comuni vicini o sottolinea linee di mare che dividono un comune dall’altro. No, non può. Ma non gli si può nemmeno negare il merito di difendere con orgoglio il proprio paese.

Quando con Lauriola e Obiettivo Gargano organizzammo l’evento Io Sono Garganico a Vico, abbiamo dato la parola a tutti. Alla fine, chiunque poteva firmare la volontà di partecipare a un tavolo condiviso, che fosse privato, politico o associativo. Il Gargano ha ancora bisogno di quel tavolo, prima di tutto. Un tavolo libero, dove chiunque possa sedersi con umiltà (sempre che non sia lì solo per fare polemica), senza sentirsi superiore agli altri.

Ma lasciamo stare i sogni e torniamo alla realtà.

Cosa non c’è nell’Ente Parco che invece troverebbero a Rodi? È una questione di ispirazione o di location, tipo 4 Ristoranti? Hanno paura del lupo lì, mentre parlano di strategie per far crescere il nostro territorio e valorizzare davvero il Parco Nazionale?

Due mesi fa, durante un corso a Verona, ho avuto il piacere di parlare con una persona del Parco Nazionale del Pollino, in Calabria. Mi raccontava come tra i cittadini stia crescendo la consapevolezza di far parte di un parco nazionale, con tutte le sue regole e opportunità. E non parliamo del Nord Italia.

E noi, dopo 32 anni, possiamo dire di avere una cultura condivisa su cosa significhi vivere in un parco nazionale? Temo di no. Anzi, molti nel Gargano forse non sanno nemmeno di farne parte.

Nessuna strategia ecosostenibile, nessun progetto concreto su temi green. E meno male che siamo Parco Nazionale! Molti politici locali non sanno nemmeno dell’esistenza di Ecomondo (fiera mondiale che si svolge in Italia), dedicata all’ecosostenibilità e all’urbanistica.

Servirebbe un po’ di onestà intellettuale. Qualcuno vuole forse dire che non si possono creare partnership e collaborazioni anche commerciali attraverso l’Ente Parco Nazionale del Gargano? Ah no?! Qualcuno mi spieghi perché.

Sembra quasi che si faccia di tutto per impedire che l’Ente Parco funzioni, rappresenti qualcosa o produca risultati concreti. Perché gli stessi 13 sindaci non riescono a fare nulla lì, ma a Rodi diventano supereroi. Mah.

Servirebbe onestà intellettuale anche da parte di Raffaele Piemontese: cosa vuole fare davvero, oltre alle micro attività sparse nei comuni? Qual è il suo progetto d’insieme? Qual era la sua ragione nell’intervenire a difesa delle Ferrovie del Gargano dopo una normale iniziativa di Annamaria Fallucchi a San Menaio? Domanda legittima. Possiamo anche criticarla, l’azienda Ferrovie del Gargano, magari invitandola a valutare la realizzazione di una grande stazione del Gargano a Rodi Garganico, con annessi taxi e minibus per le varie destinazioni ed eliminare la tratta Rodi-Calenella, oppure realizzare questo progetto a Calenella, così da dare un senso alle tante rinunce e difficoltà che quella tratta crea. C’è qualcuno in grado di fare leva su questa azienda o sapete solo obbedire a loro?

C’è tanto lavoro per il Gargano, come volete organizzarlo? Vi dite le cose la mattina a Monte e poi le discutete il pomeriggio a Rodi? Quando capirete la vostra singola responsabilità di Comuni locali nel rappresentare quel Parco in percentuale ai vostri abitanti e territori? Quando la finirete di trattare quell’Ente come se “stesse lì senza che la cosa vi riguardi troppo”?

Quando arriverà qualcuno che, con uno scatto di orgoglio, lotti per portare quella sede a Vico del Gargano, così come è naturale che fosse? Sapete da chi e cosa è nato quel Parco? Conoscete le battaglie e i sacrifici di Menuccia Fontana, Biscotti e altri di Vico che hanno fatto l’impossibile per farlo nascere (prima ancora di loro un certo Filippo Fiorentino)? Conoscete la storia anche più recente del Gargano? Cosa fate, guardate avanti senza mai girarvi indietro se non per ricordare i vostri successi? Guardate bene il logo del Parco del Gargano, Fusilli evidentemente non ha trovato il tempo di spiegarvi che quell’uomo al centro del logo non rappresenta voi politici, ma il cittadino Garganico.

gaetano berthoud