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GIORNATA DELLA MEMORIA, FREDDO E SILENZIO: «IL VIAGGIO AD AUSCHWITZ È STATO SCONVOLGENTE»

Il 27 gennaio rappresenta un momento cruciale per l’umanità. Una data che commemora lo sterminio degli ebrei e delle vittime dell’Olocausto, sancendo l’impegno collettivo a preservare la memoria degli orrori commessi durante la Shoah.

Ricordare significa comprendere la storia, riconoscere le radici del male e costruire una società fondata sui valori di rispetto, uguaglianza e dignità umana. È un monito contro ogni forma di discriminazione, razzismo e intolleranza. Per questo è un viaggio che lascia il segno quello che gli studenti raccontano tornando da Cracovia, portando con sé un’esperienza indimenticabile. Partecipando al “Treno della Memoria”, i ragazzi hanno toccato con mano la tragedia dell’Olocausto, visitando luoghi simbolo come la Fabbrica di Schindler e Auschwitz-Birkenau. Un’esperienza che li ha profondamente segnati e che condivideranno oggi con la città di Fasano e mercoledì con l’intera comunità scolastica.

I ricordi

«Partecipare al progetto del “Treno della Memoria” – dichiara Alessandro – significa essere catapultati in un altro periodo storico, fisicamente e mentalmente: poter vedere con i propri occhi tutti quei luoghi che sono stati tanto descritti da film, documentari, libri di storia, simboli di uno degli eventi più tragici e sconvolgenti nella storia dell’umanità, è stata un’opportunità unica di riflessione. Talvolta la realtà che si è chiamati a testimoniare è talmente assurda e inumana che diventa naturale, per la propria mente, ricercare una riduzione del pensiero per sfuggire al dolore e all’angoscia causati dalla realizzazione. La consapevolezza e la sensibilità che necessariamente derivano da questa esperienza spronano chi l’ha vissuta a non essere mai indifferenti rispetto a qualsiasi cambiamento, ad essere attivi e a combattere sempre per difendere i propri valori e ciò che si ritiene essere giusto».

Concorda anche Brigitta: «Se dovessi descrivere tutto ciò che questa esperienza mi ha permesso di vedere con i miei occhi, userei la parola “disumanizzante”. Sono giorni intensi in cui si ha la sensazione di essere in un mondo parallelo dove l’uomo non è altro che una macchina volta ad umiliare e abbattere la dignità. Giorni in cui ci siamo avvicinati così tanto al passato a tal punto da concretizzarlo, da aver quasi paura della mente umana».

Freddo e vuoto

Il freddo e il vuoto sono le sensazioni che rimangono impresse: «Arrivati al campo di Płaszów – racconta Simona – appena scesi dal pullman si viene travolti dal freddo. Mentre si cammina in quel campo c’è un silenzio assordante, solo il rumore impercettibile della neve che cade. Lì in quel campo non si vede quasi più nulla, c’eravamo solo noi, la neve, il silenzio. Lì la nostra storia si è intrecciata alla storia di tantissime anime spezzate. Lì dove è difficile immaginare la crudeltà che l’uomo ha potuto raggiungere e si ha paura a farlo. Paura dell’indifferenza dell’essere umano, paura di ciò che un solo uomo in pochi anni è riuscito a creare. A casa ho portato con me la forza del coraggio, l’importante della libertà, il peso dei privilegi, il potere dell’istruzione, il valore del dibattito, la grandezza della memoria».

«Il “Treno della Memoria” – le fa eco Marialaura – è un’esperienza ricca di emozioni contrastanti, perché da un lato ti mette realmente davanti all’orrore delle deportazioni e dei campi di sterminio e dall’altro lato ti permette di condividere questa esperienza unica con tante persone fantastiche, come i miei compagni, gli educatori che ci hanno accompagnati e guidati e gli attori che ci hanno seguito nelle varie tappe del viaggio. Per me il momento più significativo è stato l’arrivo al campo di concentramento di Birkenau, perché arrivato lì ti ritrovi davanti a questo spazio sconfinato, nel nostro caso anche ricoperto dalla neve, davanti al quale ho provato una sensazione di vuoto e importanza. Camminare vicino al famoso binario e tra le baracche è stato davvero un pugno allo stomaco, perché, secondo me, solo in quel momento prendi totale consapevolezza di dove ti trovi, e pensare di camminare dove 80 anni fa venivano sterminate centinaia di persone fa davvero male. L’intero viaggio è stato impegnativo a livello emotivo, ma è sicuramente un’esperienza significativa che secondo me bisogna vivere almeno una volta nella vita, perché veramente ti fa fermare e ti fa realmente riflettere su quanto noi siamo fortunati e privilegiati rispetto a quello persone e questo pensiero un po’ ti cambia anche nel modo di approcciarti alle cose più semplici».