Una statua di San Michele Arcangelo è partita dal Santuario di Monte Sant’Angelo, patrimonio dell’Umanità,per il Libano. Si tratta di una iniziativa che è partita dal M° Michele Màngano, ambasciatore del Folk Pugliese nel Mondo, che ha donato una Statua del Celeste Arcangelo, simbolo per il Giubileo 2025 di pace e di speranza.
Un’opera che vuole essere icona di pace nelle zone teatro di guerra tra Israele e Palestina.
Lunedi 28 Gennaio sono giunti nel Santuario di San Michele Arcangelo,a Monte Sant’Angelo, due padri pellegrini arrivati dal Paese dei Cedri, Frate Emanuele (eremita seguace di Saint Charbel) e Padre Elias (responsabile del culto Mariano da Oriente a Occidente ) per invocare l’aiuto e la protezione di San Michele per la pace tra Israele e Palestina e invocare protezione per tutto ciò che sta accadendo in Libano. Nell’occasione è stata concelebrata la Santa Messa in aramaico , invocando San Michele come “Messaggero di Pace”.
In particolare Frate Emanuele si è soffermato dicendo “San Michele messaggero di Dio, e ora anche messaggero di pace; la pace la si cerca di costruire in tanti modi, anche attraverso le opere d’arte come questa statua che oggi ci è stata donata dal M°MicheleMàngano che partirà da questo posto che l’Arcangelo ha scelto quale sua dimora ed arriverà in Libano”.
Il Maestro Michele Maria Manganooggi appare inserito nei testi di numerosi studiosi della materia, e da anni è ormai rientrato a far parte di quella ristretta cerchia di studiosi della cultura popolare del centro-meridione. Con la sua compagnia artistica ha esportato il Made in Puglia in tutto il mondo, in quarant’anni di carriera ha lasciato nei suoi tour in Italia e all’estero come testimonianza una Statua di San Michele dal 1984 ad oggi.
L’ultima statua di San Michele (la numero quattrocento uno) è stata donata al Santo Padre, Papa Francesco nell’udienza dello scorso anno.
Afferma Màngano”Mai come oggi è necessario un forte messaggio di pace da parte di tutti; possiamo rendere la musica,l’arte in genere strumento di sensibilizzazione collettiva: la guerra non finirà con un concerto, con una rappresentazione lo sappiamo, ma questo non è comunque un buon motivo per smettere di sperarci.
I musicisti da soli possono fare poco ma con la nostra arte possiamo costruire ponti sottolineando ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci divide”.
maria assunta marangelli