“Ma c’è bisogno di dirlo? Il mio paese è stato decantato più e meglio del Paradiso di Dante, più e meglio del Manzoni, di passaggio Sergio Zavoli ci lasciò una bella poesia “Vico, nido chiaro d’altura, ora non hai più mura in cui sbiancare per l’arrivo del principe in amore”, ultimamente Ferruccio Castronuovo.
Non ci fermiamo di fronte a nulla, questo è risuonato ad alta voce in piazzetta Del Conte”S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, le donne giovani e leggiadre torreie vecchie e laide lasserei altrui”.
Questo apparteneva al secolo appena passato, da noi si chiamava “la fuitina”; una imitazione di ratto delle sabine in versione vichese. Il nostro paese celebra il 14 febbraio la festa di San Valentino patrono. Una volta il santo veniva pregato per proteggere gli agrumi dalle gelate.
Poi la vulgata, l’evoluzione della specie e dei tempi nuovi, ha di fatto trasformata la ricorrenza in festa degli innamorati. Pazienza! In fondo in fondo se stormi di ragazze e ragazzi di primo pelo, mano nella mano, si perdono nel labirinto dei vicoli del Centro antico è perché“I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte”, soprattutto se sono le porte del prof. Gianni De Maso.
Se coppie di genitori e nonni, sospirando tempi verdi, si riversano nel nostro paese, alla ricerca di una rigenerazione, sanno del Vicolo del bacio; un pertugio dove si entra alla veneranda età, con le chiome maschili e femminili bianco argento, e si esce diciottenni. Miracoli che solo noi sappiamo. Il vicolo è poco illuminato?
Nessun problema:“I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi questa fine d’inverno, dalle parti d’Antalya, sono così i limoni di primo mattino”. Se per un giorno non si parla di parenti serpenti, di suocere e nuore, di spartizioni mal fatte e si rispolvera la solenne promessa “nella buona e nella cattiva sorte” in un tripudio di arredo urbano stracolmo di cuori e cuoricini trafitti è perché “Quando l’amore vi chiama seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese”, basta avere scarpe comode.
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E’ un giorno in cui questa materia dei sogni scorre veloce, come temporale, rigagnolinelle viuzze dei quartieri antichi: Civita, Casale, Terra, Fuoriporta fino al balcone naturale del quartiere Carmine e la piazzetta delle Croci che si affaccia sui nostri giardini di agrumi benedetti dal santo.
Alla fine della passeggiata resta un pensiero per questo paese dell’amore; chi ha il cuore di panna montata così recita: “T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti.” E se tutto questo non basta allora c’è un ultima chance, un calice ricolmo “𝐼𝑙𝑠𝑢𝑐𝑐𝑜𝑏𝑜𝑛𝑑𝑜𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒𝑎𝑟𝑎𝑛𝑐𝑒, 𝑐𝑜𝑚𝑒𝑙𝑎𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒, 𝑛𝑜𝑛𝑠𝑖𝑜𝑠𝑠𝑖𝑑𝑎𝑚𝑎𝑖”. Vi sembra poco? E’ FESTA!
michele angelicchio
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