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L’OMICIDIO TROTTA EMBLEMA DELLA GUERRA TRA I CLAN DI VIESTE AFFILIATI ALLA MAFIA GARGANICA

Gli schieramenti, la rivalità tra clan, i video dei 2 sicari sullo scooterone: hanno parlato di questo i 2 carabinieri interrogati in corte d’assise a Foggia nel processo “Omnia nostra” ad Angelo Bonsanto, 35 anni di Lesina e Gianluigi Troiano, 31 anni, viestano, pen­tito, accusati di concorso nell’omicidio di mafia di Omar Trotta, giovane viestano assassinato a colpi di pistola nel suo ristorante il 27 luglio 2017.

Bonsanto, difeso dall’avv. Luigi Marinelli, nega d’essere uno dei due sicari accusa che gli viene contestata sulla scorta delle rivelazioni di alcuni col- laboratori; Troiano, assistito dall’avv. Giovanni Signorile, quando si è pentito nell’autun­no scorso ha confessato e am­messo quello che altri colla­boratori di Giustizia dicono di lui: ebbe il compito di accer­tarsi che Trotta fosse nel locale e di avvisare i sicari con un messaggio telefonico.

Entrambi gli imputati sono a piede libero per questa accusa da ergastolo, ma sono detenuti per altre vicende: Troiano fu catturato il 31 gennaio 2024 vi­cino Granada in Spagna dopo 2 anni e 2 mesi di latitanza ini­ziata a dicembre 2021 quando evase mentre scontava ai do­miciliari una condanna per traffico di droga; Bonsanto, in cella quasi ininterrottamente dall’agosto 2017, sconta un cu­mulo pene di ima dozzina di anni per armi, droga, ricettazione, rapine.

L’omicidio Trotta si inqua­dra – hanno spiegato gli inve­stigatori sentiti in aula – nella guerra tra clan che ha insan­guinato Vieste tra il gruppo Raduano e i rivali della batteria Perna/Iannoli cui era ritenuta vicina la vittima. Tra gennaio 2015 e agosto 2022 a Vieste ci furono 19 fatti di sangue con 10 morti, 1 lupara bianca, una se­rie di agguati falliti: delitti sui quali la Dda di Bari sta facendo luce grazie ai pentiti in serie, già sette della sola Vieste.

A Vieste c’era un unico gruppo riconducibile a Angelo Notarangelo, alias “Cintaridd”, l’al­levatore ucciso a gennaio 2015, uno dei 12 omicidi confessati da Marco Raduano pentitosi a marzo 2024; Raduano, che uc­cise Notarangelo per prender­ne il posto, e Girolamo Perna erano inizialmente alleati per poi dividersi e farsi la guerra a partire dal settembre 2016 in seguito all’omicidio di Gianpie­ro Vescera cognato di Radua­no, avvenuto quando l’ex ca­po-clan era detenuto.

Per l’omi­cidio Trotta ci sono già state 3 condanne di altrettanti pentiti ( nel processo abbreviato Omnia nostra: 20 anni a Raduano qua­le mandante; 11 anni al com­paesano Danilo Pietro Della Malva; 12 anni e 4 mesi al mat­tinatese Antonio Quitadamo: questi ultimi due aiutarono i sicari nelle fasi preparative e successive all’agguato.

I carabinieri interrogati in corte d’assise (acquisite le relazioni di servizio di altri tre investigatori) hanno anche ri­costruito attraverso una serie di video il tragitto dei due. si­cari, giunti con uno scooterone davanti al ristorante dove Trot­ta era in compagnia della mo­glie, della figlioletta di pochi mesi, e dell’amico Tommaso Tomaiuolo rimasto ferito: Bonsanto e Troiano rispondono an­che del tentato omicidio di que­st’ultimo.

Se il percorso d’an­data dei sicari è stato ricostrui­to frame dopo frame, non al­trettanto si può dire per quanto riguarda la via di fuga come emerso dal controinterrogato­rio dell’avv. Marinelli. Né ci sono i filmati della sera prima del delitto – ha rimarcato il di­fensore di Bonsanto – pure im­portanti per riscontrare o smentire quanto affermato da alcuni pentiti sul fatto che Bon­santo e il presunto complice (non ancora identificato, so­spetti su un foggiano del clan Moretti) a bordo di un’auto avrebbero verificato le strade da percorrere per arrivare il giorno dopo al ristorante per la missione di morte. Prossime udienze il 4 maggio per l’interrogatorio di Troiano; il 16 e 30 maggio per sentire altri ca­rabinieri sulle indagini svolte. Il processo è iniziato a febbraio 2023.

gazzettacapitanata