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SUL GRANDE AFFARE DELLA DROGA GLI INDAGATI CONTRO I PENTITI. AL PROCESSO SULL’INTESA TRA SOCIETÀ E MAFIA CERIGNOLANA E GARGANICA

“Signor presidente, Danilo Della Malva ha detto una cosa falsa quando ha affermato che del gruppo che avrebbe dovuto prelevarmi in una comunità avrebbe dovuto far parte anche Mario Luciano Romito; io in comunità terapeutica ci sono stato un’unica volta, era il 2018, mentre Mario Luciano Romito è stato am­mazzato nel 2017”. Così Antonio Sal­vatore, 34 anni, foggiano sopranno­minato “Lascia Lascia”, ritenuto af­filiato al clan Sinesi/Francavilla del­la “Società”, ha replicato alle dichiarazioni del pentito viestano Della Malva che l’ha indicato come un uo­mo di peso della criminalità orga­nizzata, deponendo per la seconda udienza consecutiva nel processo “Game over” a 19 imputati di traffico e spaccio di cocaina aggravato dalla mafiosità in corso in Tribunale a Foggia.

L’inchiesta “Game over” di Dda e carabinieri sfociata nel blitz del 24 luglio 2023 con 82 arresti, fotografa il monopolio sullo spaccio di cocaina in città imposto dalle tre batterie della “Società” (Moretti/Pellegrino/Lanza; Sinesi/Francavilla; Trisciuoglio/Tolonese) in base all’accordo tra Rocco Moretti (uno dei 19 imputati) per conto del proprio gruppo e Ales­sandro Aprile esponente dei rivali Sinesi/Francavilla (condannato a 20 anni in primo grado nel processo abbreviato).

La mafia ordinò a gros­sisti e pusher di rifornirsi esclusi­vamente dai clan che acquistavano la cocaina prevalentemente a Cerignola, pagandola poco meno di 40 euro al grammo e rivendendola agli spacciatori a 55/60 euro: ogni mese in città venivano smerciati 10 chili di coca per 50mila dosi, con un gua­dagno di 200mila euro destinati alla cassa comune per pagare stipendi agli affiliati, mantenere le famiglie di sodali detenuti, acquistare altro stu­pefacente. Il processo a 85 imputati si è diviso: 1 patteggiamento; 5 asso­luzioni e 58 condanne a 560 anni nell’abbreviato; rito ordinario in Tri­bunale a Foggia per 21 imputati in 2 differenti processi.

Della Malva, 39 anni, viestano, det­to “il meticcio”, ex esponente del clan Raduano, si è pentito nel 2021, con­fessando il coinvolgimento in omi­cidi, droga, parlando anche delle al­leanze tra mafia garganica e foggiana con scambi di favori e killer in pre­stito per “missioni” di morte.

Nel controinterrogatorio dei difensori (il 14 gennaio c’era stato l’interrogatorio del pm della Dda Bruna Man­ganelli), Della Malva deponendo in video collegamento da una località segreta, è tornato a parlare di Sal­vatore che in “Game over” risponde di traffico di droga “col ruolo di capo e organizzatore con funzioni di di­rezione e coordinamento delle fasi di approvvigionamento e successiva commercializzazione al dettaglio del­lo stupefacente” aggravato dalla ma­fiosità per metodi e per aver age­volatola “Società”; 1 episodio di spac­cio; 1 estorsione con imposizione a un cliente che non aveva pagato la droga a consegnare la propria auto. Detenuto nel carcere di Saluzzo (Cu­neo), Salvatore si dice innocente.

Parlando di Salvatore, Della Malva lo ha descritto come un uomo che “faceva delitti di sangue, droga ed estorsioni. Quando fui arrestato nel blitz antidroga ‘Neve di marzo’ con­divisi la cella a Foggia con Rodolfo Bruno” (presunto cassiere del clan Moretti ucciso in un agguato sulla circumvallazione il 15 ottobre 2018) “che mi disse: ‘stai attento a Antonio Salvatore, è bravo a sparare, è vicino a Enzino Miucci’” (ritenuto al vertice del clan garganico Li Bergolis rivale del gruppo Raduano cui era affiliato della Malva). “Siccome Salvatore aveva fatto qualcosa di grave ma non so cosa fosse, io, Mario Romito Lu­ciano, Scirpoli e Rodolfo Bruno do­vevamo andare a prelevarle dalla co­munità dove si trovava, chiedergli spiegazioni, e poi ammazzarlo”.

Il pentito ha poi precisato di non ricordare se anche Romito dovesse fare parte del gruppo, al che l’avv. Claudio Caira difensore di Salvatore (il legale si è riservato di produrre i certificati di detenzione del suo as­sistito e l’ordinanza cautelare “Neve di marzo” dell’ottobre 2019 quando

ciò sia Romito sia Rodolfo Bramo erano morti ammazzati) ha conte­stato a Della Malva che nel primo verbale reso da collaboratore di Giu­stizia indicò Romito come uno del presunto gruppo che voleva parte­cipare al “prelevamento” di Salva­tore.

A questo punto Salvatore ha chie­sto di rendere dichiarazioni spon­tanee (il presidente Mario Talani ha disposto la sospensione del video col­legamento col pentito per non fargli sentire cos’avesse da dire l’imputato) per smentire il collaboratore di Giu­stizia; raccontare d’essere andato in comunità una sola volta nel 2018 quando Romito era morto, in quanto ucciso il 9 agosto 2017 nella strage di mafia garganica con 4 vittime vicino San Marco in Lamis; riferire d’essere stato in cella con Rodolfo Bruno per­ché arrestati insieme per un’estor­sione al titolare di un autoparco nell’ottobre 2016; e rimarcare i buoni rapporti tra lui e Bruno “tanto che andavamo insieme ai colloqui con le famiglie”.

gazzettacapitanata