“Mancano 8mila uomini all’appello e siamo contrari a qualsiasi chiusura, il personale manca. Riusciamo ad arruolare 5500 persone all’anno contro i 4500 pensionamenti. Si tratta quindi di una crescita lenta. Per Foggia mancano circa 200 uomini”.
Lo ha detto Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, sindacato autonomo di polizia, presente in questura per il congresso. A fare gli onori di casa, il segretario provinciale Giuseppe Vigilante. Polizia, politica e cittadini sono in ansia per il Reparto Prevenzione Crimine di San Severo che ad otto anni dall’inaugurazione rischia la chiusura: “Occorrono interlocuzioni con il ministro per salvarlo.
La sicurezza non ha colori politici – ha aggiunto Paoloni -. Questo è uno dei territori più difficili del nostro paese. Serve una battaglia ancora più importante contro la criminalità. Un segnale di arretramento potrebbe mettere in discussione il lavoro fatto nel tempo sul campo”. L’attenzione è tutta sul rischio di essere trasferito ad altra sede il Reparto Prevenzione Crimine di San Severo. Potrebbero, dunque, lasciare la Capitanata 50 agenti, fondamentali nel controllo del territorio.
Ai lavori ha partecipato anche la sindaca di San Severo, Lidia Colangelo, che ha annunciato la richiesta di un incontro al ministro dell’Interno, Piantedosi, per scongiurare il trasferimento del reparto. Lo Stato non deve arretrare di un passo.
Abbiamo richiesto che il commissariato di San Severo diventi di primo livello con un dirigente. Abbiamo bisogno che lo Stato sia presente soprattutto in un momento storico come questo”. Lo ha detto la sindaca di San Severo, Lydia Colangelo, la prima cittadina ha risposto a una domanda dei giornalisti relativa alla possibile chiusura del Reparto prevenzione e crimine inaugurato a San Severo nel 2018.
“Non è possibile pensare ad alcun tipo di riordino o chiusura – ha aggiunto -. Abbiamo chiesto un incontro al ministro Piantedosi, avrò un incontro nelle prossime ore con il prefetto e il questore di Foggia per stabilire un tavolo tecnico allargato ai sindaci. Abbiamo la necessità di unire energie e forze. Non è pensabile che in un territorio in cui ci sono state condanne per mafia si possa pensare alla chiusura del Rpc”.