È stata assolta con formula piena, perché “il fatto non sussiste”, Maria Villani, ex direttrice del Parco nazionale del Gargano. Era accusa di peculato per l’utilizzo delle autovetture di servizio.
Il Tribunale di Foggia – presidente Mario Talani, giudici Elena Paci e Valeria Casciello – si è pronunciato lo scorso 6 marzo scorso.
“Attendevamo con assoluta serenità la decisione del Tribunale, nei cui confronti riponevamo la consueta fiducia, consapevoli della nostra innocenza e convinti di aver esposto adeguatamente le nostre ragioni – dichiara oggi il difensore, l’avvocato Michele Vaira -. Il processo ha stabilito, senza ombra di dubbio, che l’accusa rivolta alla dott.ssa Villani era calunniosa, ordita al preciso fine di estrometterla dal suo ruolo (cosa poi avvenuta con un procedimento disciplinare lampo), da lei svolto con particolare diligenza e onestà”.
La testimone-chiave è stata Carmela Strizzi, direttrice facente funzioni dell’ente prima del suo arrivo, “che ha confermato che le fu chiesto di segnalare a mezzo mail alla Presidenza del Parco dei fatti a lei nemmeno noti. Tale mail fu lo strumento per presentare una denuncia contro la Villani dietro lo schermo del whistleblowing. A tale denuncia – prosegue Vaira – ha fatto seguito una indagine frettolosa, viziata da un fideistico affidamento alle dichiarazioni fuorvianti del presidente del Parco. In dibattimento, invece, abbiamo dimostrato la legittimità di ogni singolo viaggio della direttrice Villani sui mezzi di servizio”.
Nel 2020, Maria Villani, con una lunga esperienza all’interno di Federparchi alle spalle, era stata nominata dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa direttrice dell’Ente Parco Nazionale del Gargano. Si era insediata l’1 giugno di quell’anno e avrebbe dovuto ricoprire l’incarico per cinque anni. A settembre, però, il presidente Pasquale Pazienza l’aveva rimossa con proprio decreto, sollevando un polverone e innescando un braccio di ferro con i Cinquestelle che l’avevano indicata. Uno dei motivi del licenziamento era rappresentato proprio “dall’utilizzo ad uso personale dell’autista e degli automezzi dell’Ente Parco nazionale del Gargano”. E oggi il pronunciamento dei giudici lo smentisce: il fatto non sussiste.
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