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PROCESSO “CRIPTO”, OK AL RITO ABBREVIATO: SI SPOSTA A BARI IL GIUDIZIO SU MAFIA E NARCOS DEL CLAN RADUANO

Alla sbarra Marco Raduano e Gianluigi Troiano, ex boss e braccio destro del clan di Vieste: per entrambi via libera al rito speciale. La prossima udienza il 15 aprile nel capoluogo pugliese.

Si è aperto davanti al Collegio B del Tribunale di Foggia il processo immediato a carico di Marco Raduano detto “Pallone”, Gianluigi Troiano alias “U’ Minorenn” e altri sei imputati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, narcotraffico internazionale e ritorsioni contro collaboratori di giustizia, aggravati dalla finalità mafiosa. Dopo l’udienza di apertura, il collegio ha accolto la richiesta di rito abbreviato, avanzata dalla difesa degli imputati. Il processo, come previsto dalla procedura, sarà quindi trasferito per competenza a Bari, dove la prima udienza è stata già fissata per il 15 aprile.

Il rito abbreviato consente agli imputati di ottenere uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna, in cambio della rinuncia al dibattimento e all’acquisizione di nuove prove. Una scelta tattica, anche alla luce del peso delle accuse e delle dichiarazioni già rese dagli stessi imputati: Raduano e Troiano, ex vertici del clan di Vieste, si sono infatti pentiti nei mesi scorsi, aprendo uno squarcio sulle dinamiche e gli omicidi della mafia garganica.

Il processo si annuncia centrale per ricostruire anni di violenza, traffici e intimidazioni che hanno insanguinato la Capitanata, in particolare Vieste e il promontorio garganico.

L’inchiesta della DDA di Bari, condotta dai carabinieri del ROS, ha svelato una rete criminale articolata e ramificata. Raduano e Troiano sono stati arrestati nei primi mesi del 2024 tra Spagna e Corsica, dopo lunghi periodi di latitanza. Avrebbero diretto, anche dall’estero, operazioni di traffico di droga con base logistica in Marocco e punto di smistamento a Mestre, oltre a ordinare l’incendio dell’auto della madre del collaboratore Orazio Coda detto “Balboa”, ex affiliato e oggi pentito.

Tra gli altri imputati: Michele Gala detto “Pinguino”, Antonio Germinelli, Domenico Antonio Mastromatteo detto “Pescecane”, Michele Murgo detto “U’ Bell” o “il londinese”, Marco Rinaldi detto “il veneziano” e Matteo Colangelo. Per alcuni di loro le accuse riguardano il supporto alla latitanza del boss: telefoni criptati, auto “pulite”, denaro e coperture logistiche tra Francia, Sardegna e Spagna.

Con l’accoglimento del rito abbreviato, il processo si sposta ora a Bari, dove il 15 aprile si terrà la nuova udienza. Le confessioni dei due ex latitanti potrebbero portare a nuove verità su omicidi irrisolti, alleanze tra clan, traffici di droga e rapporti interni al cartello mafioso attivo tra Vieste e il resto del Gargano.

Si sono costituite parte civile il Comune di Vieste, i Ministeri della Giustizia e della Salute, e la madre del collaboratore Orazio Coda, vittima indiretta della strategia del terrore con cui il clan ha cercato di colpire anche i familiari dei pentiti.

Il processo “Cripto” si preannuncia come uno spartiacque per la giustizia in Capitanata: da oggi, le deposizioni di chi ha guidato per anni la mafia garganica potrebbero riscriverne la storia giudiziaria.

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