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VIESTE, RINVENUTI RESTI DI UN MOLO FORANEO

A Vieste in via dell’antico porto Aviane, nel tratto compreso tra l’incrocio con la costruenda strada d’accesso al Piano Integrato e la seconda rotatoria, i lavori di sistemazione della nuova rete fognaria hanno evidenziato, per una lunghezza complessiva di 30 metri, il segmento archeologico di un molo foraneo.

Lunedì scorso 14 maggio, nel corso di un sopralluogo dell’Ispettore onorario per i Beni Architettonici ed il Paesaggio del Comune di Vieste Giuseppe Ruggieri, è emersa una cospicua porzione del molo. Il Ruggieri e gli agenti della Polizia Municipale presenti al rinvenimento, immediatamente, hanno provveduto ad avvisare il Sindaco ed il responsabile della ditta appaltatrice dei lavori ed hanno effettuato misurazioni e rilievi fotografici. L’opera marittima rinvenuta è stata realizzata con massi calcarei, verosimilmente, provenienti da cave coltivate nella vicina collina della Chiesola, poco al di sopra della linea di costa dell’antica rada portuale, poi divenuta Pantanello. Ancor oggi, tra la vegetazione del versante stradale sinistro di via Saragat, appare l’esiguo fronte di una cava, che si allunga in gradoni sino all’area degli ipogei e della chiesa paleocristiana di San Nicola. Il molo foraneo, probabilmente, si innestava alla base della collina della Chiesola e, con andamento WSW-ENE, dall’età classica al Medioevo proteggeva la rada portuale dai minacciosi venti Aquilo e Boreas (maestrale e tramontana).

L’intera struttura portuale è forse ancora attiva nell’ultimo trentennio del XIII secolo, quando Vieste è sede di Protontinus (Magistrato del Mare) ed ha un operoso arsenale ove, oltre a navi mercantili, si costruisce il Gallus, grande galea della flotta angioina.