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Verso le Regionali 2010/ Il Pd vira verso le primarie, lunedì vertice con D’Alema

Blasi e non Emiliano avversario del governatore Vendola L’Idv sosterrà il vincitore, l’Udc mai alleato con Nichi.

 

Lunedì il Pd deci­derà come tirarsi fuori dalle sec­che della candidatura per le ele­zioni di marzo e a guidare l’as­semblea pugliese sarà il coordi­natore della segreteria naziona­le, Maurizio Migliavacca, invia­to da Pierluigi Bersani con un mandato preciso: provare a vin­cere le regionali e salvare il par­tito. Alla riunione ci sarà anche il deputato pugliese Massimo D’Alema, che dirà la sua in pro­posito, ovviamente, ma la tor­mentata vicenda (di cui si è di­scusso anche ieri sera, nel «ca­minetto » convocato per la pri­ma volta da Bersani), inseren­dosi prepotentemente nella strategia nazionale del Pd, è di­ventata un «affaire» che travali­ca i confini regionali.
Così, do­po la conferenza stampa tenuta a Roma mercoledì da Nichi Ven­dola – e che non è affatto piaciu­ta per la durezza dei toni usati, per «l’aggressività» espressa contro il Pd – i democratici han­no deciso di «andare a vedere», di fare le primarie, come chiede Vendola. Non sarà Michele Emi­liano a sfidare il governatore (la legge regionale gli impedi­rebbe di candidarsi e non è giu­dicato opportuno politicamen­te l’eventuale abbandono del Comune di Bari), ma Sergio Bla­si. Sono stati scartati gli altri possibili nomi in base ad un du­plice ragionamento: alle prima­rie del centrosinistra tra Vendo­la e Francesco Boccia nel 2005 votarono in 80mila; per le pri­marie congressuali del Pd alle urne sono andati 180mila pu­gliesi: una cifra importante per portare alla vittoria Blasi, il qua­le, da segretario regionale (è il secondo ragionamento) do­vrebbe tenere unito l’elettorato democratico. Si ritiene, così, di evitare la «trappola» del 2005 quando, durante un pranzo or­ganizzato a Terlizzi la domeni­ca precedente alle primarie, una parte di Ppi e Ds decise di sostenere Vendola contro Boc­cia.
Il Pd, dunque, pensa di po­ter battere il leader di Sinistra e libertà e «offrire» agli alleati at­tuali e futuri un candidato-pre­sidente gradito e forte. L’Italia dei valori ha detto a Bersani di essere pronta a sostenere chi le verrà indicato, «perchè non sa­remo noi a far perdere il centro­sinistra ». Socialisti e Verdi so­no pronti ad affiancare il Pd nel­la strategia della grande allean­za, perché con la legge elettora­le regionale, varata durante la precedente legislatura, torne­rebbero in consiglio solo con uno dei due schieramenti più forti. L’Udc l’ha già detto e ripe­tuto: presentateci un candidato in discontinuità con il governo attuale e siamo con voi. Rocco Buttiglione ieri ha precisato: «Non possiamo appoggiare Vendola nemmeno se uscisse vincitore delle primarie. Noi sia­mo disponibili ad aspettare, ma il Pd deve fare in fretta». Anche perchè il Pdl preme, come di­mostra l’ennesimo incontro di Fitto con Casini, il quale ha det­to: «Decideremo comunque en­tro gennaio».
E se alle primarie vincesse Vendola? Il Pd, ovviamente, ac­cetterebbe il verdetto delle ur­ne, «sapendo di perdere», chio­savano ieri alcuni dirigenti, i quali nello scenario inserisco­no – senza crederci molto – an­che l’ipotesi della scelta di un candidato di coalizione allarga­ta, senza il passaggio delle pri­marie. Stando così le cose – è il commento di chi conosce bene il governatore – «alla fine per Vendola la soluzione migliore sarebbe una sconfitta alle pri­marie. Se Blasi, alleato dell’Udc, vincesse le elezioni, Vendola in­casserebbe il risultato di aver costretto il Pd alle primarie. Se invece Blasi perdesse a quel punto nessuno potrebbe impu­tare a Vendola il risultato nega­tivo e lui resterebbe in campo come il riferimento vero e spen­dibile per la sinistra. E intanto il governatore incassa il soste­gno di Giovanna Melandri. La deputata pd in Transatlantico ieri ha annunciato: «Io aiuterò comunque Nichi».
Rosanna Lampugnani