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Si apre anche il «filone Tarantini»: arrestati due dirigenti regionali

Indagine sulla fornitura di protesi commercializzate dall’imprenditore barese, da tempo ai domiciliari.

 

Ancora una scossa di terremoto nel mondo della sanità barese. Dopo l’arresto, ieri, dell’ex manager dell’Asl di Bari, Lea Cosentino, ora tocca al «filone Tarantini», scaturito dalle rivelazioni fatte dall’imprenditore ai magistrati che indagano sulla gestione della sanità pugliese.

GLI ARRESTI – Il dirigente dell’area patrimonio della Regione Puglia, Antonio Colella, e Michele Vaira, del quale non si è appresa la qualifica, sono stati arrestati nell’ambito dell’indagine sulla fornitura di protesi commercializzate da Tarantini. Questi è da qualche mese agli arresti domiciliari nella sua casa romana con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

RESPINTI ALTRI DUE ARRESTI – Le misure cautelari sono state emesse dal gip di Bari che ha invece respinto altre due richieste di misure cautelari avanzate dalla Procura.

L’INCHIESTA – L’imprenditore barese era stato interrogato, qual­che mese fa, dai magistrati del pool sanità in una caser­ma della guardia di finanza a Roma e aveva fatto i nomi di politi­ci, di ex amministratori locali, di medici e di manager della sanità pugliese. I nomi rivelati sono di persone che in Puglia gestiscono il bu­siness della sanità, alle quali l’imprenditore si è rivolto per creare un «sistema» ben olia­to che gli avrebbe consentito di fare affari per assicurare al­le proprie società guadagni fa­cili e ingenti. Gli interrogato­ri, durante i quali Tarantini ha tenuto un atteggiamento colla­borativo, avrebbero riguarda­to per la prima volta, in modo concreto, episodi di corruzio­ne nel settore della sanità pu­gliese, un filone sul quale ne­gli ultimi tempi si sta concen­trando in modo prevalente l’attenzione della procura. Gli inquirenti fino all’estate scor­sa si erano interessati mag­giormente alle escort pagate e accompagnate da Tarantini nelle residenze del premier Sil­vio Berlusconi. Questi fatti so­no costati a Tarantini un’incri­minazione per favoreggiamen­to della prostituzione. Per ac­celerare le indagini sulla corru­zione nella sanità il procurato­re Antonio Laudati ha affianca­to al pm Giuseppe Scelsi, tito­lare dei fascicoli, i colleghi Eu­genia Pontassuglia e Ciro An­gelillis.

TRE FASCICOLI – Le domande avrebbero riguardato tre fasci­coli aperti nei mesi scorsi rela­tivi alla rete corruttiva orga­nizzata da Tarantini per in­fluenzare le decisioni e le de­terminazioni di medici e di di­rigenti sanitari sull’acquisto di protesi distribuite dalle sue società. Negli interrogatori di luglio scorso Tarantini aveva fatto rivelazioni sul giro di escort da lui gestito e sullo spaccio di cocaina durante le feste vip e Bari e in note locali­tà italiane. Rivelazioni che ave­vano portato all’arresto di tre persone. Il 4 settembre scorso Taran­tini fu invece ascoltato in qua­lità di persona informata sui fatti anche dalla magistrata Desirée Digeronimo (alla pm sono stati recentemente af­fiancati i colleghi Marcello Quercia del pool imprese e pa­trimonio e Francesco Bretone del pool pubblica amministra­zione) che indaga sul presun­to intreccio tra politica e affari nella gestione della sanità pu­gliese. L’audizione in quel ca­so ha riguardato «i rapporti imprenditoriali con la fami­glia Tedesco – è scritto negli atti – in particolare con Giu­seppe Tedesco (figlio dell’ex assessore alla Sanità che si è dimesso dopo aver saputo di essere indagato, ndr) e poi an­cora sulla collaborazione tra la Medical Surgery e la Tecno Hosphital (della famiglia Ta­rantini, ndr) attraverso l’ac­quisto di protesi ortopediche Permedica della seconda e la successiva vendita alla Medi­cal Surgery». I prodotti acqui­siti – secondo la Procura – ve­nivano distribuiti presso i pre­sidi ospedalieri di Gallipoli, Di Venere e Policlinico di Bari.