Menu Chiudi

Il Centro Vacanze Pugnochiuso volano del turismo sul Gargano

La storia turistica di Vieste inizia negli anni sessanta quando la Snam, società del gruppo Eni, decide di costruire, in località Pugnochiuso, 20 km a sud di Vieste, il Centro Vacanze dell’Eni. E’ convinzione diffusa l’idea che il Comune di Vieste, all’epoca proprietaria di una notevole superficie di terreni nell’ambito di tutto il comprensorio della località denominata Pugnochiuso, di fronte alla continua emigrazione di moltissimi giovani verso le città industriali del Nord Italia e della Germania, abbia deciso di accettare l’offerta d’acquisto presentata dall’allora presidente dell’Eni, Enrico Mattei. Molti sostengono ancora oggi la lungimiranza dell’amministrazione comunale di allora di puntare sul turismo. Non è facile fare considerazioni su eventi passati con il modo di pensare di oggi. Valutare la progettualità della vendita dei terreni di proprietà del Comune di Vieste all’Eni, per vedere realizzare un imponente centro alberghiero, vero e proprio secondo paese, con gli occhi di oggi è molto difficile. E’ arduo valutare l’impatto ambientale dell’opera. La consapevolezza dell’importanza della tutela dell’ambiente oggi è diffusa mentre in passato era inesistente. Per quanto riguarda l’impatto socio economico, è da riconoscere la tutela dei livelli occupazionali che il Centro Vacanze dell’Eni ha garantito nel tempo. Inoltre, è da tener presente che molti soggetti economici locali sono nati grazie alle esperienze lavorative acquisite dalle relazioni economiche sviluppate all’interno del Centro Vacanze dell’Eni.
Pugnochiuso ha influenzato in positivo e in negativo il modo di concepire e fare turismo a Vieste per una serie di motivi. E’ tuttavia indubbio che si sia, con l’iniziativa del Centro Vacanze, radicato il modello turistico della struttura ricettiva al di fuori del paese che ha posto problemi di sostenibilità ambientale. Problematiche aggravate dal fatto che il modello suindicato è rimasto totalizzante.
Ovviamente non posso affermare la responsabilità dell’Eni nell’avvenuta modificazione del territorio di Vieste. Penso che il Centro Vacanze abbia in qualche modo contribuito a modellare il territorio viestano.
Altre variabili sono sicuramente intervenute nel corso dei decenni successivi. La politica, infatti, si è dimostrata incapace di programmare uno sviluppo duraturo, equo, per tutti, diversificato e basato sull’offerta di strutture ricettive alternative agli alberghi e ai villaggi  costruiti al di fuori del centro abitato. La classe imprenditoriale, nata grazie allo sviluppo turistico, non ha rispettato il diritto e l’ambiente. Tantissime strutture ricettive, poi condonate, sono nate in violazione della legge.
Il Centro Villaggio dell’Eni ha segnato il passaggio da un’economia basata prevalentemente su agricoltura e pesca a un sistema basato sulla monocultura turistica balneare di massa nella quale agli alberghi si sono affiancati nel tempo campeggi e villaggi, il che pone il problema della sostenibilità in un’ottica non solo ambientale ma anche socioeconomica.
Il cambiamento strutturale dell’economia locale ha prodotto un’evidente riallocazione delle risorse economiche che ha visto, da una parte, la maggior parte dei residenti partecipare marginalmente alla divisione della ricchezza e, dall’altra, la concentrazione della ricchezza prodotta nelle mani di poche persone, molte delle quali non del luogo.
Questo dimostra come non possa esserci una partecipazione alla divisione della ricchezza prodotta senza la partecipazione dei cittadini alla vita politica della comunità di riferimento.
L’iniqua distribuzione delle risorse è stato un elemento che ha allentato i legami sociali.

Lazzaro Santoro
Il Gargano Nuovo gennaio 2010