Pochi giorni fa l’ipotesi di ridurre i membri dell’assemblea da 70 a 60. E ora la decisione di creare un nuovo organismo. Nel consiglio delle autonomie 57 seggi in più: serve solo a dar pareri.
Il governatore della Puglia, Nichi vendola, aveva dato il suo placet:<<Settanta consiglieri sono troppi. Sono favorevole a una corsia preferenziale per ridurre il numero». E, con qualche sfumatura, s'erano detti tutti d'accordo. Nella maggioranza di centrosinistra come nell'opposizione di centrodestra. È partita così una trattativa per riportare i seggi a 60, com'era fino a due anni fa, prima del nuovo Statuto. La cura dimagrante dovrebbe scattare dalla prossima legislatura. Ma ecco la sorpresa. Se è possibile che dal 2010 la Regione Puglia dimagrisca di dieci consiglieri, è certo che dal prossimo aumenterà di 57. Tanti ne prevede il Consiglio delle autonomie, una sorta di Consiglio regionale bis, con tanto di sede, personale amministrativo e ufficio di presidenza. «Non possiamo fare altrimenti, è una previsione dello Statuto e non posso assumermi la responsabilità di bloccare tutto a meno che non sia il sistema delle autonomie a chiedermelo», si difende il presidente del Consiglio regionale pugliese, Pietro Pepe, esponente della Margherita. «Quell'organismo discende dalla riforma costituzionale. Anche se l'ha voluta la sinistra, è una legge dello Stato che va rispettata», osserva il capogruppo di Forza Italia Rocco Palese. Indietro, insomma, non si torna. Oggi Pepe incontra i presidenti delle cinque Province pugliesi, i rappresentanti di Anci, Upi e Uncem, le associazioni di Comuni, Province e Comunità montane. E presenterà il regolamento elettorale che stabilisce le modalità di elezione della Regione -bis. «Sarà un salasso per il bilancio regionale», prevede Palese. E non solo perché bisognerà stampare schede elettorali, preparare urne, allestire seggi, nominare presidenti di seggio e scrutatori. Ci sarà anche un ufficio elettorale centrale, a Bari, nella sede del Consiglio. Altri in periferia, nelle Province. Altri presidenti e membri da nominare. Ad avere diritto di voto saranno i cinquemila tra consiglieri comunali e provinciali, che eleggeranno al loro interno 56 membri (uno è riservato alle Comunità montane), sulla base di liste concorrenti. Poi sarà eletto un presidente e un ufficio di presidenza. Per fare cosa? «Esprimere un parere obbligatorio non vincolante al Consiglio e alla giunta regionale» su proposte o disegni di legge, regolamenti che riguardano funzioni e competenze degli enti locali, come si legge all'articolo 5 della legge regionale 29 del 26 ottobre 2006. In settembre potrebbero aprirsi le urne per dar vita al nuovo consesso. I futuri membri del Consiglio regionale delle autonomie non percepiranno indennità ma in compenso, «per lo svolgimento del proprio mandato», potranno avvalersi «di istituti, centri di ricerca, università, esperti». Insomma, rischio di consulenze à gogo. Per i consiglieri è stata anche tentata la carta della generosità, ma gli stipendi dei consiglieri regionali della Puglia (da un minimo di 16mila a un massimo di 24mila lordi al mese a seconda delle cariche ricoperte), erano troppo alti per essere considerati un parametro. Forse spunterà il gettone di presenza. In ogni caso sarà garantito un cospicuo rimborso per le spese di trasporto: pagherà la Regione se il consigliere arriva da un comune con meno di cinquemila abitanti. Per tutti gli altri, paga il Comune di provenienza. «Almeno, ora cerchiamo di impedire che nascano altri organi previsti dallo Statuto, come il Cnel regionale o il consiglio statutario» spera il "dipietrista" Vito Bonasora. Che aggiunge: «Io sarei anche per portare il numero dei consiglieri regionali a 50. Quando l'ho proposto, sa come qualche collega mi ha risposto? Così "Ma tu sei così sicuro di essere rieletto?"».