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Al via al Federalismo demaniale alla Puglia beni per 112 milioni

Saranno trasferiti alla Regioni porti, ex caserme e laghi.

 

La riforma ha compiuto un primo passo concreto: ieri la commissione bicamerale per l’attuazione del Federalismo fiscale, presieduta da Enrico la Loggia, ha espresso parere positivo sul Federalismo patrimoniale o demaniale, il cui decreto oggi sarà varato dal governo. Lo Stato, dunque, dismetterà a favore delle Regioni immobili e terreni — certamente non manufatti che rientrano nella categoria di beni culturali, ma porti ed ex caserme — per un valore di 3 miliardi e 200 milioni, proprietà di pregio, ma spesso mal gestite, da cui si ricavano solo 20 milioni annui di affitti. Di questo grande patrimonio alla Puglia toccherà una fetta importante: il valore di ciò che le sarà ceduto (un elenco dei beni non è stato ancora fornito) è stato calcolato dall’Agenzia delle entrate in 112,13 milioni di euro. La Regione — come tutte le altre — potrà vendere ciò che acquisirà, potrà «fare cassa», ma i proventi potranno essere utilizzati solo per abbattere il debito pubblico. Questo è uno degli emendamenti presentati dal Pd che sul testo finale si è astenuto (Idv ha votato a favore, Udc e Api contro). Il deputato Pd Francesco Boccia, che fa parte della commissione bicamerale, ha spiegato che nel decreto, si fa esplicito riferimento alla possibilità che la dismissione di immobili da parte delle amministrazioni meno virtuose nei conti pubblici potrebbe creare una sperequazione tra gli enti locali che hanno un numero maggiore o minore di cespiti trasferibili. E ha anche ricordato che nella categoria dei beni immobili non sono compresi i manufatti di interesse storico e artistico. Insomma, la fontana di Trevi non si potrà vendere, come voleva fare Totò in uno dei suoi celebri film. Il decreto, cui plaude in modo particolare la Lega, piace nella sostanza anche al Pd, perché conclude Boccia — all’interno dei paletti posti, cioè che i fiumi interregionali restano affidati allo Stato, che i laghi possono essere gestiti dalle Regioni se si mettono d’accordo, «può dare maggiore autonomia e responsabilità agli enti locali.  Senza dimenticare che lo Stato, nonostante l’enorme suo patrimonio, spende ogni anno per affitti passivi 700 milioni, contro 20 milioni che ricava dagli immobili che verranno dismessi>.
I beni dismissibili dallo Stato sono 18.959, di cui 9.127 fabbricati e 9.832 terreni, distribuiti in maniera disomogenea nel Paese. I beni indisponibili sono, invece, 22.716, di cui 20.135 fabbricati e 2.581 terreni, per un valore totale di circa 30 miliardi di euro. I beni del demanio storico e artistico sono 4.642, di cui 3.161 fabbricati e 1.481 terreni, per un valore complessivo di circa 16,3 miliardi.