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«Regione Salento da settembre parte la crociata»

 Una nuova regione, la ventunesima, da Fasano a Santa Maria di Leuca, da Ginosa a Brindisi, passando per Taranto? L’idea ritorna periodicamente, nei passaggi politici più intensi e problematici. «E’ un sogno da realizzare, saremo determinati» dice Paolo Pagliaro, fondatore di Mixer media, il gruppo a cui fa capo Telerama, appena arrivato a Rodi e in procinto di imbarcarsi su un caicco per muoversi tra i fiordi della costa turca. «Sono stanco ma contento, vedrete cosa accadrà da settembre».

Il federalismo provoca scossoni territoriali. Si rifanno i conti su chi ci perde e su chi ci guadagna. Non pochi minacciano secessioni più o meno dolci. In Romagna si pensa: perché restare con l’Emilia? E via le cifre dei danni. Nelle aree di confine del Veneto con il Trentino molti si chiedono: perché non cambiare regione? E giù un elenco dei vantaggi delle Regioni a statuto speciale. Pagliaro è un tipo senza fronzoli, da anni ci sta tentando.

Nel 1999 aderì all’associazione “Salento Regione d’Europa”, promossa da Fabio Valenti, un avvocato socialista frenetico. Poi arrivò Eugenio Filograna, un parlamantare uscito da Forza Italia in cerca di nuovi lidi e la cosa fallì. «Me ne andai, il progetto era strumentale ».

Regione Salento o Salento Regione è un pensiero metafisico che compare e scompare. Mario De Cristof aro, consigliere regionale di An e presidente del consiglio, appena lasciato lo scranno fondò un movimento in nome del Salento. Progetti di legge di riforma della Costituzione portano la firma di diversi parlamentari, in testa Adriana Poli Bortone, ex sindaco ed ex ministro. Nel gruppo dei promotori non mancano le teste pensanti. Tre nomi su tutti: il preside della facoltà di economia dell’università del Salento, Stefano Adamo, Pier Luigi Portaluri, amministrativista raffinato e professore all’ateneo e Luigi Melica, docente a giurisprudenza e studioso della Costituzione.

«E’ da capire cosa succede con il federalismo, ovviamente dobbiamo capirlo subito», dice Adamo. Da settembre un gruppo di ricercatori hanno il compito di studiare le fonti della ricchezza del territorio e di elaborare una simulazione su entrate e uscite fiscali. «E’ un percorso interessante. Per carità, non voglio sentire parlare di identità e chiacchiere simili, la scatola è vuota e tutto dipende da quello che riusciamo a metterci dentro. Esempio: come riusciamo a realizzare un potere regionale prossimo alle comunità e nello stesso momento distante, cioè non influenzabile dai giochi elettorali?» E poi, aggiunge, la nuova Regione avrà senso soprattutto se saranno abolite le Province.

Melica è invece l’uomo che stabilirà il percorso del referendum. «Chiederemo ai comuni di deliberare la richiesta del referendum in base all’articola 132 della Costituzione, comma 1. Poi dovrà decidere la Cassazione». Melica spiega che una legge del 1970 ha tentato di creare molte trappole. «Vedremo come andrà» aggiunge in modo divertito e curioso. Qual è il vento in cui sperano i promotori?

Nelle settimane scorse è circolato un documento di Pagliaro, una sorta di vademecum: «La salentinità è un sentimento – si legge -, una condizione psicologica, un privilegiato rapporto d’amore nei confronti del Salento da parte di chi, in questo territorio, riconosce la propria piccola patria». Segue un’elegia all’identità barocca, musicale e cinematografica. E più avanti, s’incontra il cemento che si spera possa essere usato per stringere alleanze territoriali: Bari intercetta la maggior parte dei soldi, il 70 per cento, agli altri solo le briciole.

«Ci hanno emarginato anche in Unioncamere e ci discriminano nei soldi per trasporti e servizi», sottolinea Alfredo Prete, presidente della Camera di commercio di Lecce. Un cahier de doleance. Pagliaro ha fatto i conti dei consiglieri. Saranno 31 e si spenderà di meno perché caleranno le trasferte. «E’ tutto pronto, il percorso è definito». E Gianni Ippoliti, autore Rai, da Porto Cesareo esclama: la Regione Salento ha fatto il primo colpo come sponsor del Palio del mare. Sotto gli ombrelloni, la Regione Salento non avrà ostacoli.

"TIEPIDI" I SINDACI DEI COMUNI CAPOLUOGO

IL SINDACO DI LECCE
Sindaco Perrone, condivide l’iniziativa?
«Se questo serve ad attivare un dibattito sul baricentrismo dei governi regionali vendoliani e del centrosinistra, è senz’altro una cosa utile e giusta. Se invece il tentativo è quello di arrivare alla costituzione di un nuovo soggetto istituzionale, allora a questo si deve approdare dopo un approfondito ragionamento. Non ci si può inve ntare dall’oggi al domani una regione Salento. La costituzione di una nuova regione richiede una legge costituzionale, specifici passaggi giuridici, approfondimenti di carattere economico e sociale».
Sottoporrà l’idea al Consiglio comunale?
«Per ora è prematuro»

IL SINDACO DI BRINDISI
Sindaco Mennitti, che ne dice?
«Non ho grandissimi entusiasmi per questa soluzione. La Regione è un dato amministrativo, la gestione invece appartiene alla buona o alla cattiva politica. Questa è un’idea vecchia, su cui fu registrata anche la contrarietà di Moro. Non si può pensare di restringere il confine per risolvere i problemi. Oggi ci sono questioni troppo grandi e la Regione non serve, e ci sono questioni troppo piccole e lo Stato non serve più. Una frantumazione ulteriore vale solo ad aumentare i numeri».
Non intende discuterne in Consiglio comunale?
«Capisco l’amplificazione mediatica; mi auguro ci sia una valutazione politica che per ora faccio fatica a interpretare».

IL SINDACO DI TARANTO
Sindaco Stefàno cosa pensa dell’iniziativa?
«Creare una nuova Amministrazione regionale con nuovi organi di governo e un nuovo Consiglio significa accrescere le spese. E se proprio devo spendere, preferisco investire per dare cento posti di lavoro a chi non ce li ha»
Cosa non va?
«Aumenterebbero i costi della politica. Altro è, invece, la richiesta di attenzione verso le singole realtà provinciali e locali. Questo lo condivido. E di questo si può discutere».
Anche in Consiglio comunale?
«Certo. Anche in Consiglio comunale»

TONIO TONDO

 

 

 

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