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Proseguono gli scavi nelle cave di Apricena

La campagna è diretta dall’Università degli Studi di Ferrara.

 

Quarto anno di ricerche archeologiche nelle cave di pietra di Apricena (cave Dell’Erba), dove grazie alla scoperta di numerosi manufatti in selce fabbricati dall’uomo si può attestare la presenza del genere Homo in questo territorio già un milione e mezzo di anni fa. Si tratta della prima testimonianza dell’arrivo dell’uomo in Europa. Alla campagna di scavo, diretta dall’Università degli Studi di Ferrara per conto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, partecipano circa quaranta tra ricercatori e studenti italiani e stranieri e collaborano le Università di Roma "La Sapienza" e di Torino. «I lavori di scavo – spiega Marta Arzarello dell’Università degli Studi di Ferrara – vengono condotti seguendo le più moderne tecniche di rilievo e documentazione e, come ogni anno, sono il frutto della disponibilità dei proprietari delle cave in cui si trova la fessura che interessa gli archeologi preistorici, ovvero i signori Franco e Gaetano dell’Erba che hanno sempre espresso interesse e sensibilità nei confronti delle esigenze di scavo dei ricercatori. L’impegno e il sostegno arrivano anche dal Comune di Apricena, dal Sindaco Vito Zuccarino e dall’Assessore alla Cultura Concetta Pennelli, in particolare nell’ospitalità. In questo modo è possibile condurre tutte le attività necessarie alla documentazione relativa ai reperti rinvenuti in scavo, mediante laboratori che prevedono la catalogazione e l’informatizzazione dei dati, nonchè il restauro e la determinazione dei resti fossili». Grazie all’internazionalizzazione delle ricerche e ad una voluta e necessaria interdisciplinarietà è stato così possibile ricostruire il modus vivendi e l’ambiente in cui viveva il nostro antenato, quello che nei ritrovamenti spagnoli di poco più recenti viene definito come Homo antecessor. I resti fossili di animali che sono stati rinvenuti in associazione con i manufatti litici, permettono infatti di ricostruire il paesaggio che potrebbe aver accolto l’arrivo del primo uomo in Europa. Il paesaggio si presentava con ampi spazi aperti dove pascolavano gli erbivori più grandi come gli elefanti e cacciavano alcuni grossi carnivori come le cosiddette "tigri dai denti a sciabola", a cui si alternavano aree boschive habitat ideale per i piccoli cervidi prede a loro volta di carnivori come la lince. Inoltre i rinvenimenti di resti di tartarughe palustri e uccelli acquatici dimostrano la presenza di specchi d’acqua dolce nelle vicinanze. «Colgo questa occasione – evidenzia il Sindaco Zuccarino – per ringraziare le Università e i giovani ricercatori per il lavoro che stanno svolgendo e che arricchisce di contenuti culturali questi giacimenti di pietra dando importante visibilità all’intero territorio».