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TURISMO: Stagione 2010, per Confesercenti i risultati sono poco soddisfacenti

Ad agosto sono aumentati i trasporti, gli alloggi "low cost". I ristoranti, e per un hotel si è pagato anche il 50% in più che a luglio.  A Vieste aumenti +35%. Un’estate problematica e con risultati poco soddisfacenti per le imprese alberghiere. E’ quanto rileva Asshotel Confesercenti che ha individuato le cause nella scarsa propensione ai consumi, condizioni meteo poco favorevoli, il cambiamento dei consumi turistici e l’aumento delle vacanze "mordi e fuggi". C’è stata da parte delle famiglie italiane una ricerca esasperata del low cost a tutti i livelli, dai trasporti alla sistemazione alberghiera a discapito della qualità, la durata della vacanza è stata mediamente inferiore al passato, così come la spesa media per turista. Ed i molti nodi del turismo italiano, a partire da un sistema di promo commercializzazione disorganico, frammentato ed inefficace, restano irrisolti.
Secondo Confesercenti, il mare è in costante declino dal 73% del 2006 al 47% del 2010, per un cambio delle abitudini da parte dei consumatori che diversificano le loro vacanze a favore della montagna, di vacanze verdi e di percorsi culturali in costante ascesa.
Ormai ad estate quasi archiviata si può affermare che, non sono bastati i buoni-vacanza e l’ottimismo della ministra per il turismo Michela Brambilla, le vacanze degli italiani 2010 non sono mai decollate. Solo restando alle spiagge, è sensibile il calo delle presenze turistiche di luglio e anche quelle di agosto non hanno mantenuto le promesse. Salvo colpi di coda dell’ultima ora, settembre è pur sempre mese di vacanza, si prevede una perdita complessiva di 1,5 miliardi di euro. In termini percentuali si parla di un calo di circa il 2% rispetto al 2009, quando l’estate era stata ancora più nera con -4,5%.
La contrazione non è uniforme in tutto il paese. Per il turismo balneare va decisamente peggio al Sud e sulle isole, ma si sono registrati cali consistenti anche in Liguria, in Versilia e nel Lazio, mentre hanno retto complessivamente le spiagge adriatiche dal Friuli all’Abruzzo. In montagna si lamentano soprattutto le strutture ricettive della Val d’Aosta.
La diversa distribuzione geografica della crisi turistica dice qualcosa delle sue ragioni. Una su tutte: il fattore economico pesa sulle vacanze dell’Italia non ancora uscita dalla recessione. Sono penalizzate le aree più care o dove al prezzo non corrisponde un’offerta turistica adeguata.
In molti casi a innescare la crisi delle presenze è la miopia di molti operatori del settore, i quali approfittano del mese di massimo afflusso – agosto – per rialzare i prezzi, con aumenti di gran lunga superiori al tasso d’inflazione e con differenze abissali tra bassa e alta stagione. Spremere il turista invece che fidelizzarlo: un grossolano errore di marketing. E questo senza considerare le diffuse difficoltà economiche del periodo. A tutto ciò si aggiungono gli aumenti altrettanti ingiustificati dei trasporti, di tutti i tipi.
Vediamoli più in dettaglio, con l’aiuto dell’Istat e di altri indici di rilevazione europei come l’Hotel Price Index (Hpi), questi rincari generalizzati.
Alberghi. Insieme ai pacchetti vacanza tutto compreso sono quelli che hanno registrato gli aumenti più contenuti. Tuttavia restano enormi (e ingiustificabili) differenze tra luglio e agosto con un un aumento medio del +20%, ma con sensibili differenze da zona a zona, come dicevamo:
• si va dai picchi di Lipari (+45% rispetto al luglio), Vieste (+35%), Olbia (+30%) e Ischia (+28%), o di Cortina (+22%) e della Val d’Aosta in genere (+21% rispetto al mese precedente),
• ai ritocchi più contenuti di Riccione (+13%), Taormina (+12%), Viareggio (+9%) o anche Merano (+8%) e Livigno (+6%)
• ai prezzi stabili in agosto, o addirittura in calo, di Cattolica (0%), Rimini (-2%) e a sorpresa Palermo (-6%) e Santa Teresa di Gallura (-14%).
Agriturismo, B&B e campeggio. Le strutture che dovrebbero essere "low cost" registrano aumenti medi maggiori rispetto agli hotel: +3,4% rispetto al 2009.
Ristorazione. Anche per mangiare si paga di più dell’anno scorso, ma con aumenti che si aggirano su quelli dell’inflazione: +2,2% in media per le consumazioni al bar e +2,1% per ristoranti e pizzerie.
Spiagge e ombrelloni. I prezzi degli stabilimenti balneari quest’anno crescono del +2,5%.
Divertimenti e cultura. Aumentano anche i musei (+2,1%) e gli ingressi ai parchi divertimento (+2,7%).
Trasporti. Viene da qui la stangata più forte. Non c’è mezzo di trasporto che non abbia registrato rincari di molto superiori al costo della vita:
• automobile (il mezzo preferito dagli italiani in vacanza): +9,9% per i carburanti rispetto al 2009 e +2,7% per i pedaggi autostradali (e per fortuna è stato bloccato l’ultimo aumento voluto dal governo);
• treno: aumento medio dei biglietti del +9,5%;
• traghetti: +7,3%;
• aerei: +8,2% su base annua.
Tradotti in denaro sonante questi aumenti si aggireranno in media sui 120-150 euro in più per famiglia. Un aggravio che – secondo il presidente del Codacos Carlo Rienzi – si sentirà proprio questo mese, settembre, "quando la maggior parte dei cittadini sarà tornata dalle ferie. La maggiore spesa sostenuta per la villeggiatura, infatti, produrrà una contrazione ulteriore dei consumi delle famiglie, con ripercussioni negative per tutta l’economia nazionale".

Maria Cristina di Fronso