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Peschici/ Abbazia di Kalena si allungano i tempi per il restauro

Il restauro conservativo è inserito  nel Piano Strategico di Area Vasta Capitanata 2020.

 

Il recupero dell’abbazia di Kalena (la sua nascita risalerebbe al 1023) legato alla disponibilità dei tre milioni di euro che sono previsti nel piano strategico di Area vasta “Capitanata 2020,. il progetto che vede come ente capofila il Comune di Foggia e come ente coordinatore l’Amministrazione provinciale di Foggia. I tempi, purtroppo, non sono determinabili e ciò crea preoccupazione in tutti coloro che hanno a cuore la valorizzazione di una testimonianza di un passato che non
si vuole cancellare. Il fatto che i tempi possano essere ancora lunghi desta, indiscutibilmente, molti timori per via dell’attuale stato di degrado del complesso. Il centro “Martella” di Peschici che con il suo presidente, Teresa Rauzino, sta svolgendo un’intensa azione di sensibilizzazione, denuncia proprio le preoccupanti condizioni in cui versa l’abbazia. In particolare, per quanto riguarda la copertura lignea dell’abside e, tra l’altro, il campanile a vela, che ospita un prezioso bassorilievo di Madonna orante risalente al 1393. Inoltre, necessitano interventi per recuperare le creste murarie della chiesa e del recinto del complesso e successiva protezione; impermeabilizzazione degli estradossi delle navate laterali; ricomposizione e bloccaggio degli elementi lapidei; infine, bonifica dei vani della primitiva chiesa. Santa Maria di Kàlena che, ricordiamo è di proprietà della famiglia Martucci, è da annoverare fra le più antiche d’Italia. Probabilmente vi fu una prima presenza di monaci basiliani già a partire dall’872. Nel 1058 divenne una potente abbazia. Via via che papi ed imperatori le concedevano ricchi privilegi, i suoi beni si estesero oltre l’area garganica fino a Campomarino e a Canne. L’abbazia di Monte Sacro, presso Mattinata, era una di queste ricche dependances, ed ebbe un se- colare contenzioso con la casa-madre, che non voleva concederle assolutamente l’autonomia. Per rendersi conto dell’entità del prestigio di Santa Maria di Kàlena, basta ricordare che nel 1420, quando era già in declino, i beni in suo possesso consistevano in circa trenta chiese del Gargano Nord, con relative pertinenze di mulini, case, terre, oliveti, diritti di pesca sul Varano e diritti feudali sulla città di Peschici.e sul Casale di Imbuti. Contesa dai potenti monasteri delle isole Tremiti e Montecassino, essa riuscì a restare indipendente fino al 1445, quando fu inglobata definitivamente a Tremiti, sotto i Canonici Lateranensi. E’ certo che l’abbazia di Santa Maria di Kàlena accolse molti pellegrini, famosi e non, che sbarcavano sui litorali del Gargano Nord per recarsi al Monte dell’Angelo.

Francesco Mastropaolo