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Triste primato in Puglia a 11 anni già bevitori

In Puglia si registra un triste primato: quello del maggior numero di undicenni che cominciano a bere bevande alcoliche. È uno dei dati emersi nell’incontro con i giornalisti che si è tenuto oggi nell’aula della Clinica Medica ‘Murri’ del Policlinico di Bari per presentare il mese della prevenzione alcologica.  Durante la conferenza stampa – alla quale ha partecipato, tra gli altri, il direttore della Clinica Medica Murri del policlinico, prof.Giuseppe Palasciano – il presidente della sezione Appulo-Lucana della Società italiana di alcologia (Sia), Doda Renzetti e l’esperta di alcologia, la dottoressa Maria Teresa Salerno, hanno spiegato che «in Puglia non ci sono fondi dedicati a prevenire l’alcolismo». E ciò «a fronte – è stato sottolineato – del triste primato di precoce inizio nell’assunzione di bevande alcoliche già negli undicenni, di comportamenti a rischio che riguardano fino al 13,9% di soggetti di età superiore agli 11 anni, di un consumo giornaliero non moderato che varia tra il 7,4 e l’8,7 per cento e del 6,5% della popolazione che beve per sballo (binge drinking)».

L’unico progetto portato avanti a Bari e provincia nel 2010 – con i pochi fondi a disposizione – è stata un’indagine epidemiologica tra i lavoratori di aziende, resa possibile dalla collaborazione con lo Spesal e l’Inail. Su 2339 soggetti sottoposti a questionario è risultato che il 3,65% dei lavoratori di sesso maschile presenta un bere «problematico», il numero dei soggetti infortunati è del 41% per i bevitori rispetto al 35,4% dei non bevitori, e la durata di malattie è superiore tra i bevitori con 30.2 giorni rispetto ai 23.4 giorni dei non bevitori.

«In Puglia – ha spiegato anche Renzetti – non c’è un osservatorio epidemiologico dedicato, la Società fa prevenzione e informazione a largo raggio coinvolgendo i giovani, le scuole, i luoghi di lavoro, ma mancano progetti locali».
«Ci sono iniziative – ha aggiunto Maria Teresa Salerno – ma non fondi specifici per portare avanti quella progettualità continuata nel tempo che servirebbe per attuare quella formazione di educazione alla salute che dovrebbe partire sin dalle scuole guida». «Oggi – ha concluso il vicepresidente nazionale dell’Associazione italiana dei club alcologici territoriali, Aicat, Gianni Carrassi – sono proprio i giovani a chiederci aiuto per le famiglie di origine, spesso allargate, in cui si beve».