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Rodi/ “Orrore nella casa famiglia” le educatrici tornano in libertà (2)

Non sono più ai domiciliari le tre donne arrestate con l’accusa di maltrattamento di minori, sequestro e lesioni. Il gip ha revocato le misure cautelari per insussistenza della gravità degli indizi. Resta il reato di abuso dei mezzi di correzione.

 

Non sono più ai domiciliari Antonia Silvestri, Anna Maria Tozzi e Antonietta Silvestri, le tre educatrici della casa famiglia “Il Melograno” di Rodi Garganico, arrestate il 27 luglio scorso perché accusate di maltrattamento di minori, sequestro di persona, lesioni aggravate dai futili motivi e dalla crudeltà. La decisione del giudice è arrivata dopo un incidente probatorio durato sette ore, in cui sono stati ascoltati sei dei sette minori ritenuti “vittime” dei soprusi delle tre donne, ma anche la persona che aveva denunciato i maltrattamenti in un primo momento in via anonima, poi uscita allo scoperto.

Le educatrici, difese dagli avvocati Guido De Rossi e Massimo Fiorentino, in un primo momento si erano avvalse della facoltà di non rispondere, ma i due legali sin da subito avevano chiesto la scarcerazione immediata. Al termine dell’incidente probatorio, a cui era presente anche il pm della procura di Lucera Mara Flaiani, che conduce le indagini e che aveva espresso parere negativo alla scarcerazione, il gip Ida Moretti ha revocato le misure cautelari per insussistenza della gravità degli indizi. La difesa, tra l’altro,
ha esibito anche numerose fotografie di alcune feste che si svolgevano all’interno della casa famiglia, che ritraevano anche una dei sette bambini insieme agli altri residenti. “Nella denuncia – hanno detto i legali – è scritto invece che la piccola era costretta a non festeggiare per punizione”. L’unica a non essere stata ascoltata è una bimba di quattro anni, giudicata per ovvi motivi totalmente inattendibile.

Decadono, dunque, le accuse di maltrattamento e di sequestro di persona, ma non quella di abuso dei mezzi di correzione, reato che non prevede però una misura come l’arresto. Secondo l’accusa, infatti, i bimbi venivano picchiati anche con un cucchiaio di legno. “Siamo soddisfatti – ha detto l’avvocato Guido De Rossi – perché è stato riconosciuto il lavoro della difesa nel riconoscimento della realtà dei fatti. Sin dal primo momento – ha aggiunto – le nostre assistite hanno contestato in maniera perentoria le accuse mosse nei loro confronti e l’inattendibilità di chi ha sporto denuncia e delle dichiarazioni fatte dai ragazzi ci ha dato ragione”.

Le tre donne erano state accusate di aver maltrattato 7 bambini dai 4 ai 7 anni, ospiti della casa famiglia di Rodi: secondo l’esposto anonimo alla procura di Lucera, i bambini erano costretti a mangiare pasta col loro stesso vomito per punizione e se osavano farsi la pipì addosso, cosa che accadeva spesso perché si trattava di bambini in preda al panico, venivano spinti di testa nel water. In più di un episodio – sempre secondo la persona che ha denunciato quel che accadeva al “Melograno” – era stato chiesto ad uno dei piccoli ospiti di picchiarne un altro in cambio di una sigaretta, mentre una bambina era stata costretta a camminare completamente nuda tra i maschietti e insultata pesantemente perché figlia di una prostituta. Stessi improperi venivano proferiti nei confronti di alcuni ospiti, che provenivano da famiglie dedite allo spaccio. Dopo quella lettera anonima, le tre donne furono immediatamente arrestate dalla polizia.

PIERO RUSSO

Repubblica