L’economia pugliese scommette sulla filiera delle vacanze. E gli altri comparti resistono.
La crisi spinge le economie locali a concentrare gli sforzi su progetti di rilancio strutturale e la Puglia, oltre a consolidare le posizioni su comparti tradizionali (come industria, edilizia e agricoltura), scommette sul turismo e sulla filiera del tempo libero. Più servizi e promozione per agganciare i grandi flussi internazionali. Una mossa che da qualche anno sta pagando in termini di arrivi e giro d’affari. L’ultimo indicatore della vitalità del comparto è stato reso noto da una rilevazione dell’Unioncamere: ad agosto un italiano su dieci ha preferito le spiagge pugliesi. Ma anche l’Osservatorio nazionale del turismo spiega che, sempre ad agosto, la Puglia si pone al secondo posto tra le regioni italiane per tasso di occupazione delle camere pari all’81,1%. A testimoniare l’andamento positivo del settore, con dati certificati, è la relazione della Banca d ‘Italia sulla Puglia «Nel 2010 – scrivono gli analisti della sede regionale – i flussi turistici verso la regione sono cresciuti del 4,2 per cento e il numero di pernottamenti del 4,1 per cento. L’andamento è stato sostenuto principalmente dai flussi di turisti stranieri i cui arrivi e presenze sono aumentati, rispettivamente, del 10,1 e 13,7 per cento. La concentrazione delle presenze nei mesi da giugno a settembre è rimasta elevata, il 78 per cento dell’intero anno». Le performance incoraggianti vanno anche di pari passo all’aumento della capienza delle strutture. «Tra il 2001 e il 2009 – prosegue il rapporto – la ricettività turistica, in termini di posti letto, è aumentata più rapidamente che nella media nazionale, sia negli esercizi alberghieri sia in quelli extra alberghieri (rispettivamente 43,7 e 12,2 per cento, escludendo gli alloggi privati)». Negli altri comparti il quadro è ancora incerto. Nell’industria il fatturato, rilevato dall’indagine della Banca d’Italia presso un campione di imprese con almeno 20 addetti, è aumentato del 4 per cento in termini nominali. «L’aumento – conclude lo studio – ha riguardato, in particolare, alcuni settori del manifatturiero (alimentare, tessile e mobile). Sono proseguite le difficoltà dei distretti industriali regionali, caratterizzati da scarsa proiezione internazionale e limitate dimensioni aziendali. La situazione reddituale delle imprese ha registrato un miglioramento. Tuttavia, il basso grado di utilizzo degli impianti e le incertezze sulla situazione economica hanno condizionato gli investimenti, che hanno accusato un’ulteriore caduta». Le vendite all’estero di beni, invece, hanno registrato un incremento di un quinto a prezzi correnti. E’ rimasto debole il posizionamento dei prodotti regionali nelle economie più dinamiche dei paesi emergenti. Infine, i finanziamenti bancari alle famiglie sono cresciuti, sospinti dalla domanda di mutui per la casa In una fase di ristagno del mercato degli immobili la domanda di mutui ha beneficiato del basso livello dei tassi. La quota di nuovi mutui a tasso indicizzato è cresciuta; si sono ulteriormente diffusi strumenti di protezione contro i rialzi dei tassi di interesse. La qualità del credito alle famiglie pugliesi è rimasta elevata. Stesso discorso per i finanziamenti alle imprese che è aumentato soprattutto nelle scadenze a medio e a lungo termine. Segnale quest’Ultimo che porta alle operazioni di ristrutturazione del debito dovuto all’efficientamento delle risorse e dell’utilizzo del personale. E non è un caso che nel secondo semestre del 2010 siano tornati a crescere anche i finanziamenti alle piccole imprese, che si contraevano dalla metà del 2009, aumentando il credito, erogato alle imprese dai maggiori gruppi bancari nazionali, che aveva rallentato in misura più marcata nella fase più acuta della crisi.
Vito Fatiguso
Corriere della Sera