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Quell’intrigo da “ancien régime” a Vieste

“Un vescovo scomodo”, esordio narrativo di Francescantonio Lopriore Cariglia, viestano di nascita friulano di adozione.

 

 L a premessa è che i documenti storici, per quanto testimonianze puntuali di segmenti del passato, non riescano a rendere pienamente il clima di un’epoca. Più utile, per cogliere atmosfere, colori, umori, inclinazioni dell’animo e consuetudini comportamentali si rivela essere il contributo del
romanzo storico, strumento prezioso di completamento e vivificazione al di là delle analisi accademiche. Ne è autorevole esempio Un vescovo scomodo (Besa ed.), esordio letterario di Francescantonio Lopriore Cariglia, pugliese di nascita e friulano d’adozione, cultore di storia sociale e già autore di un fortunato Dizionario etimologico sui dialetti garganici. Un curioso preambolo racconta di una strana visione dell’autore, costretto da un sogno ricorrente a sfogliare le pagine di un antico testo settecentesco, la cui traduzione in italiano, nella finzione letteraria, coincide con il corpus del romanzo stesso. L’orizzonte storico del romanzo è quello della Chiesa decadente dell’Ancien Régime, destinata dai propri vizi e malcostumi ad un decadimento inevitabile. Fra intrighi di palazzo, relazioni omosessuali, filiazioni illegittime, abusi di potere e clientelismi di ogni sorta sgorga lentamente dal muro della virtù un oceano di fango nel quale tenteranno di farsi
largo il vescovo Niccolò Castropietro, nativo di Vieste, e il suo fido braccio destro teutonico
Otto Wolfgang Johannes Amadeus, autore del testo Nicholaus Castropietrus episcopus vestanus, rinvenuto in sogno. La strana coppia, fatta salva l’iniziale parentesi viennese e le inevitabili incursioni romane, legherà i propri destini al turbolento Mezzogiorno d’Italia in un continuo rimbalzare fra Napoli, Manfredonia, Canosa e, soprattutto, la garganica Vieste di cui Lopriore Cariglia ci fornisce un ritratto puntuale e ben documentato. Specchio di un degrado a vocazione europea e arena di confronto fra le fazioni papali, borboniche e asburgiche, il Sud offre se stesso come palcoscenico di una rocambolesca trama attraversata da continui colpi di scena e inaspettate
svolte. E d’altronde non potrebbe essere diversamente, essendo i due protagonisti già in partenza legati da una scandalosa è malcelata relazione amorosa, eredità del periodo laico rimasta in piedi anche al momento dell’ingresso nel ventre di Santa Madre Chiesa. Omosessuale, incline a cedere ai peccati di ira e superbia, frequentatore di strane logge e, soprattutto, uomo integrale del suo decadente tempo, Castropietro, a fronte del proprio cambiamento di status, tenterà di correggere la
propria indole esibendo una sorprendente fermezza, una accesa verve da fustigatore di illuministi ed una rettitudine di certo superiore allo standard del tempo. Ma tale sforzo di volontà non attirerà alcuna benevolenza divina. Al contrario. Inviato nella nativa e temutissima Vieste .

Leonardo Petrocelli

La Gazzetta del Mezzogiorno