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Oggi Sciopero della pastasciutta contro i rincari

Le associazioni dei consumatori hanno indetto una giornata senza comprare nè consumare qualsiasi tipo di pasta e pane.

Un giorno senza comprare nè consumare qualsiasi tipo di pasta e pane. Per colpire simbolicamente chi specula sui prezzi dei prodotti di largo consumo, chi è responsabile della stangata da 712 euro, che dovrebbe abbattersi sulle famiglie italiane. Ma anche per chiedere l’intervento del Governo, per calmierare prezzi e tariffe. Per la prima volta, le associazioni dei consumatori e una parte degli agricoltori scendono in campo fianco a fianco contro il caro-vita. Allo sciopero della pasta, proclamato infatti da Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, hanno aderito anche Coldiretti e Cia. E non sono mancate le adesioni da parte di esponenti del Governo, come il ministro della Giustizia Clemente Mastella e il ministro della Salute Rosy Bindi, di partiti, come Rifondazione comunista, di organizzazioni sindacali: Marigia Maulucci, segretaria confederale della Cgil, ha sottolineato che «rinnovi e accordi contrattuali non sono sufficienti se non si agisce sul controllo dei prezzi, soprattutto di quelli dei beni di prima necessità».  Ma l’invito a non acquistare la pastasciutta si accompagna a un generale sciopero di qualsiasi forma di spesa, per i più svariati prodotti e servizi. La pasta e il pane sono stati scelti come simbolo della protesta, non solo perchè costituiscono un elemento base dell’alimentazione italiana, ma anche perchè – spiega Carlo Pileri, presidente dell’Adoc – «il loro costante rincaro, nel corso degli ultimi anni, raffigura bene il divario tra i prezzi alla produzione e quelli alla vendita al dettaglio: il prezzo del pane è aumentato del 750%, a partire dal 1985, mentre il grano, nello stesso periodo, è sceso di un centesimo».
La Coldiretti conferma che nel 1985 il grano costava 23 centesimi al chilo e il pane 52 centesimi, mentre quest’anno il grano è passato a 22 centesimi e il pane è schizzato a 2,7 euro. L’associazione degli agricoltori aggiunge che «il prezzo di pane e pasta fresca si moltiplica, nel passaggio dal campo al consumo, rispettivamente del 12 e del 20%». Anche la Cia accusa gli speculatori: «Il prezzo della farina è aumentato del 10-13%, ma ciò non giustifica il rincaro del pane, fino al 50%».
«Questi incrementi selvaggi – secondo la Cia – colpiscono i consumatori, come gli agricoltori, tanto che i consumi di prodotti derivati dai cereali sono diminuiti tra luglio e agosto del 6,5%».
Le associazioni dei consumatori propongono, per bloccare il moltiplicarsi dei prezzi lungo la filiera, di «favorire la vendita diretta, dal produttore al consumatore, dei prodotti alimentari nei mercati: andrebbe bene anche un giorno alla settimana, potrebbe stimolare la concorrenza nel resto della settimana e rendere possibile il calo dei prezzi». Lo sciopero di oggi prevede due iniziative: la prima, alle 10,30, di fronte al Palazzo di Montecitorio, «per sottolineare la necessità che anche la politica tenga conto delle denunce dei consumatori»; la seconda alle 12, in piazza Verdi, davanti alla sede dell’Antitrust, per «manifestare apprezzamento per quanto finora fatto dal Garante e chiedere che gli siano devoluti maggiori poteri, soprattutto ispettivi e sanzionatori, nei confronti di chi viola le regole del mercato». Altre due manifestazioni sono previste a Milano e a Palermo.
I consumatori consigliano, tra le altre cose, di «non fare colazione, nè pranzare al bar o al ristorante, ma di portarsi il cibo da casa» e assicurano che, nel corso della manifestazione, saranno distribuite gratuitamente buste con pasta, pane e latte». Intanto i ministri dell’Agricoltura, Paolo De Castro e quello dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, hanno definito il 'percorso virtuosò per il contenimento dei prezzi dei prodotti alimentari e per la vigilanza su eventuali fenomeni speculativi legati alle recenti tensioni sui mercati internazionali di alcuni prodotti agricoli, latte e cereali.