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“Contro le illegalità bisogna ribellarsi”

L'appello giunge dal dibattito organizzato dalla sezione Legambiente di San Giovanni Rotondo

Nonostante un malanno di stagione, don Raffaele Bruno non ha voluto far sentire la sua assenza intervenendo telefonicamente al convegno dal tema "Sicurezza e tutela ambientale". Il cappellano del carcere di Lecce, intervenuto in qualità di presidente regionale di Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), ha ripreso le parole di don Tonino Bello invitanto alla ribellione. "Viviamo una società i cui valori principali sono legati al 'Gratta e vinci' o ai pacchi in tv" ha aggiunto, "e tutto questo è diventato normalità. E noi stiamo morendo di questa normalità". In merito ai recenti attentati che ha subito nelle campagne confiscate alla Sacra Corona Unita e gestite dalla sua associazione ha detto che l'affetto e la vicinanza che i cittadini gli manifestano quotidianamente valgono molto più degli atti criminosi.

Dal dibattito, moderato da Nicola Fiorentino (portavoce della sezione sangiovannese di Legambiente), è venuto fuori che sarebbe più corretto parlare di più forme di illegalità. Della cosidetta microcriminalità se ne è ampiamente occupato Andrea Morniroli, assessore alle politiche sociali del Comune di Giugliano (NA) e presidente dell'associazione Cantieri Sociali. La disgregazione dello stato sociale, il precariato e la mancata integrazione degli immigrati tra le principali cause del ricorso alla criminalità.

Dedicati alla illegalità "ai piani alti", invece, gli interventi di Gennaro Tedesco giornalista nonchè componente del direttivo regionale di Legambiente, e di Mimmo Di Gioia, componente del comitato provinciale di "Libera". Se Tedesco ha posto  più l'accento sulle vicende politiche sangiovannesi e sull'esigenza di instaurare l'Ufficio per le Relazioni con il Pubblico (URP), Di Gioia ha parlato senza mezzi termini di "mafia del mattone", ripercorrendo le tappe dell'escalation della malavita foggiana per il controllo del mondo delle costruzioni: dall'omicidio, nel marzo del '95, di Francesco Marcone, direttore dell'ufficio del registro di Foggia agli arresti del 2003 di 6 persone implicate nel mondo dell'edilizia, passando per le tante uccisioni che hanno insanguinato le strade di Foggia e della provincia.