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Estorsioni: imprenditori e commercianti nel mirino del racket

"Devi darci 100 mila euro, altrimenti picchiamo i tuoi figli, sappiamo dove abiti, li appendiamo al cancello". Pretendevano somme da capogiro le tre persone arrestate all'alba di oggi dagli agenti di polizia della squadra mobile di Foggia.Al fresco finiscono Michele Consalvo 35enne incensurato, Donato Alberto Riccio di 23 anni e Renato Viscillo di 18 anni, figlio di Franco ucciso nella prima guerra di mafia. I tre devono rispondere di tentata estorsione aggravata. Le loro vittime predestinate imprenditori e commercianti, tutti del Capoluogo che operavano in svariati settori: da quello edile a quello alimentare. Tra loro anche un libero professionista. Nessuno però ha mai pagato, ha mai ceduto al ricatto. Base logistica della l'attività criminosa dei tre le cabine pubbliche della città, tutte costantemente monitorate da un sistema di telecamere. In un mese e mezzo gli agenti hanno accertato 12 telefonate di richiesta di pizzo. Consalvo, Riccio e Viscillo avevano un tariffario prestabilito: le tangenti oscillavano dai 20/30 mila euro per i commercianti ai 100 mila euro per gli imprenditori. "Gli arresti di oggi sono una vittoria per l'intera città, perchè questo dimostra che il numero della gente che non paga e si rivolge alla polizia per denunciare l'accaduto è in crescita – ha dichiarato stamani il dirigente della mobile Antonio Caricato. L'operazione di questa mattina, denominata "Revolution" fa il paio con le operazioni Osiride e Cronos dei mesi scorsi. Purtroppo già in quella circostanza – prosegue – constatammo che la criminalità organizzata foggiana si poggia sulle estorsioni, perchè la mafia incute timore e gli introiti sono molto alti. Subito dopo, quando ormai tutti i vertici della mafia erano in galera, abbiamo registrato -conclude il dirigente – una crescita delle denunce di richiesta di pizzo da parte delle vittime.